ORDINE DEL GIORNO DEL 29 APRILE DELLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA Incondizionato sostegno e solidarietà alla Rivoluzione Cubana |
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29 aprile 2010 - F.Amato (liberazione)
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In questi ultimi due mesi stiamo assistendo ad una campagna politico mediatica di attacco contro Cuba e la sua Rivoluzione senza precedenti.
Questa campagna è condotta dalle grandi major delle comunicazione e sostenuta politicamente dalla destra neo conservatrice statunitense ed europea. Il vero obiettivo di questa vera e propria aggressione politico mediatica è impedire alla presidenza di turno dell’Unione, la Spagna, di cambiare la posizione comune dell’UE su Cuba e di eliminare le sanzioni volute dal governo Aznar. Si tenta di impedire una normalizzazione delle relazioni, di colpire Cuba per dividere e indebolire tutto il processo di cambiamento in atto in America Latina. Gli stessi che puntano l’indice contro Cuba sono stati silenti quando non complici di fronte al colpo di stato in Honduras e alla farsa delle elezioni post golpe.
Il Partito della Rifondazione Comunista ribadisce il suo sostegno e solidarietà alla Rivoluzione cubana,cosi come alle esperienze progressiste e di cambiamento dell’america latina, e impegna le proprie strutture nel rilanciare l’obiettivo della rimozione immediata del blocco economico, commerciale e finanziario, che strangola l’economia cubana da cinquant’anni.
Un blocco immorale e ingiustificato, la cui fine è stata richiesta per ben 18 volte dalla quasi totalità tutte le nazioni dell’assemblea dell’ONU, cosi come da tutti i paesi dell’america latina.
APPROVATO ALL'UNANIMITÀ, CON UNA ASTENSIONE
Da oltre due mesi, con particolare enfasi in Europa e nel nostro Paese, si è scatenata una campagna politico mediatica, di natura coordinata e sistematica, contro Cuba e la sua Rivoluzione. Non è naturalmente una novità, ma vale la pena cercare di capire il perché di questa tempistica. Non sfuggirà a nessuno, infatti, che i protagonisti delle campagne sono in gran parte sempre gli stessi: destra neoconservatrice statunitense ed europea, con l'immancabile Frattini e vari altri diversamente collocati che si svegliano per l'occasione.
L'obiettivo non è solo di colpire Cuba, ma tutto il processo di cambiamento che sta mutando la faccia di un intero continente, quello latinoamericano. I nostalgici di Batista e del colonialismo vorrebbero riportare le lancette della storia indietro, a quando gli Stati Uniti facevano e disfacevano a loro piacimento tutto ciò che avveniva in quello che consideravano il loro cortile di casa.
Non a caso questi pseudo-paladini della libertà di casa nostra, favorevoli ai bombardamenti umanitari e grancassa delle menzogne delle guerre in Iraq e Afghanistan, nulla hanno avuto da ridire pochi mesi fa nei confronti del colpo di stato in Honduras, della destituzione del suo legittimo presidente. Né si sono sognati di imporre ai golpisti un blocco commerciale come quello che colpisce da cinquant'anni Cuba, con danni ingenti alla sua economia.
L'obiettivo della campagna di aggressione mediatica contro Cuba è, in questo momento specifico, quello di distruggere il tentativo, svolto dal ministro degli Esteri del governo Zapatero, Moratinos, teso a cambiare la posizione comune dell'Unione Europea che aveva introdotto delle limitazioni e sanzioni nelle relazioni Ue-Cuba.
Una posizione sbagliata, voluta da Aznar, e quanto mai singolare, visto che in nessun altro caso l'Ue ha una posizione comune in politica estera. Brilla, all'opposto, per divisione su tutto.
Questa è la ragione per cui la campagna si scatena proprio ora, nel semestre di presidenza dell'Unione Europea della Spagna e alla vigilia del vertice Ue-America latina, per impedire che si possa arrivare alla rimozione del blocco, per far sì che l'Unione Europea mantenga questa assurda posizione, nonostante tutti i paesi dell'America latina, dal Brasile di Lula all'Argentina, passando per Morales e Chavez, chiedono a gran voce all'Ue, ma in primo luogo agli Stati Uniti, di rimuovere il blocco commerciale contro Cuba.
Una richiesta che per 18 volte di seguito la quasi totalità dell'assemblea delle Nazioni Unite ha fatto propria. Questo accanimento è spiegabile solo con l'intenzione politica di voler eliminare quest'anomalia che è Cuba.
L'anomalia di chi difende la propria sovranità e dignità, il diritto alla non ingerenza da parte dell'imperialismo e all'autodeterminazione, il diritto a poter decidere senza il consenso preventivo di Washington del proprio futuro.
E' questa la ragione per cui tutta la sinistra latinoamericana sostiene Cuba e la sua richiesta di porre fine all'embargo. Noi siamo con loro, nel sostenere Cuba e la fine del Bloqueo . Il vero scandalo nella vicenda di Cuba è il permanere di un embargo indegno e immorale.
I nostalgici della guerra fredda sono coloro che fanno finta di non vedere l'ingiustizia che subisce da 5 decenni tutto il popolo cubano, coloro che accampano scuse per perpetrarlo, chi vuole mettere sotto processo una rivoluzione che sicuramente ha tanti limiti, imperfezioni, difetti, errori, che non vanno taciuti, ma che ha anche meriti troppo spesso sottovalutati. Li ricordiamo, visto che non lo fa nessuno, con le parole, insospettabili, di una relazione della Banca Mondiale: «Cuba viene riconosciuta... per i suoi successi nel campo dell'educazione e della sanità; ha un servizio sociale che supera quello della maggior parte dei paesi in via di sviluppo e in alcuni settori è comparabile a quello dei paesi sviluppati. Questo modello ha permesso a Cuba di raggiungere l'alfabetizzazione universale, di eliminare alcune malattie; ha favorito l'accesso all'acqua potabile e alla salute pubblica di base, uno dei tassi di mortalità infantile tra i più bassi della regione e una delle più lunghe speranze di vita… Secondo gli indicatori dello sviluppo del mondo del 2002, Cuba supera ampiamente alcune volte l'America Latina e i Caraibi e altri paesi con entrate medie, nei più importanti indici dell'educazione, della sanità e della salute pubblica».
Per alcuni queste conquiste sono solo propaganda. Per Cuba, la sua Rivoluzione e il suo popolo, il frutto di una lotta che dura ancora oggi.
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