A
qualcuno nel mondo deve avergli suonato strano l’annuncio del
Consiglio di Stato della Repubblica
di Cuba che ha convocato per domenica 25 Aprile le elezioni delle 169
Assemblee Municipali del Poder Popular.
Questo è perfettamente comprensibile in quanto è uno dei componenti
principali della guerra mediatica contro la Rivoluzione Cubana, che
puntualmente nega o ignora la realizzazione di elezioni democratiche: le
parziali, ogni 2 anni e mezzo, per eleggere i delegati, e le generali, ogni
5 anni, per eleggere i deputati nazionali delle assemblee municipali.
Cuba entra nel suo tredicesimo processo
elettorale dal 1976 con la partecipazione entusiasta e responsabile di tutti
i cittadini maggiori di 16 anni. In questa occasione si tratta di elezioni
parziali.
Con la disinformazione e l’esclusione delle elezioni a Cuba dall’agenda
informativa, i padroni dei grandi mezzi di comunicazione hanno cercato di
accreditare il sinistro messaggio che i dirigenti a Cuba non sono eletti dal
popolo. Fortunatamente negli ultimi anni, soprattutto dopo l’irruzione del
Web, il controllo mediatico si è ridiensionato velocemente e la verità sulla
realtà cubana, nel campo delle elezioni e in altri settori, è venuta fuori.
Non dare informazione sulle elezioni, sulla salute, l’educazione, la
sicurezza sociale e altri temi importanti, è un ordine che viene dai potenti
padroni del mondo capitalista, che temono la propagazione dell’esempio
cubano a fronte della finzione di democrazia e libertà che essi stessi
vendono e hanno venduto per secoli.
Apprezziamo, altresì, che l’implacabile scorrere del tempo è contrario a
quelli che alzano questo muro di silenzio. Alcuni analisti “a pagamento” e
politici difensori degli interessi dei nemici del popolo continuano ad
affermare che “sotto la dittatura dei Castro a Cuba non c’è democrazia, né
libertà, né elezioni libere”. Si tratta di una menzogna che si ripete
frequentemente, per onorare il pensiero di un ideologo nazista: “una
menzogna ripetute mille volte si tramuta in verità”.
Voglio solamente commentare in questo articolo, il più brevemente
possibile, quattro tappe del processo elettorale a Cuba, ovviamente
suscettibili di miglioramenti, che marcano la differenza sostanziale con il
meccanismo delle elezioni nelle cosiddette “democrazie rappresentative”.
Questi aspetti sono :
1) Registro Elettorale,
2) Assemblee di nomina dei Candidati o
Delegati,
3) Propaganda Elettorale,
4) Votazione e Scrutinio.
Il Registro Elettorale è automatico, universale, gratuito e pubblico.
Quando viene al mondo, un cubano non solo ha diritto a ricevere educazione e
salute gratuitamente, ma anche la certezza che al compimento dei 16 anni di
età verrà iscritto automaticamente nel Registro Elettorale. Nessuno viene
escluso per motivi di razza, sesso, religione o opinioni politiche. A
nessuno viene chiesto un centavo per essere iscritto e men che meno viene
sottoposto a pesanti pratiche burocratiche come esigere foto, timbri o
impronte digitali. Il Registro è pubblico e si espone nei luoghi
maggiormente frequentati dalla gente di ogni circoscrizione.
Tutto questo meccanismo garantisce che ogni cittadino possa
esercire il suo diritto di eleggere o essere eletto e impedisce la
possibilità di frodi, che sono molto comuni nei Paesi cosiddetti
democratici. La base di queste frodi è che la immensa maggioranza degli
elettori non sanno chi ha il diritto di votare, questo è appannaggio solo di
pochi, e per questo ci sono morti che votano varie volte o, come succede
negli Stati Uniti, numerosi cittadini vengono esclusi dal processo
elettorale perchè già condannati da qualche tribunale, anche se hanno
scontato la loro pena.
Quello che più differenzia le elezioni cubane dalle altre sono le
assemblee di nomina dei candidati. In altri paesi l’essenza del sistema
democratico è che i candidati sono designati dai partiti e che la lotta sia
tra vari partiti e vari candidati. A Cuba non è così. I candidati non escono
da nessuna macchinazione politica. Il Partito Comunista, forza dirigente
della società e dello Stato, non è un’organizzazione con propositi
elettorali. Non propone, non elegge, non revoca nessuno delle migliaia di
uomini e donne che occupano ruoli rappresentativi nello Stato Cubano. Tra i
suoi scopi non c’è, e mai ci sarà, quello di occupare banchi nelle Assemblee
Municipali o nell’Assemblea Nazionale del Poder Polular. In ogni processo
elettorale sono stati proposti ed eletti numerosi militanti del Partito
Comunista, perchè i loro concittadini li hanno considerati persone con
merito e capacità, non per la loro militanza.
I cubani e le cubane hanno il privilegio di proporre i loro candidati
sulla base dei loro meriti e capacità, in assemblee di quartiere o di area,
sia nelle città che nelle campagne. In queste assemblee si vota per alzata
di mano e risulta “proposta” la persona che ottenga il maggior numero di
voti. In ogni circoscrizione elettorale ci sono varie aree di nomina e la
Legge Elettorale garantisce che almeno 2 candidati, fino ad un massimo di 8,
possano apparire sulle schede per le elezioni del prossimo 25 Aprile.
Altro vantaggio del processo elettorale cubano è l’assenza della costosa
e rumorosa propaganda, la commercializzazione presente in altri Paesi, dove
c’è la corsa all’accaparramento di fondi. Nessuno dei candidati a Cuba può
fare propaganda in suo favore e, ovviamente, nessuno ha bisogno di essere
ricco o disporre di fondi o aiuti economici per farsi conoscere.
L’ultima caratteristica che vogliamo commentare è la votazione e lo
scrutinio pubblico. A Cuba il voto non è obbligatorio. Come stabilisce l’Art.
3 della Legge Elettorale, è libero, segreto e ogni elettore ha diritto ad un
solo voto. Quindi nessuno ha niente da temere se non si presenta al seggio
il giorno delle elezioni o se consegna la sua scheda in bianco o annullata.
In molti paesi il voto è obbligatorio e la gente va a votare per evitare
multe, denunce o addirittura per evitare di perdere il posto di lavoro.
Mentre in altri paesi, incluso gli Stati Uniti, la filosofia è che la
maggioranza non voti, a Cuba è garantito che chi vuole votare possa farlo.
Nelle elezioni fatte a Cuba dal 1976 ad oggi, in media, hanno votato il 97%
degli elettori.
La conta dei voti è pubblica e possono essere presenti tutti i cittadini
che lo desiderino, nonché la stampa nazionale e straniera. Inoltre gli
eletti sono tali solo se raggiungono il 50% dei voti validi, rendono conto
ai loro elettori e possono essere revocati in qualsiasi momento del loro
mandato.
La mia aspirazione è che, avendo spiegato semplicemente queste
caratteristiche, un lettore non informato sulla realtà cubana risponda a
qualche elementare domanda, come queste: Dove c’è maggior trasparenza
elettorale e maggior libertà e democrazia? Dove si sono raggiunti i migliori
risultati elettorali: in paesi con molti partiti politici, molti candidati e
molta propaganda elettorale o nella Cuba di cui non si parla o quando se ne
parla lo si fa per manipolare la sua realtà da parte dei grandi media
monopolizzati da un pugno di imprese e magnati?
E aspiro, inoltre, a che un giorno, almeno nella grande stampa, cessi il
muro di silenzio che si è alzato sulle elezioni a Cuba, o su altri
importanti temi come la salute pubblica e l’educazione, e questo possa
rappresentare per altri paesi che lo meritano un maggior rispetto e un
futuro con più libertà e democrazia.
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