I
vari articoli su giornali e riviste dell’eurocentrismo europeo,
di destra e di
sinistra, sulle scelte politico-economiche, in una fase di crisi sistemica del
capitale, da parte dei governi rivoluzionari di Bolivia, Venezuela e soprattutto
Cuba, ci portano a riprendere quei ragionamenti politici ed economici che come
Rete dei Comunisti abbiamo affrontato in molti incontri, convegni,libri sui temi
della fase attuale della transizione. Si è trattato a volta di attualizzare
tematiche presenti nel “gran debate” dei primi anni ‘60, di cui abbiamo scritto
nel libro “Che Guevara economista”(L. Vasapollo, A. Jam, E. Echevarria, Jacabook,
2007) o di varie analisi di approfondimento sui temi dell’attualità della
pianificazione socio-economica per la costruzione del socialismo oggi.
La piena disponibilità al
dibattito politico che ormai da molti anni ci è stata dimostrata nei nostri
frequenti viaggi a Cuba, Bolivia e Venezuela, ci ha permesso un confronto
diretto con i partiti al governo, movimenti , sindacati, università e centri
studi. Tale continuata interrelazione, per il modesto contributo che offriamo
loro anche con la collaborazione sui temi dell’economia e pianificazione, ha
permesso una particolare profondità nei temi trattati nell’interscambio di
opinioni e di esperienze.
Tali frequenti incontri sono stati importanti per capire l’attuale fase della
transizione al Socialismo a Cuba e la capacità del PCC di affrontare le
difficoltà e quindi di affrontare con forza e chiarezza anche dei possibili
aggiustamenti politico-economici a cui Cuba è chiamata necessariamente ora e nei
prossimi mesi. Tutto ciò fa parte di una dinamica e attualizzazione di una
pianificazione sempre e comunque tesa a migliorare le condizioni
socio-economiche nel consolidamento e rafforzamento del carattere socialista.
Emerge chiaramente che a Cuba si è sviluppata una pianificazione sempre
dinamica, di confronto - al tempo - con la pianificazione dell’Unione Sovietica,
ma con una sua grande peculiarità e autonomia che continua ad avere a tutt’oggi
la forza di cambiare ammodernandosi. Infatti, in particolare nell’ultimo anno,
in diversi interventi di Raul Castro, del Ministro dell’Economia e
Pianificazione Marino Murillo, di Osvaldo Martinez e nelle stesse riflessioni di
Fidel Castro, si è sottolineata fortemente la necessità di un perfezionamento
del processo di pianificazione dell’economia nazionale sia a breve che a medio
termine, avanzando proposte di una pianificazione armonica attualizzata alla
fase e coordinata attraverso le attività principali del Partito e di tutti gli
organismi dell’amministrazione centrale dello Stato ,in conformità e dialogo con
le istituzioni locali provinciali.
Ciò è certamente connesso alle condizioni che un paese in via di sviluppo deve
sopportare in questa tremenda crisi sistemica del capitale con caratteri
internazionali, all’inasprirsi del bloqueo che dura ormai da oltre 50 anni, e
chiaramente a tutte le circostanze negative imposte dagli imperialismi a cui è
sottoposta Cuba, che pongono al PCC e al Governo alcune scelte di aggiustamento
e a noi alcune considerazioni e riflessioni. Cuba, dopo la caduta del muro di
Berlino, è stata costretta, per poter avere a disposizione la necessaria valuta
estera per gli scambi internazionali, a fare una grande apertura al turismo di
massa per sostituire le entrate della Bilancia dei pagamenti, che in precedenza
derivavamo da quell’85% del commercio estero realizzato con i paesi del Comecon,
non solo con l’Unione Sovietica. Ovviamente questo rapporto di mutuo aiuto
economico, di interrelazione e interscambio con i paesi del blocco socialista,
ha comunque fatto sì che Cuba continuasse a sviluppare modelli di pianificazione
socialista autonomi e che, nonostante il blocco, si potesse sempre ridistribuire
non solo reddito ma anche forme di ricchezza sociale complessiva in un contesto
di realizzazione della socializzazione dei mezzi di produzione.
Dopo la caduta del muro di Berlino la transizione socialista ha vissuto un
momento molto particolaree delicato che avrebbe potuto compromettere la stessa
impostazione socialista, il “periodo speciale”. Il Pil non solo non aumenta ma
cade del 35%provocando lunghi e duri anni di povertà in cui il Partito e il
Governo non hanno però mai rinunciato minimamente alla traiettoria del processo
rivoluzionario socialista. E’ stata mantenuta la piena gratuità della sanità
pubblica, dell’istruzione pubblica, nonostante il momento in cui non si poteva
ridistribuire nuova ricchezza che non poteva realizzare, ma in pratica si doveva
ridistribuire solo quel poco che il paese produceva; questa sorta di
“ridistribuzione della povertà” è avvenuta però sempre non per settori sociali,
non per classi, ma in maniera ugualitaria e uniforme per tutto il paese, senza
alcuna forma di privilegi dialcuna parte della popolazione.
Lo sviluppo di nuovi processi rivoluzionari anticapitalisti, e alcuni sempre più
a carattere socialista , come in Venezuela e Bolivia, e poi la nascita
dell’Alleanza dell’ALBA, ha posto all’ordine del giorno una questione centrale
politica prima che economica: l’applicazione, la tenuta ed il futuro dei
processi di transizione socialista. Ovviamente la forma e le modalità della
transizione venezuelana sono diverse dalla boliviana e quella boliviana è
diversa da quella cubana, primo per come è stato costruito storicamente il
processo rivoluzionario e poi per le tradizioni culturali , sociali, di classe,
oltre che per le condizioni economiche oggettive. La presenza di alcune materie
prime fondamentali che hanno una domanda sul mercato internazionale ( ad esempio
in Venezuela il petrolio, in Bolivia il gas, metano, oro, litio e, invece, una
condizione di dipendenza economica ancora più difficile per Cuba che non ha
grandi risorse da immettere sui mercati internazionali), incidono fortemente
sulle modalità attuative della pianificazione e quindi della stessa transizione.
La produzione e l’esportazione di zucchero, nichel e tabacco a Cuba sono
diminuite a causa degli orientamenti ciclici del mercato internazionale,
risentendo delle oscillazioni di mercato, più in particolare in questa fase
della crisi in cui i prodotti meno protetti e appetibili risentono di maggiori
aumenti e questo determina fluttuazioni forti dei prezzi. Per cui l’unica
possibilità per Cuba è stata quella di rafforzare un settore turistico, anche se
interrelato agli altri settori con una forte protezione ambientale, creando così
le condizioni per ottimizzare le entrate di valuta, nonostante si debbano
necessariamente mettere in conto le contraddizioni anche sociali connesse con
l’apertura al turismo di massa.
Le pressanti forme di condizionamento provocate dall’imperialismo , con forme di
terrorismo economico oltre che militare contro l’Isola, e le difficoltà a
reperire valuta per una scarsa propensione all’export, hanno fatto sì che Cuba
sia stata costretta proprio per agire sulla Bilancia monetario-valutaria
(altrimenti sarebbe diventate insuperabili le difficoltà nelle relazioni sul
mercato internazionale) ha dovuto prima emettere una doppia circolazione di
moneta, peso nazionale e dollaro, e poi da qualche anno sostituire il dollaro
con il Cuc, cioè il peso convertibile. Attualmente il rapporto tra peso
nazionale e Cuc è 1 a 24 - 1 a 25; per cui chi vive di turismo o chi vive nel
settore dei servizi dove è più facile acquisire Cuc, in maniera legale e a volte
in maniera informale o anche illecita, può permettersi una vita migliore
accedendo anche a merci difficilmente reperibili per la gran maggioranza dei
cubani che detengono pochi pesos convertibili.
Tra il popolo cubano non ci sono assolutamente fasce di miseria, ma ci sono
ovviamente necessità diversificate, e chi ha Cuc può permettersi di comprare
alcuni prodotti, non quelli prima necessità che sono assolutamente garantiti a
tutta la popolazione, ma prodotti di lusso o comunque di “seconda” necessità,
con più facilità. Anche nella transizione socialista è sempre la materialità
delle condizioni che in cui si vive che determina il livello di coscienza,
quindi nonostante il grande lavoro del sindacato, del Partito, del Governo,
delle istituzioni, il mantenimento forte dell’educazione di base e
dell’educazione superiore e culturale, con questa doppia circolazione di moneta
si sono costituite sacche e a volte ceti privilegiati, e tutto ciò ha provocato
alcune condizioni socio-economiche interne negative per Cuba. Ad esempio
l’abbandono delle campagne e dell’agricoltura, in particolare quelle con non
ottimali macchinari e tecnologie, anche con salari non ai livelli di altri
settori produttivi, la durezza e la inadeguatezza, a causa dell’impossibilità
dovuta al blocco, ad effettuare gli adeguati investimenti per migliorare
ottimizzando le condizioni della distribuzione, del commercio, hanno contribuito
ad uno spostamento forte verso i settori dei servizi e verso il turismo.
Visto che la coscienza sociale, la coscienza di classe, non si determina per
imposizione, per decreto, ma sono i processi stessi che formano nel lungo
periodo la coscienza, si sta fortemente agendo culturalmente e con una corretta
informazione partecipata per agire, migliorandoli sempre con una maggiore
consapevolezza socialista, sui fattori soggettivi tra i lavoratori e anche nei
quadri intermedi del Partito per cambiare la mentalità, per superare le forme di
resistenza passiva, e forme di vera e a volte ovvie e conseguenti anche
momentanee forme di propria disorganizzazione della vita lavorativa e sociale
collettiva.
D’altra parte, anche per i motivi contraddittori socio-economici precedentemente
esposti, si sono verificate diseguaglianze sociali con alcuni che si sono
arricchiti anche indebitamente (si pensi al mercato nero dei prodotti agricoli,
a piccoli traffici illegali, alle mille forme per acquisire individualmente e
illecitamente valuta, si tratta in ogni caso di perdite di entrate per lo Stato
che non passando chiaramente per l’economia formale, e quindi per le casse dello
Stato, non possono trasformarsi in investimenti sociali, in miglioramenti
sociali a carattere universale). Ciò si accompagna allo storico drammatico
problema del blocco la cui soluzione non è certo in mano ai cubani, ma sempre
imposto dai governi statunitensi; ovviamente non sono sufficienti le pressioni
internazionali, iniziative di solidarietà , come noi con altre organizzazioni
politiche comuniste insieme alle associazioni di solidarietà realizziamo nella
lotta continua al fianco della rivoluzione socialista, ma la risoluzione del
problema del blocco non dipende né dal popolo né dal governo cubano. Il blocco
economico statunitense, la crisi internazionale, la scelta forzata di realizzare
valuta attraverso il turismo, è chiaro che tutto ciò provoca difficoltà e nodi
nella transizione al socialismo, delle contraddizioni nel processo
rivoluzionario, poiché come tutti i processi è naturale che anche quello cubano
viva le proprie contraddizioni muovendosi sul cammino sempre del loro
superamento a volte difficoltoso, e che spesso appaiono quasi irrisolvibili in
una dimensione in cui non esiste come ai tempi dell’URSS e del Comecon un blocco
internazionale socialista di riferimento .
Il Governo cubano si è potuto permettere in passato anche dei provvedimenti
avanzatissimi di natura economico- sociale, ugualitarie e universali anche al di
sopra della reali condizioni sopportabili per la struttura economico-produttiva
del paese, ad esempio con forti ammortizzatori sociali, come li chiameremmo noi,
o comunque di coperture universali di assicurazione sociale che hanno garantito
e tuttora garantiscono un’occupazione a tutti, una casa a tutti, educazione e
sanità gratuite per tutti. Il tasso di disoccupazione a Cuba è poco più dell’1%,
e stiamo parlando del 2010 quindi in piena crisi; un lavoro per tutti, coperture
reddituali larghe,come le indennità di disoccupazione, le assicurazioni sociali,
garanzie universali, non solo sulla salute, sulla scuola, ma addirittura, per
esempio, poter permettere a molti cittadini di conseguire a titolo completamente
gratuito 2 o 3 lauree, rimanendo fuori dalla produzione oltre l’età dei 30 anni;
e poi gli assegni alla famiglia proprio per far sì che il proprio figlio non
debba andare a lavorare ad esempio nel turismo, ma possa continuare a studiare.
C’è poi il sempre più deciso e incisivo sostegno alle economie locali anche
nelle zone del paese con economie povere e senza possibilità di investimento
autonomo in loco; si stanno infatti incrementando gli interventi attivi
intersettoriali che sostengono, con risorse destinate da una corretta ed
equilibrata pianificazione centralizzata, queste forme di economie locali a
forte sostenibilità socio-ambientale.
Se non si risolve la crisi internazionale – e tale soluzione non è in mano ai
cubani , né agli altri paesi dell’ALBA, come i boliviani o ai venezuelani -
ovviamente si creano continue contraddizioni e alcuni elementi negativi a
carattere di ricaduta sociale ed economica. Ed ecco perché il Governo cubano,
con il forte consenso del sindacato (CTC) dei lavoratori, della base dei
cittadini attraverso le consultazioni continue con i CDR, è orientato
obbligatoriamente a prendere dei provvedimenti che si muovano nel senso di una
maggiore produttività ed efficienza economica interna.
Di tutto ciò si sta dibattendo molto nei posti di lavoro, nei CDR, nei quartieri
e così si sta intanto preparando il congresso del Partito che, si pensa, si
terrà nei primi mesi dell’anno prossimo. Uno dei temi più importanti di
dibattito, è appunto quello di come e quale transizione, di come rafforzare il
ruolo internazionale negli scambi economico-produttivi e commerciali, e come
allargare e rafforzare i rapporti realizzati sul piano internazionale con i
paesi dell’ALBA, quale prospettiva e quale economia, quale forma di
pianificazione; questi temi sono stati anche dibattuti ad aprile nel congresso
dell’Unione dei Giovani Comunisti e saranno oggetto del prossimo congresso del
Partito.
Anche negli ultimi discorsi di Raul Castro, come qualche mese fa nella
presentazione dei risultati economici del 2009 con le linee programmatiche del
Piano Economico e Sociale per il prossimo periodo di pianificazione presentate
dal Ministro dell’Economia Marino Murillo, si mette sempre in evidenza che,
fermo rimanendo la pianificazione come strumento imprescindibile per il lavoro
di direzione dei problemi economici e sociali, bisogna sempre più ricercare
proposte, forme e metodi per escludere i rischi che possono derivare
dall’improvvisazione e dalla mancanza di una visione integrale.
Sono stati evidenziati i risultati positivi conseguiti dall’economia cubana
(come ad esempio la capacità di restituire ai partners esterni oltre un terzo di
debiti accumulati e il successo di alcune attività che assicurano entrate
sostituendo parte della dipendenza dalle importazioni) in una fase in cui
l’economia mondiale continuerà a permanere in una crisi sistemica e strutturale
in cui sempre più forti si faranno le ricadute sociali.
Dalle ipotesi di lavoro sulle tematiche dell’ammodernamento e perfezionamento
del sistema economico pianificato, emerge chiaramente che uno dei fattori che
provoca indebitamento estero e risultati negativi della Bilancia dei pagamenti è
dovuto alle importazioni di alimenti e a problemi nell’agricoltura, nonostante
alcuni risultati positivi come l’incremento della produzione delle uova, del
riso, dei fagioli, degli ortofrutticoli, del latte che ha ridotto l’importazione
del latte in polvere. È evidente che i maggiori incrementi di produttività
realizzati sono avvenuti attraverso i processi di concessioni di terre in
usufrutto e altri incentivi alla produzione agricola; non si tratta solo di
assegnazioni di risorse ma anche della ricerca di nuove forme organizzative che
facilitino i produttori a vender direttamente nel mercato gli eccedenti
attraverso regole controllate della domanda e dell’offerta, o dando un ruolo
decisivo a modelli di gestione che sappiano far compenetrare le attività delle
imprese statali a quella delle cooperative, insieme a quelle degli agricoltori
proprietari individuali e degli usufruttuari della terra.
Si sta anche lavorando su modalità che favoriscano lo sviluppo dell’agricoltura
attraverso forme di aiuto all’investimento con finanziamenti bancari ai
produttori e l’introduzione di procedimenti di redistribuzione della ricchezza,
come forme di tassazione e di pagamento di imposte. Ciò significa in un paese
come Cuba a vocazione agricola, ritornare ad un’agricoltura moderna meccanizzata
con un uso appropriato di tecnologie ad altissima sostenibilità eco-sociale. Non
è più economicamente e socialmente sopportabile che continuino ad esserci quasi
il 60% di terre sottoutilizzate “oziose” forzatamente o terre incolte. Per
ritornare all’agricoltura a ottimale produttività bisognerà dare anche degli
incentivi, creare forme di proprietà individuale, che non è la proprietà
privata, forme di controllo di pianificazione centralizzata ma con incentivi
alla produzione, alla distribuzione, all’accesso al commercio per la produzione
che supera gli standard di produttività media ai singoli agricoltori o anche
dare un forte ruolo alle cooperative. Anche attivare le imprese individuali, in
altri settori non strategici, appoggiate e corroborate dall’impresa statale e
dalla struttura cooperativistica strutturata in rete, questo potrebbe essere un
altro dei provvedimenti di rilancio della pianificazione.
Già nel 2008 e 2009 si sono realizzate importanti riduzioni dei costi, partendo
dal presupposto che Cuba non può sopportare il costoso pagamento di importazioni
che si potrebbero evitare con la produzione nazionale; in questo senso i
risultati vanno ottenuti già nel breve-medio periodo ponendo al centro le
problematiche del lavoro come prioritarie già nel 2010-2011, visto il basso
livello di produttività esistente. Bisognerà in generale mettere mano alla
produttività del lavoro; negli ultimi anni a Cuba, al contrario di quanto
avviene nei paesi capitalisti da oltre 30 anni, gli incrementi salariali sono
stati maggiori della produttività del lavoro;cioè si ridistribuisce in termine
di salari più di quanto si ottiene in termini di produttività. Allora il primo
obiettivo su cui già da mesi si sta lavorando è, sia dal punto di vista
quantitativo sia qualitativo, intanto quello di rafforzare la coesione
rivoluzionaria del mondo del lavoro, con ad esempio una maggiore occupazione a
elevata produttività nelle situazioni in cui c’è più carenza; ecco spiegato
semplicemente cosa significa riallocare i 500.000 lavoratori poco produttivi
delle attività statali, da destinare a quei settori dove necessita maggiore
produzione e produttività, e non licenziamenti come la propaganda imperialista
occidentale trasmette per screditare la rivoluzione socialista cubana.
I piani di investimento dovranno essere riorientati al fine di garantire un
incremento delle esportazioni e una sostituzione delle importazioni, e già il
piano del 2010-2011 ammetterà solo quegli investimenti corredati da un piano di
fattibilità approvato preventivamente considerando anche l’impatto ambientale e
sociale complessivo. Si stanno studiando forme di perfezionamento a medio-lungo
termine di tutto il processo di pianificazione dell’economia nazionale, ma al
contempo si sta lavorando all’approvazione delle proiezioni della programmazione
a medio termine 2011-2015, in modo tale che la pianificazione assuma sempre di
più una forma contestuale e armonica e coordinata con le attività principali di
forte relazione fra istituzioni centrali dello Stato e istituzioni locali.
Fra le varie ipotesi in studio ci sono quelle di coordinare processi di
pianificazione centralizzata nell’economia con processi di decentralizzazione
coordinata, cioè far sì che a fronte del piano centrale dell’economia ci siano
dei piani che evidenzino e sviluppino al massimo le economie locali, lo sviluppo
locale autodeterminato a carattere sostenibile socialmente ed economicamente.
Quindi si stanno studiando le relazioni possibili equilibrate fra pianificazione
centrale e decentralizzata, sempre rafforzando il carattere rivoluzionario della
transizione socialista, in cui la decentralizzazione ha a che fare anche con le
possibilità di sviluppo locale sostenibili eco-socialmente ed autodeterminato.
Un provvedimento urgente è rendere direttamente la cultura e l’università legata
di più al mondo del lavoro, creare investimenti a carattere locale. La
realizzazione di tale processo ha bisogno di far coordinare tutte le istituzioni
locali non soltanto con i Ministeri sociali ed economici più direttamente
orientati alla determinazione dei processi di pianificazione, ma deve avvenire
ad esempio con una relazione forte con il Ministero dell’Educazione Superiore,
poiché bisogna favorire competenze culturali, competenze professionali e corsi
per laureati in differenti condizioni del mondo del lavoro, e questo
semplicemente perché anche in un’economia socialista le condizioni
economico-produttive e del mondo del lavoro, sono differenti da provincia a
provincia, e allora bisogna creare competenze diverse. E’ ovvio che anche uno
dei temi centrali rimane quello che per dare una maggior risposta agli sforzi
produttivi bisognerà risolvere gli annosi problemi della filiera della
distribuzione, in modo che i prodotti arrivino alla popolazione senza ritardi e
senza che siano deteriorati.
Altri cambiamenti potrebbero riguardare il taglio di una serie di sprechi, che
ormai derivano da una strutturazione economica e produttiva superata da una
nuova e differente strutturazione di una società che ovviamente non è quella di
15 o 30 anni fa, società che viveva in condizioni politiche ed economiche
differenti da quelli attuali, anche per le relazioni con URSS e Comecon . Da
questo punto di vista per Cuba le relazioni internazionali sono estremamente
importanti con i paesi dell’ALBA e vanno incentivate relazioni internazionali
forti anche con altri paesi, non solo con la Cina che è storicamente un partner
privilegiato, ma ci sono relazioni internazionali molto forti di interscambio
commerciale anche con la Russia e con alcuni paesi che si caratterizzano non
necessariamente in quanto socialisti, ma che hanno un connotato fortemente di
propria autonomia, una propria identità che già da ora favoriscano scambi
paritari di collaborazione con Cuba e con i paesi dell’ALBA. Rafforzare quindi
tutte le relazioni internazionali che possono facilitare un interscambio che ad
oggi è ancora difficile.
L’altro obiettivo è trovare modi e forme per poter arrivare prima possibile ad
eliminare, per attenuare gli effetti negativi, la doppia circolazione di moneta,
che non può essere tolta per decreto, senza un miglioramento dell’efficienza
produttiva, perché questo creerebbe un’inflazione incredibile. Un’inflazione di
questo genere genererebbe un aumento dei costi tale che dall’economia
capitalista verrebbe risolto tagliando, a partire dai costi del lavoro; quindi
disoccupazione, precarietà ecc. Un paese socialista come Cuba mai farà una
scelta del genere, poiché snaturerebbe la transizione con forme pure di
capitalismo di Stato che sono assolutamente contrarie allo spirito e alle
politiche volute a tutt’oggi da Cuba socialista..
Il riordinamento e la creazione di una diversa base produttiva va realizzata
all’interno di una forte sostenibilità del socialismo a partire dal mantenimento
della qualità della salute e dell’educazione, che continuerà ad essere garantita
gratuitamente a tutti i cittadini migliorandola e riducendo, laddove sono
presenti, i costi dovuti a sprechi. E visto che il socialismo si differenzia dal
capitalismo perché non è basato su una semplice migliorata ridistribuzione dei
redditi ma è incentrato sulla più equa ridistribuzione della ricchezza sociale,
allora bisognerà giungere ad una ottimizzazione della ridistribuzione di questa
ricchezza sociale, ma da subito bisognerà prima far si che tale ricchezza del
paese aumenti diminuendo da subito la dipendenza dalle importazioni e
rafforzando l’export. Ed infatti in tal senso lo stesso piano 2010 è elaborato
partendo da cinque linee principali :
1) non incorrere in costi in divisa straniera per un ammontare superiore alle
entrate;
2) considerare gli inventari e i preventivi come fonte del piano annuale;
3) limitare i nuovi investimenti favorendo quelli che generano entrate in divisa
a breve termine e che sappiano sostituire le importazioni;
4) dare le priorità alle produzioni che generano entrate da esportazioni;
5) ridurre gli sprechi nei costi della sfera sociale per quelle quantità che il
livello di contesto attuale dell’economia non sostiene.
Per garantire le entrate esterne nelle attuali difficili condizioni in cui sta
operando l’economia si stanno approvando dei piani di finanziamento che
sicuramente andranno a favorire i settori o le produzioni centrali esportazione
(ad esempio nichel, biotecnologie, turismo , combustibili, rum, tabacco, ecc) i
quali potranno disporre dei finanziamenti necessari senza che siano subordinati
ad altre priorità, e su tali settori andranno occupati quella parte di
lavoratori statali oggi ritenuti poco produttivi.
Tali risultati partono dal presupposto che attualmente ci sono riserve per
l’incremento della produzione e dell’efficienza economica ma già per questa fine
del 2010 e per il 2011 bisognerà lavorare con intensità e disciplina per
potenziare al massimo tali riserve interne di efficienza in quanto si prevede
che le condizioni esterne (crisi internazionale e blocco) continueranno ad
essere molto difficili. Per far ciò bisognerà modernizzare da subito il mondo
del lavoro anche in funzione di un “disincentivo” all’occupazione esclusivamente
nel turismo, ritornare ad attività produttive per settori più atti all’export e
dare impulso alla produttività settoriale, salvaguardando sempre tutte le
garanzie sociali, per sempre far convivere in maniera equilibrata il lavoro
produttivo e l’efficienza socialista; cioè produrre di più, con più
remunerazione e migliori condizioni di lavoro per aumentare la ricchezza interna
del paese e ridistribuirla socialmente e universalmente secondo i principi
socialisti. Solo così si potranno costruire le condizioni di prospettiva per far
sì che non ci sarà più bisogno della doppia circolazione con il Cuc, né la forte
dipendenza delle valute estere, ma si potrà tornare ad un’economia più stabile
solo con la moneta nazionale, togliendo così quelle sacche di privilegio
rappresentate appunto dall’immissione forzosa della doppia circolazione.
La cosa estremamente importante che abbiamo potuto verificare in tutti i nostri
continui rapporti di relazione politica e culturale e nei frequenti incontri,
quelli con il Partito, con i sindacati, con i CDR, con le università e con i
centri studi che si occupano di pianificazione è, come più volte ci fanno notare
sui documenti ed interventi (scaricabili semplicemente dai siti internet come
Cuba debate, Cuba socialista, Granma, e altri), che il Partito, le strutture
universitarie, il Governo, i Ministeri sono assolutamente consapevoli della
situazione di crisi internazionale e delle ricadute interne ,e sono altresì
consapevoli del fatto che la via al socialismo cubana passa per la strada del
perfezionamento, ammodernamento e quando servono delle riforme, discusse e
condivise con il popolo, in una consolidata democrazia partecipativa, popolare e
socialista, e rimarcandola necessità del rafforzamento di una moderna
pianificazione che risolva le naturali e ovvie contraddizioni a passi più veloci
e sicuri sulla strada di una più stabile transizione al socialismo.
Tutti i processi di riordinamento e perfezionamento delle attività economico
produttive e della stessa modificazione e creazione di una diversa base
produttiva, pur partendo dall’assunto delle gravi ricadute su Cuba del blocco e
della crisi economica internazionale, rimangono sempre fortemente in mano alla
volontà del popolo cubano e alle determinazioni condivise con il popolo del
Partito Comunista e delle istituzioni governative rivoluzionarie, sempre
decisamente orientati alla capacità di rafforzare e rendere sostenibile
nell’attuale contesto internazionale la scelta irrinunciabile del
Socialismo,unica garanzia insostituibile dell’indipendenza di Cuba e della sua
sovranità nazionale.
Ottobre 2010
La Rete dei Comunisti