Dicono che Orlando Zapata
fosse il fondatore
del partito Alternativa Repubblicana
ma non sappiamo di questo partito né i programmi né la consistenza.
Dicono che era un prigioniero politico ma sappiamo che dal
luglio del 1990 entrava e usciva dalla galera con le accuse di possedere armi
bianche, due volte per truffa, per esibizionismo, per disordine pubblico e
resistenza, due indiscipline che ha continuato a praticare nel carcere.
Nel 2001 era in libertà e come libero cittadino aveva deciso di associarsi ai
gruppi di dissenso contro il governo. Nel 2003 torna in prigione, probabilmente
come uno dei più di cinquanta dissidenti il cui arresto ha suscitato molto
scalpore anche in Europa, motivando sanzioni e prese di distanza. Fatto sta che
quel giovane muratore è diventato un “prigioniero politico” per gli avversari
del governo cubano che invece lo ha considerato piuttosto un delinquente comune
che dava continui grattacapi. La sua condanna iniziale a tre anni era cresciuta
in successivi processi fino a 25 anni per azioni violente e aggressione a
funzionari penitenziari.
Il 18 dicembre del 2009, Zapata aveva iniziato uno sciopero della fame perché
non venivano esaudite le sue richieste di avere in cella una cucina e un
telefono personale. Pareva ossessionato dal problema del cibo e mangiavo solo
quello che gli portava la sua famiglia.
Ostinato nel proseguire il suo sciopero della fame, non risulta che i suoi
compagni di lotta, i gruppi dissidenti, i simpatizzanti che dai luoghi dell’esilio tifavano per lui abbiano cercato di farlo desistere per lo meno quando la
situazione si stava protraendo oltre il possibile. In altre occasioni, lo
sciopero della fame di alcune teste più visibili del dissenso era stato
interrotto a tempo. I giorni della sua agonia Orlando li ha passati
nell’infermeria del carcere, poi nell’Ospedale Provinciale di Camagüey e alla
fine nell’Ospedale Nazionale per Reclusi dell’Avana sempre sotto la sorveglianza
del medici che gli hanno praticato le terapie di alimentazione forzata; una
sopraggiunta polmonite bilaterale ha posto fine a quell’agonia.
Sua madre lo ha potuto accompagnare e non ha negato che al figlio siano state
prestate tutte le cure necessarie; d’altra parte, appena qualche mese prima
Zapata era stato operato di un tumore al cervello. Ma adesso c’è chi si scaglia
anche contro i medici cubani, accusandoli di aver servito i tenebrosi disegno
dei fratelli Castro, ormai descritti come dei consumati torturatori sempre
pronti alle peggiori abiezioni.
La morte di Zapata, disgraziatamente coincide con la Presidenza Spagnola alla
Comunità Europea e con il lavoro paziente del Ministro degli Esteri Moratinos,
per convincere il parlamento europeo a normalizzare i rapporti con Cuba dopo
quell’infausto 2003. Questa coincidenza ha scatenato negli ambienti ostili al
governo cubano una cieca indignazione che gonfia i dati, tace i dettagli,
esagera nelle accuse e dà per scontato che a Cuba si pratichino morti
extragiudiziarie, si torturi e si violino i diritti dei detenuti.
Yoani Sánchez ha avuto la tribuna d’onore sul quotidiano spagnolo “El País”, in
assoluto il giornale che ha preso più a cuore la morte di Zapata. In una Tribuna
veemente, la blogger più famosa del mondo si indigna – fra gli altri infiniti
orrori del mondo castrista - che al povero Zapata fossero state vietate le visite
dei familiari. Da dodici anni due dei
Cinque prigionieri politici detenuti nelle
carceri statunitensi non possono ricevere la visita delle loro mogli perché il
dipartimento di Stato teme che possano rappresentare un pericolo per il paese.
Sulla tomba di Orlando Zapata, invece della pietà, si è voluto scatenare la
bagarre utilitaristica, facendo di quel muratore indisciplinato e ribelle uno
strumento di macabra utilità nella pur legittima battaglia che ciascuno ha il
dovere di condurre per affermare le proprie idee
http://www.youtube.com/watch?v=b8kfIpv5VMU
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