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GUANTANAMO

Il processo infinito all'ultimo soldato bambino
Un nuovo appello per Omar Ahmed Khadr

 

Arrestato a 15 anni in Afghanistan, accusato della morte di un soldato Usa, a quasi 24 anni Omar è ancora nel carcere a Cuba. E le associazioni per i diritti umani si mobilitano di nuovo. Prima fra tutte l'Unicef

 

28.05.10 - Katia Riccardi   La Repubblica

 

I BAMBINI che tirano le bombe e uccidono soldati americani vengono puniti rinchiudendoli in prigioni di massima sicurezza, allontanandoli dalla famiglia, facendoli crescere in cattività e, una volta adulti, sottoponendoli a processo. Poi la punizione comincia ufficialmente. E' quello che è successo a Omar Ahmed, nato il 19 settembre del 1986, quinto fratello della famiglia Khadr, cittadino canadese. Khadr fu catturato dalle forze americane quando aveva 15 anni, dopo un combattimento di quattro ore nel villaggio di Ayub Kheyl, in Afghanistan. Nel lancio delle granate perse la vita un soldato americano. Dal 2002 Omar Ahmed si trova a Guantanamo. Sono passati otto anni. Oggi quasi ventiquattrenne, è accusato di crimini di guerra e terrorismo e presto sarà processato di nuovo.

A febbraio 2008 il Pentagono mise in circolazione accidentalmente alcuni documenti secondo i quali non esistevano prove evidenti che Omar avesse tirato la granata che costò la vita al soldato americano. Non solo. Secondo la difesa il soldato sarebbe rimasto ucciso dal fuoco amico, per sbaglio, nel caos, nella sparatoria. Sembra anche che Omar si fosse nascosto dietro le macerie e che i soldati americani si siano accorti di lui solo alla fine delle quattro ore di assalto. Lo trovarono accucciato, al riparo. Questo sostiene la difesa. Dopo Mohammed Jawad, rimpatriato in Afghanistan nel 2009, Omar Ahmed Khadr è l'ultimo dei soldati bambini ancora in carcere a Guantanamo.

E' anche l'ultimo dei cittadini occidentali a essere detenuto, e il solo a non aver ottenuto l'estradizione in Canada nonostante i ripetuti appelli di Amnesty International, dell'Unicef, della Canadian Bar Association e di altre organizzazioni umanitarie. Nel 2009  alcune fonti hanno rivelato che il governo avrebbe speso oltre un milione di dollari perché Khadr restasse a Guantanamo. Questo nonostante gli abusi subiti e la sua minore età al momento dell'arresto,  nonostante il giudizio della Corte federale e della Corte d'appello, e nonostante a gennaio 2010 la Corte suprema abbia stabilito che i diritti costituzionali di Khadr sono stati violati.


Nel non rispetto assoluto dei principi internazionali, della Convenzione di Ginevra e delle leggi che dovrebbero cercare di correggere e reintegrare i soldati bambini, Khadr nei primi due anni di prigionia non ha avuto un avvocato, è stato chiuso in una cella di isolamento e in quelle insieme agli adulti. Lui stesso ha più volte detto di essere stato ripetutamente torturato, interrogato e sottoposto a trattamenti crudeli, prima al Bagram Air Field in Afghanistan, poi a Guantanamo. A quasi 24 anni, Khadr potrebbe essersi trasformato in un guerriero radicale. Questo fa la prigione militare. Non educa, incattivisce. A gennaio 2009 il 64% dei canadesi si è dichiarato favorevole al rimpatrio di Omar; due anni prima la percentuale era del 41%.

Prima di trasferirsi in Canada il padre di Omar, Ahmed Said Khadr, aveva tirato su la sua famiglia a Peshawar, in Pakistan. Dopo essere stato ferito gravemente a Logar, in Afghanistan, si spostò a Toronto. La madre era contraria agli usi e costumi occidentali e Omar fu educato secondo i valori islamici. Molto attaccato ai genitori, Khadr è descritto dai suoi insegnanti canadesi dell'ISNA Elementary School come un ragazzo "intelligente, appassionato, molto interessato e gentile". La famiglia tornò in Pakistan ma nel 1995 Ahmed Khadr fu arrestato dopo l'attacco all'ambasciata egiziana e accusato di aver contribuito a finanziare i terroristi. Nel 1996 la famiglia si spostò di nuovo, stavolta a Jalalabad, in Afghanistan.

Andarono ad abitare vicino al complesso dove vivevano i Bin Laden. I bambini Khadr giocavano spesso con i figli di Osama. Dopo l'11 settembre la famiglia di Omar si spostò ancora. Nel 2002, l'anno in cui fu arrestato, Omar viveva nel Waziristan con sua madre e la sorella più piccola. Il padre veniva a trovarli sempre più raramente e per sicurezza Omar fu costretto a indossare il burqa fingendo di essere una femmina. Non bastò e qualche tempo dopo il ragazzino andò a stare, con il permesso del padre, insieme a un gruppo di arabi che faceva capo a Abu Laith al-Libi, uno dei leader di Al Qaeda. Il punto è questo. Omar non è solo accusato di crimini di guerra ma di associazione terroristica.

Da quando ha raggiunto la maggiore età i tribunali e i processi si sono succeduti, sovrapposti, scambiati. I giudici che si sono occupati del suo caso sono stati sostituiti, molti documenti sono stati distrutti, parti di interrogatori  sono state cancellate, alcune prove sono sparite nel tempo e il tempo è passato. Oggi Omar non è più un bambino soldato, ma un uomo in carcere. In attesa di essere giudicato.

Nel 2008 gli avvocati di Khadr mostrarono un video di dieci minuti di un interrogatorio fatto dall'intelligence canadese a Guantanamo nel 2003. Le immagini mostrano un ragazzo sconvolto che piange e implora di essere rilasciato. Negli ultimi anni ci sono stati altri spostamenti e i processi sono stati continuamente rinviati. Omar è stato sottoposto a esami mentali e psicologici. Il 12 gennaio 2009 alcuni gruppi umanitari hanno scritto a Barack Obama chiedendo il rimpatrio e un processo civile sotto la giurisdizione della Corte federale americana. I crimini di guerra non possono essere trattati da corti civili, quelli terroristici sì.

Omar non si fida più e ha chiesto di difendersi da solo. Ma il tribunale ha negato la sua richiesta. Il 21 gennaio 2008, il giorno successivo alla sua nomina presidenziale, Obama diede priorità nel suo programma politico alla chiusura definitiva di Guantanamo. Il primo atto riguardava la sospensione dei processi a carico dei terroristi per quattro mesi. Il secondo passo riguardava invece la risoluzione del caso di Omar Khadr, accusato di terrorismo e passibile di pena di morte.

Ora Omar Khadr potrebbe finire per l'ennesima volta davanti a un tribunale militare, e le associazioni in difesa dei diritti umani si sono mobilitate di nuovo. Prima fra tutte l'Unicef. L'Agenzia delle Nazioni Unite, attraverso le parole del direttore generale, Anthony Lake, ha espresso profonda preoccupazione per l'imminente processo a carico di Omar. "E' l'ultimo bambino soldato ancora in carcere a Guantanamo, per questo – ha sottolineato Lake – ci appelliamo al diritto sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti del bambino, che afferma che il reclutamento e l'impiego di minori nelle ostilità è un crimine di guerra e gli adulti che se ne rendono responsabili devono essere puniti".

Per Lake inoltre, chiunque sia perseguito per reati che si ritiene siano stati commessi quando era minorenne dovrebbe essere trattato secondo i principi basilari della giustizia minorile internazionale, che prevede una protezione speciale per tali soggetti. "Omar Khadr non dovrebbe essere processato da un tribunale che non è attrezzato né ha ricevuto un mandato per fornire questo genere di tutela e per rispettare questi principi", ha concluso Lake. 

Omar al momento resta in carcere. E ad essere processato adesso sarà un uomo che ha trascorso gli ultimi otto anni della sua vita a Guantanamo.