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Ancora elezioni a Cuba?

 

16 gennaio 2010 - Juan Marrero (cubadebate.cu) www.cdr-roma.org

 

A qualcuno nel mondo deve avergli suonato strano l’annuncio del Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba che ha convocato per domenica 25 Aprile le elezioni delle 169 Assemblee Municipali del Poder Popular.


   Questo è perfettamente comprensibile in quanto è uno dei componenti principali della guerra mediatica contro la Rivoluzione Cubana, che puntualmente nega o ignora la realizzazione di elezioni democratiche: le parziali, ogni 2 anni e mezzo, per eleggere i delegati, e le generali, ogni 5 anni, per eleggere i deputati nazionali delle assemblee municipali.

 

   Cuba entra nel suo tredicesimo processo elettorale dal 1976 con la partecipazione entusiasta e responsabile di tutti i cittadini maggiori di 16 anni. In questa occasione si tratta di elezioni parziali.


   Con la disinformazione e l’esclusione delle elezioni a Cuba dall’agenda informativa, i padroni dei grandi mezzi di comunicazione hanno cercato di accreditare il sinistro messaggio che i dirigenti a Cuba non sono eletti dal popolo. Fortunatamente negli ultimi anni, soprattutto dopo l’irruzione del Web, il controllo mediatico si è ridiensionato velocemente e la verità sulla realtà cubana, nel campo delle elezioni e in altri settori, è venuta fuori.


   Non dare informazione sulle elezioni, sulla salute, l’educazione, la sicurezza sociale e altri temi importanti, è un ordine che viene dai potenti padroni del mondo capitalista, che temono la propagazione dell’esempio cubano a fronte della finzione di democrazia e libertà che essi stessi vendono e hanno venduto per secoli.


   Apprezziamo, altresì, che l’implacabile scorrere del tempo è contrario a quelli che alzano questo muro di silenzio. Alcuni analisti “a pagamento” e politici difensori degli interessi dei nemici del popolo continuano ad affermare che “sotto la dittatura dei Castro a Cuba non c’è democrazia, né libertà, né elezioni libere”. Si tratta di una menzogna che si ripete frequentemente, per onorare il pensiero di un ideologo nazista: “una menzogna ripetute mille volte si tramuta in verità”.


   Voglio solamente commentare in questo articolo, il più brevemente possibile, quattro tappe del processo elettorale a Cuba, ovviamente suscettibili di miglioramenti, che marcano la differenza sostanziale con il meccanismo delle elezioni nelle cosiddette “democrazie rappresentative”.

 

    Questi aspetti sono :

1) Registro Elettorale,

2) Assemblee di nomina dei Candidati o Delegati,

3) Propaganda Elettorale,

4) Votazione e Scrutinio.


   Il Registro Elettorale è automatico, universale, gratuito e pubblico. Quando viene al mondo, un cubano non solo ha diritto a ricevere educazione e salute gratuitamente, ma anche la certezza che al compimento dei 16 anni di età verrà iscritto automaticamente nel Registro Elettorale. Nessuno viene escluso per motivi di razza, sesso, religione o opinioni politiche. A nessuno viene chiesto un centavo per essere iscritto e men che meno viene sottoposto a pesanti pratiche burocratiche come esigere foto, timbri o impronte digitali. Il Registro è pubblico e si espone nei luoghi maggiormente frequentati dalla gente di ogni circoscrizione.


   Tutto questo meccanismo garantisce che ogni cittadino possa esercire il suo diritto di eleggere o essere eletto e impedisce la possibilità di frodi, che sono molto comuni nei Paesi cosiddetti democratici. La base di queste frodi è che la immensa maggioranza degli elettori non sanno chi ha il diritto di votare, questo è appannaggio solo di pochi, e per questo ci sono morti che votano varie volte o, come succede negli Stati Uniti, numerosi cittadini vengono esclusi dal processo elettorale perchè già condannati da qualche tribunale, anche se hanno scontato la loro pena.


   Quello che più differenzia le elezioni cubane dalle altre sono le assemblee di nomina dei candidati. In altri paesi l’essenza del sistema democratico è che i candidati sono designati dai partiti e che la lotta sia tra vari partiti e vari candidati. A Cuba non è così. I candidati non escono da nessuna macchinazione politica. Il Partito Comunista, forza dirigente della società e dello Stato, non è un’organizzazione con propositi elettorali. Non propone, non elegge, non revoca nessuno delle migliaia di uomini e donne che occupano ruoli rappresentativi nello Stato Cubano. Tra i suoi scopi non c’è, e mai ci sarà, quello di occupare banchi nelle Assemblee Municipali o nell’Assemblea Nazionale del Poder Polular. In ogni processo elettorale sono stati proposti ed eletti numerosi militanti del Partito Comunista, perchè i loro concittadini li hanno considerati persone con merito e capacità, non per la loro militanza.


   I cubani e le cubane hanno il privilegio di proporre i loro candidati sulla base dei loro meriti e capacità, in assemblee di quartiere o di area, sia nelle città che nelle campagne. In queste assemblee si vota per alzata di mano e risulta “proposta” la persona che ottenga il maggior numero di voti. In ogni circoscrizione elettorale ci sono varie aree di nomina e la Legge Elettorale garantisce che almeno 2 candidati, fino ad un massimo di 8, possano apparire sulle schede per le elezioni del prossimo 25 Aprile.


   Altro vantaggio del processo elettorale cubano è l’assenza della costosa e rumorosa propaganda, la commercializzazione presente in altri Paesi, dove c’è la corsa all’accaparramento di fondi. Nessuno dei candidati a Cuba può fare propaganda in suo favore e, ovviamente, nessuno ha bisogno di essere ricco o disporre di fondi o aiuti economici per farsi conoscere.


   L’ultima caratteristica che vogliamo commentare è la votazione e lo scrutinio pubblico. A Cuba il voto non è obbligatorio. Come stabilisce l’Art. 3 della Legge Elettorale, è libero, segreto e ogni elettore ha diritto ad un solo voto. Quindi nessuno ha niente da temere se non si presenta al seggio il giorno delle elezioni o se consegna la sua scheda in bianco o annullata. In molti paesi il voto è obbligatorio e la gente va a votare per evitare multe, denunce o addirittura per evitare di perdere il posto di lavoro. Mentre in altri paesi, incluso gli Stati Uniti, la filosofia è che la maggioranza non voti, a Cuba è garantito che chi vuole votare possa farlo. Nelle elezioni fatte a Cuba dal 1976 ad oggi, in media, hanno votato il 97% degli elettori.


   La conta dei voti è pubblica e possono essere presenti tutti i cittadini che lo desiderino, nonché la stampa nazionale e straniera. Inoltre gli eletti sono tali solo se raggiungono il 50% dei voti validi, rendono conto ai loro elettori e possono essere revocati in qualsiasi momento del loro mandato.


   La mia aspirazione è che, avendo spiegato semplicemente queste caratteristiche, un lettore non informato sulla realtà cubana risponda a qualche elementare domanda, come queste: Dove c’è maggior trasparenza elettorale e maggior libertà e democrazia? Dove si sono raggiunti i migliori risultati elettorali: in paesi con molti partiti politici, molti candidati e molta propaganda elettorale o nella Cuba di cui non si parla o quando se ne parla lo si fa per manipolare la sua realtà da parte dei grandi media monopolizzati da un pugno di imprese e magnati?


   E aspiro, inoltre, a che un giorno, almeno nella grande stampa, cessi il muro di silenzio che si è alzato sulle elezioni a Cuba, o su altri importanti temi come la salute pubblica e l’educazione, e questo possa rappresentare per altri paesi che lo meritano un maggior rispetto e un futuro con più libertà e democrazia.