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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI 

 
 
Una favola di Natale

 

 

23.12.2010 - A.Riccio www.giannimina-latonoamerica.it

 

 

I giornali del mattino mi portano qualche notizia da Haiti. La Repubblica racconta che 300 bambini sono arrivati a Parigi a bordo di un aereo messo a disposizione dallo stato francese, e hanno trovato ad aspettarli le famiglie che, subito dopo il terremoto del gennaio scorso avevano fatto richiesta di adozione. Un buona notizia. Orribile, invece, la notizia su El País che racconta di 45 haitiani, in prevalenza sacerdoti voo-doo, linciati dalla folla che li ritiene responsabili della diffusione del colera. Il governo haitiano cerca di rasserenare gli animi proclamando che  quelle persone non c’entrano con il colera mentre un rapporto delle Nazioni Unite dà credito alla possibilità che quel bacillo asiatico sia penetrato nell’isola attraverso le truppe nepalesi del contingente ONU. Sul Granma, invece, trovo un articolo che racconta un’altra realtà, né bella né brutta, né caritatevole, né terrificante, che non demonizza gli infelici haitiani né esalta lo spirito benefico dei bianchi. Lo traduco e la ripropongo così come è: una favola di Natale di nuovo tipo, che parla di solidarietà, di intelligenza, di professionalità e di un grande spirito di solidarietà fra i popoli.

 

 

Gruppi di Ricerca Attiva:

una forma di lotta contro il colera

Juan Diego Nusa Peñalver,  Granma, 23.12.2010

 

 

Haiti si trova oggi in un momento delicato rispetto alla letale epidemia di colera che sta propagandosi vertiginosamente giorno per giorno, responsabile di aver fatto ammalare ormai più di 110.000 persone, includendo la morte di 2.500 haitiani in appena un mese e mezzo.

 

La situazione è anche più grave in quelle 207 circoscrizioni rurali di difficile accesso, carenti di servizi medici e dove gli abitanti muoiono addirittura senza sapere perché. E’ un incubo.

 

Così stando le cose, la Brigata Medica Cubana distaccata in questo paese, ha messo in pratica già da vari giorni un’idea rivoluzionaria con la creazione di piccole équipe mobili composte da medici e infermieri, denominate Gruppi di Ricerca Attiva (GPA) “Dentro la circoscrizione”, le quali, con  gli zaini in spalla pieni dei medicinali necessari e di materiale educativo, realizzano un importante lavoro di prevenzione della malattia in quei remoti paraggi e contemporaneamente curano gli ammalati di colera che trovano.

 

La prima esperienza di questo genere l’hanno fatta nella zona montagnosa di Plateau, della circoscrizione Bayonnais, che appartiene al comune di Gonaives del dipartimento Artibonite.

 

Il GPA, dopo alcune istruzioni previe su come affrontare il colera, distribuisce sali per la reidratazione agli abitanti.

 

Contribuisce a convalidare maggiormente questa utile iniziativa, un lavoro simile portato avanti adesso dal Gruppo di Ricerca Attiva dell’Ospedale Comunitario di Riferimento di Thomazeau, trasformato in unità di trattamento del colera, del dipartimento Ovest. Questo GPA è stato il primo a passare due notti e tre giorni nel remoto villaggio di Montale, circoscrizione di Trou D’Eau con circa 4.000 abitanti.

 

Dopo un primo tentativo fallito di arrivare – c’è sempre qualche intralcio quando si comincia a fare cose nuove -, il GPA di Thmazeau ha insistito e il giorno dopo ha scalato più di una decina di chilometri sulla jeep guidata dal cubano di Holguín, Wilber Hernández, che ha fatto acrobazie per scalare quel selvatico sentiero di montagna di Montale, caratterizzato da burroni e serpeggianti e scabrosi camminamenti di pietra calcarea.

 

Arrivati lì hanno dovuto sopportare una forte pioggia, una densa nebbia e un freddo insopportabile che li ha intirizziti fino al midollo, ma con la soddisfazione di aver curato 66 casi di colera, “fra cui un disidratato grave, quattro moderati e il resto lievi (al loro primo giorno di sintomi della malattia), ai quali abbiamo salvato la vita”, ha dichiarato al Granma il medico argentino Emiliano Mariscal, laureato alla Scuola Latinoamericana di Medicina (ELAM) nel 2007, membro della Brigata Medica Cubana. Lui è roso dal “tarlo” dell’internazionalismo e del servizio ai poveri come il nostro comandante Ernesto Che Guevara.

 

“A Montale noi quattro medici (fra cui tre dottori laureati all’ELAM di nazionalità cilena e ecuadoriana) e i quattro infermieri del Gruppo ci siamo piazzati nella chiesa cattolica di quel posto, abbiamo parlato con il parroco e con i reverendi delle altre chiese (due evangeliche e una battista) e con i leaders informali e abbiamo chiesto loro di spargere la voce della nostra presenza in quel luogo lungo le pendici. Abbiamo visto facce sorprese di vedere per la prima volta dei medici che andavano a visitarli e a parlare con loro. Abbiamo potuto dare istruzioni di prevenzione porta a porta a Montale, perfino in una arena per la lotta dei galli, con un centinaio di abitanti. Abbiamo spiegato a tutti le ragioni per cui si ammalano di colera, le misure elementari igieniche da adottare come lavarsi le mani, la necessità di bere acqua clorata, abbiamo somministrato sali di reidratazione, abbiamo visitato anche pazienti affetti da altre malattie come l’ipertensione arteriosa o problemi della pelle. Per arrivare all’Ospedale Comunitario di Thomazeau, questi pazienti dovrebbero camminare lungo il dirupo per cinque o sei ore e non tutti sono decisi o sono in condizioni di fare la traversata malati e lungo una strada difficile. Questa esperienza conferma l’utilità dei Gruppi di Ricerca Attiva per affrontare il colera e per interromperne la trasmissione, perché la visita medica immediata figura fra le misure descritte in bibliografia per ridurre la mortalità di questo male. Nel curare il paziente, curiamo anche la famiglia, facciamo profilassi del contatto. Purtroppo, prima del nostro arrivo ci hanno informato che sei contagiati sono morti di colera, ma  abbiamo curato i 66 pazienti che abbiamo potuto salvare e che sarebbero morti se non fossero stati curati.”

 

Il dottor Emiliano, che è arrivato nel febbraio scorso, dopo la distruzione del terremoto che ha colpito Haiti all’inizio dell’anno, dichiara senza vacillare: “Non c’è un paese al mondo con più volontà di aiutare Haiti di Cuba, nonostante sia bloccata dagli Stati Uniti, e nonostante il fatto che i grandi mezzi di comunicazione minimizzino il suo lavoro umanitario per ragioni politiche. E non solo. Fra gli attori internazionali presenti ad Haiti, Cuba possiede l’autorità morale per indicare metodi per combattere il colera”.