I BAMBINI
che tirano le bombe e uccidono soldati americani vengono puniti
rinchiudendoli in prigioni di massima sicurezza, allontanandoli
dalla famiglia, facendoli crescere in cattività e, una volta
adulti, sottoponendoli a processo. Poi la punizione comincia
ufficialmente. E' quello che è successo a Omar Ahmed, nato il 19
settembre del 1986, quinto fratello della famiglia Khadr,
cittadino canadese. Khadr fu catturato dalle forze americane
quando aveva 15 anni, dopo un combattimento di quattro ore nel
villaggio di Ayub Kheyl, in Afghanistan. Nel lancio delle
granate perse la vita un soldato americano. Dal 2002 Omar Ahmed
si trova a Guantanamo. Sono passati otto anni. Oggi quasi
ventiquattrenne, è accusato di crimini di guerra e terrorismo e
presto sarà processato di nuovo.
A febbraio 2008 il Pentagono mise in circolazione
accidentalmente alcuni documenti secondo i quali non esistevano
prove evidenti che Omar avesse tirato la granata che costò la
vita al soldato americano. Non solo. Secondo la difesa il
soldato sarebbe rimasto ucciso dal fuoco amico, per sbaglio, nel
caos, nella sparatoria. Sembra anche che Omar si fosse nascosto
dietro le macerie e che i soldati americani si siano accorti di
lui solo alla fine delle quattro ore di assalto. Lo trovarono
accucciato, al riparo. Questo sostiene la difesa. Dopo Mohammed
Jawad, rimpatriato in Afghanistan nel 2009, Omar Ahmed Khadr è
l'ultimo dei soldati bambini ancora in carcere a Guantanamo.
E' anche l'ultimo dei cittadini occidentali a essere detenuto, e
il solo a non aver ottenuto l'estradizione in Canada nonostante
i ripetuti appelli di Amnesty International, dell'Unicef, della
Canadian Bar Association e di altre organizzazioni umanitarie.
Nel 2009 alcune fonti hanno rivelato che il governo avrebbe
speso oltre un milione di dollari perché Khadr restasse a
Guantanamo. Questo nonostante gli abusi subiti e la sua minore
età al momento dell'arresto, nonostante il giudizio della Corte
federale e della Corte d'appello, e nonostante a gennaio 2010 la
Corte suprema abbia stabilito che i diritti costituzionali di
Khadr sono stati violati.
Nel non rispetto assoluto dei principi internazionali, della
Convenzione di Ginevra e delle leggi che dovrebbero cercare di
correggere e reintegrare i soldati bambini, Khadr nei primi due
anni di prigionia non ha avuto un avvocato, è stato chiuso in
una cella di isolamento e in quelle insieme agli adulti. Lui
stesso ha più volte detto di essere stato ripetutamente
torturato, interrogato e sottoposto a trattamenti crudeli, prima
al Bagram Air Field in Afghanistan, poi a Guantanamo. A quasi 24
anni, Khadr potrebbe essersi trasformato in un guerriero
radicale. Questo fa la prigione militare. Non educa,
incattivisce. A gennaio 2009 il 64% dei canadesi si è dichiarato
favorevole al rimpatrio di Omar; due anni prima la percentuale
era del 41%.
Prima di trasferirsi in Canada il padre di Omar, Ahmed Said
Khadr, aveva tirato su la sua famiglia a Peshawar, in Pakistan.
Dopo essere stato ferito gravemente a Logar, in Afghanistan, si
spostò a Toronto. La madre era contraria agli usi e costumi
occidentali e Omar fu educato secondo i valori islamici. Molto
attaccato ai genitori, Khadr è descritto dai suoi insegnanti
canadesi dell'ISNA Elementary School come un ragazzo
"intelligente, appassionato, molto interessato e gentile". La
famiglia tornò in Pakistan ma nel 1995 Ahmed Khadr fu arrestato
dopo l'attacco all'ambasciata egiziana e accusato di aver
contribuito a finanziare i terroristi. Nel 1996 la famiglia si
spostò di nuovo, stavolta a Jalalabad, in Afghanistan.
Andarono ad abitare vicino al complesso dove vivevano i Bin
Laden. I bambini Khadr giocavano spesso con i figli di Osama.
Dopo l'11 settembre la famiglia di Omar si spostò ancora. Nel
2002, l'anno in cui fu arrestato, Omar viveva nel Waziristan con
sua madre e la sorella più piccola. Il padre veniva a trovarli
sempre più raramente e per sicurezza Omar fu costretto a
indossare il burqa fingendo di essere una femmina. Non bastò e
qualche tempo dopo il ragazzino andò a stare, con il permesso
del padre, insieme a un gruppo di arabi che faceva capo a Abu
Laith al-Libi, uno dei leader di Al Qaeda. Il punto è questo.
Omar non è solo accusato di crimini di guerra ma di associazione
terroristica.
Da quando ha raggiunto la maggiore età i tribunali e i processi
si sono succeduti, sovrapposti, scambiati. I giudici che si sono
occupati del suo caso sono stati sostituiti, molti documenti
sono stati distrutti, parti di interrogatori sono state
cancellate, alcune prove sono sparite nel tempo e il tempo è
passato. Oggi Omar non è più un bambino soldato, ma un uomo in
carcere. In attesa di essere giudicato.
Nel 2008 gli avvocati di Khadr mostrarono un video di dieci
minuti di un interrogatorio fatto dall'intelligence canadese a
Guantanamo nel 2003. Le immagini mostrano un ragazzo sconvolto
che piange e implora di essere rilasciato. Negli ultimi anni ci
sono stati altri spostamenti e i processi sono stati
continuamente rinviati. Omar è stato sottoposto a esami mentali
e psicologici. Il 12 gennaio 2009 alcuni gruppi umanitari hanno
scritto a Barack Obama chiedendo il rimpatrio e un processo
civile sotto la giurisdizione della Corte federale americana. I
crimini di guerra non possono essere trattati da corti civili,
quelli terroristici sì.
Omar non si fida più e ha chiesto di difendersi da solo. Ma il
tribunale ha negato la sua richiesta. Il 21 gennaio 2008, il
giorno successivo alla sua nomina presidenziale, Obama diede
priorità nel suo programma politico alla chiusura definitiva di
Guantanamo. Il primo atto riguardava la sospensione dei processi
a carico dei terroristi per quattro mesi. Il secondo passo
riguardava invece la risoluzione del caso di Omar Khadr,
accusato di terrorismo e passibile di pena di morte.
Ora Omar Khadr potrebbe finire per l'ennesima volta davanti a un
tribunale militare, e le associazioni in difesa dei diritti
umani si sono mobilitate di nuovo. Prima fra tutte l'Unicef.
L'Agenzia delle Nazioni Unite, attraverso le parole del
direttore generale, Anthony Lake, ha espresso profonda
preoccupazione per l'imminente processo a carico di Omar. "E'
l'ultimo bambino soldato ancora in carcere a Guantanamo, per
questo – ha sottolineato Lake – ci appelliamo al diritto sancito
dalla Dichiarazione universale dei diritti del bambino, che
afferma che il reclutamento e l'impiego di minori nelle ostilità
è un crimine di guerra e gli adulti che se ne rendono
responsabili devono essere puniti".
Per Lake inoltre, chiunque sia perseguito per reati che si
ritiene siano stati commessi quando era minorenne dovrebbe
essere trattato secondo i principi basilari della giustizia
minorile internazionale, che prevede una protezione speciale per
tali soggetti. "Omar Khadr non dovrebbe essere processato da un
tribunale che non è attrezzato né ha ricevuto un mandato per
fornire questo genere di tutela e per rispettare questi
principi", ha concluso Lake.
Omar al momento resta in carcere. E ad essere processato adesso
sarà un uomo che ha trascorso gli ultimi otto anni della sua
vita a Guantanamo.