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Una gigantesca marcia multicolore ha chiuso il 17º Festival Mondiale della Gioventù |
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22 dicembre 2010 - www.granma.cu (ain)
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Una gigantesca marcia multicolore per le strade di Pretoria è stata l’epilogo del 17º Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti dopo otto giorni di intensi scambi in Sudafrica.
A questo appuntamento, la cui prima edizione si svolse 63 anni fa a Praga, hanno partecipato più di 15000 delegati di 126 paesi, hanno detto gli organizzatori dell’evento dedicato ai leader Fidel Castro e Nelson Mandela. I partecipanti hanno percorso cinque chilometri, dalle vicinanze di Plaza Church sino agli Edifici dell’Unione, sede del Governo sudafricano, dov’è stata letta la dichiarazione finale ed si sono esibiti vari artisti internazionali.
L’intenso sole di Pretoria ha illuminato i giovani che hanno cantato canzoni dei loro paesi senza stancarsi, hanno saltato al grido: Chi non salta è uno yankee, hanno fatto ondeggiare le bandiere...
Molti manifesti e cartelloni hanno ratificato il richiamo in difesa delle cause più giuste nel pianeta, il principale obiettivo della riunione dei rappresentanti più progressisti delle nuove generazioni a livello mondiale. Sono state reclamate la fine dell’imperialismo, la pace mondiale, l’eliminazione delle aggressioni contro i popoli saharaui e palestinese e la libertà immediata dei Cinque antiterroristi cubani, ingiustamente reclusi negli Stati Uniti dal 12 settembre del 1998.
Per i cubani presenti è stato molto gratificante ascoltare i reclami di tanti gruppi, come dimostrazione di una crescita costante della solidarietà con Antonio Guerrero Fernando González Gerardo Hernández Ramón Labañino e René González.
Inoltre sono stati reclamati la garanzia di un accesso totale all’educazione, il freno alla disoccupazione, l’eliminazione della discriminazione di genere e la realizzazione di livelli di sviluppo sociale a beneficio di tutti i settori.
Al termine della marcia, il presidente della Federazione Mondiale delle Gioventù Democratiche, Tiago Vieira, ha segnalato l’eccellente sviluppo di questo festival ed ha chiamato i partecipanti a continuare la lotta contro le politiche imperialiste a favore dei popoli per la conquista di benefici per tutti.
Il massimo leader della Lega Giovanile del Congresso Nazionale africano, Julius Malema, ha invitato ad affrontare sempre l’imperialismo, per ottenere l’unità come via per conquistare e mantenere la sovranità di ogni paese.
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Termina il XVII Festival Mondiale della Gioventù e gli Studenti |
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21 dicembre 2010 - L.M. HERNÁNDEZ www.granma.cu
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Oggi martedì 21 termina il XVII Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti.
Una marcia dal Centro degli Eventi di Tshawne, dove si è svolto, sino all’edificio dell’Unione, sede del Governo, sarà la nota finale di un evento che ha unito gli sforzi nella ricerca della pace e nella lotta contro l’imperialismo che minaccia il mondo.
“Per la povertà, per i blocchi illegali, per le guerre che si espandono, per la minaccia alla pace mondiale, per le tante bombe nucleari ammassate, per le detenzioni arbitrarie, per istigare la violenza, per danneggiare l’ambiente, per le morti ingiustificate, per il sotto sviluppo”, i giudici del Tribunale Antimperialista del XVII Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti hanno giudicato l’imperialismo: Colpevole.
“L’udienza, ha spiegato Socorro Gómez, presidentessa del Consiglio Mondiale per la Pace, non ha effetto giuridico, ma impegna i giovani a continuare la lotta contro l’imperialismo nei loro paesi, perchè non è un fenomeno astratto, perchè le vittime di ogni luogo sono venute ad accusare i colpevoli, a dire i nomi di coloro che minacciano la vita nel pianeta”, ha detto ancora, riferendosi ai ragazzi di 27 paesi che, per due giorni, hanno denunciato al tribunale le colpe dell’imperialismo.
La giuria, composta da personalità di Sudafrica, Vietnam, Cuba e Brasile, ha stabilito che è il principale promotore della violazione dei diritti umani.
Andele Magxitama, magistrato sudafricano che ha presieduto il Tribunale, ha commentato che l’imperialismo determina come viviamo, come mangiamo, come vestiamo, come moriamo, con il principio di soddisfare una piccola elite mondiale.
Tra le altre domande, il Tribunale ha reclamato la liberazione dei Cinque Eroi cubani ingiustamente reclusi negli Stati Uniti per aver combattuto il terrorismo.
La delegazione cubana ha emesso una dichiarazione sul pericolo imminente di una guerra nucleare, che è stata presentata da Yoerkis Sánchez, deputato nell’Assemblea Nazionale. |
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Molti motivi per Fidel
in Sudafrica |
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Il
leader storico della Rivoluzione cubana ha inviato una fotografia in regalo a
Nelson Mandela |
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18 dicembre 2010 - L.M. HERNÁNDEZ www.granma.cu
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Perché, come ha scritto Gabriel García Márquez, Fidel va a cercare i problemi dove sono; perché il maggior stimolo della sua vita è l’emozione di fronte al rischio; perché è l’ispirazione lo stato di grazia irresistibile e sfolgorante negato solo da coloro che non hanno avuto la gloria di viverlo e perché non è dogmatico per eccellenza, il leader storico della Rivoluzione continua ad essere guida per i giovani del mondo che sono riuniti in questi giorni nella terra di Mandela.
A lui, il Comandante in Capo di sempre è dedicata l’esposizione “Motivi” che è stata inaugurata venerdì 17 nel Museo Nazionale di Storia Culturale di Pretoria, ed è composta da 81 istantanee di Osvaldo Salas, Liborio Noval, Roberto Salas, Pablo Caballero e Alex Castro, che riflettono momenti della vita del leader cubano, tra gli anni 1995 e 2009.
La mostra fa parte dell’esposizione “83 Motivi”, organizzata nel 2009 dai cinque fotografi per il compleanno di Fidel.
Ora, in Sudafrica, apre la notevole mostra un’immagine di Fidel con Nelson Mandela, il leader sudafricano, che il Comandante ha inviato alla delegazione cubana al XVII Festival Mondiale della Gioventù e gli Studenti, perché sia consegnata all’invitto combattente contro l’apartheid. La foto ricorda un soggiorno dei due leader nella città di Matazas ed è firmata da Fidel con le seguenti parole: “Per Nelson Mandela, un altro Titano di bronzo”.
Luis Morlote, presidente dell’Associazione Hermanos Saíz, ha detto nell’inaugurazione che la mostra testimonia l’esistenza della Rivoluzione, perché percorre la vita e l’opera di chi, come ha detto Gelman “è un paese”.
“Fidel è un paese che c’impegna e ci sfida”.
Le immagini mostrano gli interventi di Fidel nella ONU, il suo incontro con il Papa Giovanni Paolo II, con Ernest Heminway, Salvador Allende e Omar Torrijos, oltre che immagini degli istanti di vita quotidiana, in cui Fidel mangia con degli operai, pesca con gli amici, gioca a baseball, legge un libro, si siede a riposare...
All’emotivo incontro hanno partecipato María Socorro Gómez, presidentessa del Consiglio Mondiale per la Pace; Tiago Vieira, Presidente della Federazione Mondiale delle Gioventù Democratiche; diplomatici di Cuba, Venezuela e Sudafrica, con varie personalità e delegati dei paesi presenti nel Festival. |
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Dedicato al Sudafrica un giorno della riunione giovanile |
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17 dicembre 2010 -www.granma.cu
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Il 17º Festival Mondiale della Gioventù e gli Studenti ha dedicato la giornata di giovedì 16, al Sudafrica, sede dell’evento che riunisce circa 15000 giovani partecipanti di 140 paesi.
Tutto il paese ha celebrato il Giorno della Riconciliazione e , com’è abituale negli ultimi anni, hanno regnato l’allegria e l’entusiasmo in una terra divisa tra neri e bianchi prima del 1994, dal segregazionista regime del apartheid, riporta Prensa Latina.
“Che modo di ballare e divertirsi hanno”, ha commentato a PL due brasiliani, nel Centro degli Eventi di Tshwane, senza dimenticare la samba e il carnevale di Río de Janeiro.
I delegati al Festival hanno reclamato il pieno accesso all’educazione in maniera gratuita. “Dev’essere un diritto garantito. Oggi è più che mai necessaria la lotta per non rendere una merce l’insegnamento e per la creazione di un’università popolare a beneficio delle nuove generazioni”, ha detto ancora la brasiliana Kelen Rosso.
“La formazione degli esseri umani non dev’essere a disposizione di pochi, dei più ricchi, ma dei più diversi settori della società. L’educazione non è una merce e dobbiamo difenderla per favorire i lavoratori, i contadini e gli indigeni”, ha segnalato il presidente dell’Organizzazione Continentale Latinoamericana e Caraibica degli Studenti, Yordanys Charchabal.
“Questa regione vuole una nuova università sullo stile della Scuola Latinoamericana di Medicina, creata prima a Cuba e adesso anche in Venezuela”, ha detto.
“Qualsiasi governo ha il dovere di dare un’opportunità d’alfabetizzazione al suo popolo”, ha sottolineato il cubano Carlos Rangel, segnalando le conquiste del sistema d’educazione di Cuba, nonostante le scarse risorse materiali dell’Isola. |
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La gioventù del mondo si avvicina
all’esempio del Che |
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16 dicembre 2010 - Diony Sanabia Abadia www.granma.cu
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I delegati al 17º Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti, che si sta svolgendo a Pretoria, in Sudafrica, hanno fomentato un maggior avvicinamento alla vita e all’opera del leggendario guerrigliero argentino-cubano Ernesto Che Guevara.
Questo appuntamento, la cui prima edizione si svolse nel 1947, riunisce 15.000 delegati di 140 paesi ed ha lo slogan: “Per un mondo di pace, solidarietà e trasformazioni sociali, sconfiggiamo l’imperialismo”.
Nel Centro degli Eventi di Tshwane, i rappresentanti degli Stadi Uniti, Canada, Nepal, Cile, Cuba e della nazione anfitrione, per citare solo i più attivi nel dibattito, hanno risaltato l’esempio di un uomo universale, di tutte le cause giuste.
Aleida Guevara, figlia dell’eroe, ha parlato dei valori rivoluzionari e della necessità della solidarietà e l’unità tra tutti per vincere gli ostacoli più difficili.
Dobbiamo continuare a studiare e ad apprendere gli insegnamenti del Che”, ha raccomandato ai presenti Aleida, che riceve infinite espressioni d’affetto da sconosciuti, quando scoprono la sua parentela con il Guerrigliero Eroico.
Poco prima, in uno spazio più ridotto, Aleidita, come viene chiamata dagli amici, ha condiviso momenti biografici e aneddoti di suo padre durante la sua vita a Cuba, dove ha avuto altri tre figli.
Inoltre ha sottolineato l’eccellente relazione che il Che aveva con il leader della Rivoluzione cubana, Fidel Castro e con il presidente Raúl Castro ed ha smentito categoricamente le menzogne diffuse da malintenzionati su quei vincoli.
“A volte vediamo Ernesto Guevara molto distante, ma non dovrebbe essere così! Se fosse vivo, starebbe qui seduto con noi a conversare”, ha detto il segretario generale della gioventù comunista del Cile, Paul Almeida.
Vari delegati a questo Festival Internazionale che chiuderà il 21 dicembre, hanno analizzato che proposte e azioni avrebbe sviluppato il Che per realizzare le molteplici trasformazioni necessarie nel mondo attuale.
Durante la terza giornata i dibattiti dell’incontro hanno riguardato l’importanza di mantenere l’indipendenza in America Latina, con un’energica condanna della presenza delle basi militari statunitensi nella regione. |
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I delegati condannano il blocco contro Cuba |
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15 dicembre 2010 - www.granma.cu
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Nel Centro degli Eventi Tshwane, dove si svolge il XVII Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti, i partecipanti hanno alzato le voci contro il blocco degli Stati Uniti imposto a Cuba. Aleida Guevara, una figlia del guerrigliero argentino-cubano Ernesto Che Guevara, ha sottolineato che Washington mantiene l’assedio economico, commerciale e finanziario perché Cuba ha deciso di continuare ad essere libera.
Un dispaccio di Prensa Latina riporta che Jayantha Welivita, segretario generale della Federazione Comunista Giovanile dello Sri Lanka, ha considerato moralmente inaccettabili e illegali le sanzioni e le provocazioni contro la Repubblica Popolare Democratica della Corea.
I delegati hanno reclamato anche la cessazione delle aggressioni d’Israele contro la Palestina e degli attacchi del Marocco contro la Repubblica Araba Saharaui Democratica; inoltre hanno chiamato a lottare contro l’imperialismo nordamericano.
Nello stesso Centro degli Eventi Tshwane, è stataa inaugurata la Fiera dell’Amicizia, in cui i delegati possono incontrare articoli dei 140paesi rappresentati nel Forum, oltre a pubblicazioni, mostre culinarie, bandiere e artigianato. |
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Cuba è arrivata! |
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11 dicembre 2010 - Letcia Martínez Hernández www.granma.cu
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La delegazione cubana al XVII Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti è arrivata in Sudafrica dopo trenta ore di viaggio, ma la stanchezza non è riuscita a far diminuire l’entusiasmo con cui è partita da L’Avana.
Circa 265 persone che rappresentano l’Isola, resteranno a Pretoria sino al 21 dicembre e parteciperanno all’appuntamento dei giovani.
L’aereo IL-96 della Cubana de Aviación, è arrivato alle ventuno - le tre del pomeriggio di Cuba – nell’Aeroporto Internazionale Oliver R. Tambo di Johannesburg.
Cinque pioniere portavano le bandiere ed i giovani sono scesi dall’aereo con l’allegria d’essere giunti nella terra di Mandela, tra un popolo che è unito con vincoli indissolubili al popolo nella Patria cubana.
Poco prima erano arrivati in Sudafrica, il primo paese dell’Africa subsahariana che accoglie l’appuntamento dei giovani di tutto il mondo, le delegazioni di Francia, Vietnam, Marocco, Zimbabwe, Belgio, Angola e della Repubblica Popolare Democratica della Corea, oltre ai delegati degli Stati Uniti e della Spagna. Almeno 15.000 giovani sono attesi nei prossimi giorni.
La delegazione cubana alloggia nell’Università Tecnologca Tshwane, precisamente nella residenza Orione, ed è composta da ragazzi di tutte le province del paese e da altri stranieri che studiano a Cuba con borse di studio, da glorie dello sport, artisti, personalità, combattenti di missioni internazionaliste in questi stessi territori africani, e forma, tra tutti, un’esatta immagine di Cuba.
La delegazione ha attirato i sorrisi e il saluto felice di coloro che hanno scoperto il suo passaggio dal momento in cui ha calpestato il suolo africano.
I delegati che sono partiti dalla terra di Martì saltando e gridando “Chi non salta è yankee”, sono arrivati annunciando a tutta voce che “Cuba è arrivata!”, e gridando “Viva Fidel, Raúl e la Rivoluzione!”
Di tutta questa allegria, dei fruttiferi dibattiti che si avvicinano, delle storie dei giovani che partecipano al Festival perché scommettono su un mondo migliore, daremo notizia ogni giorno.
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Il Battito del Sudafrica |
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6 dicembre 2010 - Jorge L. Rodríguez González www.granma.cu
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Ha un nome ritmico, di molti colori come il crogiolo di culture che definiscono il Sudafrica. Nelle sue strade vivono ancora i ricordi delle sofferenze umane e delle vessazioni commesse dall’apartheid. Si sente anche il calore della lotta e la stoica resistenza dell’uomo negro contro le indignanti politiche segregazioniste, radicate prima dello stabilimento della democrazia multirazziale nel 1994. È Soweto.
Chiunque potrebbe pensare che si tratti di un nome africano per la sua sonorità. Ma la parola fu originariamente un acronimo inglese di South Western Township (Municipio di Sud-Ovest).
Ubicata in una vasta area, 24 km a sud-ovest di Johannesburg – conosciuta come Città dell’Oro – Soweto fu, fin dal principio, un risultato dei piani segregazionisti. Lì la dittatura razzista alloggiò i neri che voleva stessero ben lontani dalla Johannesburg in espansione, e che, fino a quel momento, erano serviti come mano d’opera nell’industria delle miniere.
Molti lavoratori negri si trasferivano a Johannesburg dalla campagna e da altri paesi vicini, in cerca di lavoro nella vigorosa città sudafricana che brillava per le sue ricche miniere d’oro.
La discriminazione era istituzionalizzata in un corpo di leggi che contemplavano la proibizione di matrimoni misti, la “fornicazione illegale” – segnalata come atto “immorale” ed “indecente” – tra una persona bianca e un’africana, indiana o “di colore”. I neri, per poter transitare per aree che appartenevano esclusivamente ai bianchi, dovevano avere una specie di passi, un permesso per poter giustificare la propria presenza dove leggi ignominiose vietavano loro di stare.
Mentre i sobborghi bianchi si notavano per il loro splendore, i quartieri negri come Soweto mostravano le loro poverissime e miserabili condizioni di vita, le catapecchie, l’assenza di elettricità, d’istallazioni d’acqua potabile…
L’ingiustizia, l’oppressione, l’abuso, il dispotismo, la disuguaglianza, l’ignominia…molti ingredienti fecero scoppiare la ribellione.
Soweto si convertì nella culla della resistenza e del movimento politico contro il regime dell’apartheid. L’instancabile Nelson Mandela vi incontrò terreno fertile per alimentare il suo nazionalismo e pianificare un nuovo destino per il Sudafrica. Le proteste studentesche furono il combustibile che mosse e lanciò il movimento nazionale contro l’assolutismo razzista, che culminò poi con la sepoltura della dittatura bianca.
Il 16 giugno del 1976, migliaia di studenti delle elementari e delle medie scesero nelle strade del quartiere negro di Soweto per protestare contro l’imposizione della lingua “afrikaans” (un insieme di inglese e olandese) nelle scuole, cosa totalmente assurda ed irrazionale, visto che la popolazione nera non la parlava.
Le loro voci si diressero contro un sistema d’educazione d’esclusione e razzista, nel quale i neri avrebbero ricevuto una formazione per svolgere funzioni di servizio ai bianchi, e contro le condizioni d’insalubrità dei loro quartieri. Per l’intensità della repressione contro gli studenti, quel giorno è ricordato come uno dei più tristi della storia del Sudafrica. Con pietre e pali, utilizzando come scudi i coperchi dei cassonetti della spazzatura, i giovani affrontarono la polizia che sparava contro di loro. Il saldo ascese a 572 morti.
Fu così che Soweto divenne notizia per molti giornali del mondo.
Hector Pieterson, un ragazzo di 13 anni, morì tra le braccia del suo amico Mbuyisa Makhubu. L’immagine fece il giro del mondo. Per ricordare quei fatti, ogni 16 giugno la gioventù sudafricana celebra il suo giorno (Youth Day), che anche nel 2010 ha commosso il paese, che stava accogliendo i Mondiali di Calcio.
Anche se Soweto fu il principale centro della lotta all’apartheid, la mobilitazione si estese anche ad altri quartieri e città nei quali si realizzarono scioperi e si boicottarono i negozi di bianchi per esigere la fine dell’oppressione e l’esclusione razziale.
In quel ghetto, il leader sudafricano Nelson Mandela incontrò l’appoggio di molti altri rivoluzionari che, come lui, lottavano per mettere fine alla dominazione bianca e per costruire una società libera e democratica con l’uguaglianza dei diritti per tutti, indipendentemente dal colore della pelle.
Oggi Soweto continua ad ardere come in quegli anni di intensa lotta contro il regime razzista. Solo che adesso la sua effervescenza ha cause distinte.
Anche se l’apartheid è già stata sgominata, il forte movimento operaio e studentesco africano non smette di sognare l’uguaglianza e la giustizia sociale. Il suo appoggio va a un Governo che, guidato dallo storico Congresso Nazionale Africano (ANC) e accompagnato dal Partito Comunista e la Confederazione di Sindacati (COSATU), lavora per cancellare le tracce dell’abominevole sistema segregazionista e costruire una nuova nazione.
Non è un cammino facile, soprattutto perché molte delle grandi ricchezze nazionali continuano a trovarsi nelle mani di multinazionali straniere.
Con l’instaurazione della democrazia multirazziale nel 1994 ed il trionfo della voce rappresentata dall’ANC, il volto di Soweto – e del Sudafrica in generale – cominciò a cambiare ed oggi, lungi dall’essere un sobborgo marginale, emerge come motore di una delle più pulsanti città sudafricane, Johannesburg.
In 16 anni molte famiglie sudafricane abbandonarono le catapecchie per vivere in case decenti, con elettricità ed acqua potabile, e sono in aumento le garanzie ed i servizi sociali per i settori più vulnerabili. La lotta continua. Gli attivi sindacati e le organizzazioni giovanili sono impegnati nella lotta per la nazionalizzazione delle miniere e di altre risorse del paese, cosa che permetterebbe al Governo di disporre di maggiori ricchezze per investire nella soluzione dei debiti sociali e negli strascichi dell’apartheid. La città è stata una delle più visitate durante i Mondiali di Calcio. Ciò è servito ad aprire gli occhi a molte persone che credevano, grazie al lavoro di alcuni mezzi di comunicazione, che Soweto fosse un quartiere dimenticato dall’ANC. L’evento sportivo è stato un’opportunità per scoprire che il sobborgo non solo presenta un’imponente storia, ma continua ad essere anche un fulcro di speranza.
Quando nel dicembre prossimo, i giovani impegnati nel futuro del mondo solidario e pacifico arriveranno in Sudafrica da diverse parti del mondo per ripensare ed articolare nuove forme di lotta contro l’imperialismo – il nemico comune dei nostri popoli – ciò che faranno sarà riconoscere la resistenza di questa nazione e la sua lotta per la costruzione d’un progetto sociale multi culturale e multi nazionale di pace, basato nella difesa della sua sovranità e sulla giustizia sociale.
Non è per caso che alcune delle attività del XVII Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti si svolgeranno a Soweto, una città nella quale straborda l’amore per Nelson Mandela e Fidel, le leggende viventi che segnarono il destino dell’Africa. La gratitudine di quelle terre alla Rivoluzione Cubana, per tutto quello che ha fatto per il benessere di quei popoli, è incommensurabile. Un giovane cubano che era stato a Soweto commentava che presentarsi come cubano in quel quartiere, o in qualsiasi luogo del Sudafrica, significa essere ricevuto come un fratello.
Una delle tracce di quel viaggio che ricorda con particolare affetto, è un incontro con una nonna che, sapendo che lui veniva da una terra così solidale, lo ha abbracciato, parlandogli in una lingua incomprensibile, sicuramente un dialetto. Una frase però si capiva perfettamente: “Evviva Fidel Castro!”. Queste parole sono così comuni lì, come l’ammirazione che si sente per il leader cubano in tutta l’Africa. Il prossimo Festival della Gioventù non suscita solo l’entusiasmo dei giovani più progressisti del mondo, ma anche dell’ANC e dei dirigenti sudafricani, che offrono il loro appoggio all’evento.
Accogliere a casa loro un appuntamento anti-imperialista di tale importanza, equivale, per molti di loro, a ricordare quegli anni nei quali la condanna dell’apartheid e del colonialismo, la difesa della verità e la lotta contro il colonialismo, per la difesa della loro verità e nella lotta per la liberazione di Mandela, sempre incontrarono il cuore amico del Festival. |
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Una delegazione cubana multinazionale al XVII Festival della Gioventù |
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26 novembre 2010 - Maria Elena Alvarez Ponce www.granma.cu
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Cuba parteciperà con una delegazione multinazionale parteciperà al XVII Festival Mondiale della Gioventù e gli Studenti, convocato in Sudafrica e per il quale hanno già confermato la loro presenza rappresentanti di 109 paesi.
Leira Sánchez, presidentessa del Comitato Nazionale Preparatorio (CNP), ha informato la stampa che tra i suoi 265 integranti si conteranno giovani di 27 nazioni che frequentano scuole cubane, in un gesto solidale che sta diventando tradizione e permetterà d’ampliare il numero de i paesi rappresentati.
Amore con amore si paga e l’appoggio di Lesoto, Mozambico, Algeria, Swazilandia, Namibia, Zimbawe e dello stesso Sudafrica permetteranno a 35 collaboratori cubani della Sanità e altri settori in questi paesi partecipino all’appuntamento, ha segnalato la membro del Burò Nazionale dell’Unione dei Giovani Comunisti.
Inoltre collettivi meritevoli nello studio, nel lavoro e nella difesa avranno il loro rappresentante nel primo dei Festival nell’emisfero sud, che sarà un omaggio a due vive leggende: Nelson Mandela e Fidel Castro e al decisivo contributo di Cuba all’indipendenza dell’Africa.
Tra coloro che partiranno il prossimo 9 dicembre per Pretoria ci sono anche glorie dello sport e campioni attuali, come Javier Sotomayor e l’atleta Yanelis Barrios e Filiberto Ascuy e Mijaíl López, ed una rappresentazione di giovani intellettuali ed artisti molto prestigiosa.
David Blanco ed il suo gruppo, i cantanti di rap di Doble filo, il jazzista Yasek Manzano e le geniali percussioniste di Obini Batá, faranno il viaggio, ma la notte del 4 dicembre terranno un concerto sulla scalinata dell’Università de L’Avana e mostreranno in casa quello che porteranno in Sudafrica.
Il XVII Festival, convocato per i giorni dal 13 al 21 dicembre con la parola d’ordine Per un mondo di pace, solidarietà e trasformazioni sociali, abbatteremo l’imperialismo!
“Da Pretoria ritornerà la delegazione il giorno dopo la chiusura dopo aver ben compiuto la missione di fare di questo foro una trincea di lotta contro l’imperialismo per un mondo migliore ed in difesa anche della più nobile causa del nostro popolo e di tutti i popoli”, ha detto ancora la presidentessa del CNP cubano.
Tra queste bandiere di lotta c’è la causa dei Cinque cubani prigionieri dell’impero da più di 12 anni, ingiustamente reclusi nelle carceri degli Stati Uniti per aver combattuto il terrorismo. Per tutto questo andrà a Pretoria anche una rappresentanza dei familiari dei Cinque, che comprende Ailí e Tony, figli di Ramón Labañino e Antonio Guerrero, rispettivamente. |
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