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Una visita a Gerardo

 

 21 luglio 2011 - A.Riccio www.giannimina-latinoamerica.it

 

 

L’attore Danny Grover e il giornalista e regista Saul Landau, seguono da anni il caso dei Cinque cubani condannati a pene pesantissime per spionaggio negli Stati Uniti.

 

Hanno raccontato a Radio Progreso-Miami l’ultima, recentissima loro visita a Gerardo Hernández sul quale pesa una condanna a due ergastoli.

 

6.50 a.m. L’aereo decolla dall’aeroporto di Oakland, California.

 

8.50 a.m. L’aereo atterra a Ontario, California; aspettiamo l’autobus preso in affitto al noleggio auto, saliamo sul mezzo affittato e viaggiamo a nordest verso Las Vegas. (Questo spiega il grande traffico in una domenica mattina)

 

9.30 a.m. Usciamo dal bus noleggiato con aria condizionata verso il sole bruciante del Deserto di Mojave, il paesaggio in cui si trova il Complesso Correzionale degli Stati Uniti a Victorville, California.

 

La guardia all’ accoglienza ci ha consegnato dei moduli. Dobbiamo riempire i moduli e aspettare insieme a varie donne nella sala di attesa. Manca un cartello in quella stanza di metallo grigio: “Poco amichevole”.

 

10.30 a.m. Saul chiede alla guardia quanto dobbiamo aspettare ancora: “stanno contando i prigionieri”, risponde.

 

11.30 a.m. Una guardia chiama il nostro numero. Passiamo sotto il metal detector e ci fanno l’ispezione personale. Una guardia ci mette un timbro sull’avambraccio. Ci è permesso di portare solamente monete di venticinque centesimi in tasca; niente altro –le monete che servono per i distributori automatici di cibi velenosi nella sala delle visite.

 

Si apre una porta senza maniglia. Danny, Saul e cinque donne entrano in un’altra stanza. Una guardia invisibile dentro un ufficio sigillato di vetro spesso chiude elettronicamente la pesante porta di metallo; un’altra guardia passa un apparecchio a luci ultraviolette sul timbro invisibile che portiamo all’avambraccio. Restiamo ad aspettare. Qualche momento più tardi la guardia invisibile apre un’altra solida porta di metallo.

 

I visitatori stanno in piedi in un corridoio nudo all’aria aperta, fra bunkers di cemento grigio e filo spinato sufficiente a sigillare frontiere nazionali. Il cocente sole del deserto ci mette sull’avviso per quel che riguarda i dintorni e il contrasto fra quello che l’architetto della prigione ha fatto e il paesaggio nel quale sono stati costruiti gli immensi bunkers di cemento; inquietanti montagne, deserti, cactus e ossa non visibili di morti –pionieri e indios.

 

Passando per una stanza sigillata elettronicamente, entriamo nella sala delle visite –e aspettiamo.

 

MEZZOGIORNO

 

Ci sediamo su sedie di plastica in miniatura che a nessun negozio verrebbe in mente di vendere. Si apre una porta; Gerardo Hernández emerge. Negli anni novanta i servizi segreti cubani lo hanno inviato a dirigere un gruppo di infiltrati al Sud della Florida.

 

Le bombe negli alberghi non attraggono particolarmente i turisti e l’economia di Cuba dipendeva dall’espansione del settore turistico. Nel 1997, allo scopo di arrestare l’ondata di attentati con bombe negli alberghi e nei ristoranti dell’Avana, il gruppo di Gerardo si era infiltrato in gruppi violenti dell’esilio.

 

I predecessori di Gerardo avevano cominciato ad infiltrarsi in questi gruppi prima ancora che lui nascesse. Nel 1959, ex ufficiali di Batista e altri esiliati controrivoluzionari avevano cominciato i loro attacchi aerei contro Cuba dalla Florida.

 

Cuba aveva protestato con Washington. Il Presidente Eisenhower aveva risposto scherzosamente: “E perché i cubani non abbattono quegli aerei?”. Ma Washingtono non ha fermato i voli.

 

Più di trenta anni dopo, José Basulto creò gli “Hermanos al rescate” per individuare i “balseros” (coloro che si lanciavano verso la Florida dalle coste cubane in precari natanti) nel mare fra Cuba e la Florida.

 

In seguito, gli Accordi Migratori del 1994-96 eliminarono la necessità di tale operazione. Basulto ha cambiato la sua missione. Ha convinto dei ricchi esiliati di destra a finanziare “Hermanos al rescate” per penetrare nello spazio aereo cubano e lanciare volantini provocatori.

 

Gli infiltrati cubani scoprirono che Basulto aveva sviluppato alcune armi che pensava di lanciare. Gerardo, che era l’agente di controllo dell’Avana, ha aiutato l’agente Juan Pablo Roque a scappare da Miami. Tornato a Cuba, Roque ha tenuto una conferenza stampa rivelando che lui stesso era stato un informatore del FBI. Come testimone oculare, ha fornito dettagli dei piani violenti di Basulto contro Cuba.

 

Questo aitante giovane pilota aveva ingannato gli “Hermanos al rescate” e anche la FBI. Si era addirittura trasformato nel cocco della congressista di estrema destra Ileana Ross-Lehtinen (una foto ce la mostra più che interessata a Roque). Poco dopo la conferenza di Roque, Basulto annunciava la sua intenzione di sorvolare il territorio cubano. Un funzionario della Casa Bianca e della Autorità Federale di Aviazione conoscevano questi piani, ma il governo alla fine ha accusato Gerardo di essere la fonte dell’Avana dei piani di volo di Basulto –tre apparecchi- che ha permesso che i MIG cubani ne abbattessero due. L’aereo di Basulto è rientrato a Miami.

 

Dopo che Roque ha rivelato la sua vera identità, i giornalisti delle radio di destra di Miami hanno cominciato ad affermare che Castro si era impadronito del FBI. Nel 1998, in parte per eliminare questa immagine, secondo Gerardo, l’ FBI ha arrestato lui insieme ad altri agenti cubani (i Cinque di Cuba), nonostante il fatto che essi avevano offerto al Bureau i dettagli di esplosivi nascosti e di armi, come pure un’altra informazione rilevante per l’eliminazione del terrorismo.

 

L’accusa degli Stati Uniti si basava sulla supposizione che i Mig avessero lanciato i missili nello spazio aereo internazionale. I vettori cubani indicano che l’azione è avvenuta nello spazio aereo cubano. Il governo nordamericano non ha mostrato immagini satellitari per ragioni di “sicurezza nazionale”. L’avvocato di Gerardo non l’ha preteso come prova evidente per la difesa.

 

“Perché”, chiede Gerardo, “il governo degli Stati Uniti non usa queste immagini se servono a dimostrare le ragioni della pubblica accusa?” Se l’abbattimento è avvenuto nello spazio aereo cubano, dice, non ci sarebbe delitto. Un appello pendente –una mozione per eliminare la condanna- userà questo argomento.

 

Durante il processo, esiliati estremisti hanno fotografato le tasse di circolazione delle auto dei membri della giuria. Una dichiarazione di innocenza, temevano i giurati, avrebbe potuto avere il risultato di vedersi bruciare le case o peggio. Pertanto, la giuria ha prestato poca attenzione al fatto che Gerardo non conosceva i piani di volo degli “Hermanos al rescate”, e che non ha avuto accesso alla decisione di Fidel di abbattere gli aerei che violavano lo spazio aereo. “Un caso Dreyfus nordamericano”, lo ha qualificato un avvocato durante il processo ai Cinque di Cuba.

 

2.54 p.m. Gli altoparlanti annunciano che l’or di visita è terminata. Un prigioniero che stava alle sue spalle, ha fatto i complimenti a Danny per il suo lavoro di attore. Danny ha girato la testa per ringraziarlo. E’ comparsa una guardia: “Mi dispiace, signore, ma non le è permesso di girarsi e di parlare con altri prigionieri”.

 

Gerardo fa spallucce. Un cartello in una delle stanze sigillate dice che la prigione di Victorville è un’istituzione “umanitaria correttiva”. Meno male che quel cartello non afferma che gli asini volano!

 

Gerardo voleva vedere il nuovo film di Saul, “Per favore, si alzi il vero terrorista”. La voce di Gerardo, registrata durante una conversazione telefonica, è presente nel documentario, come anche Danny. La prigione non gli permette di ricevere DVD; può vedere solo di DVD della biblioteca del carcere, che non è probabile che compri quel film.

 

Ogni sera le guardie se ne tornano alle loro case. Gerardo resta. Il sole tramonta dietro le montagne del deserto e le montagna di cemento, di acciaio e di filo spinato: Danny e Saul sospirano. Gerardo, sorridente, alza il pugno in un saluto trionfale.

 

Danny Glover per un

mondo di giustizia

 

15.06.11 - www.granma.cu

 

 

“Dobbiamo dare vita a tutti i progetti che balenano nella nostra mente e costruire un mondo pieno di speranza e di giustizia per tutta l'umanità”, ha dichiarato l'attore statunitense, Danny Glover.

 

“Otto anni fa mi sono impegnato con le mogli e i familiari dei Cinque Eroi cubani reclusi nelle prigioni degli Stati Uniti dal 1998. Quindi mi sono impegnato, contribuendo alla versione in inglese del documentario ‘Il processo: La storia non raccontata’, ha detto a L’Avana, Danny Glover, che partecipa al seminario “Cuba ed i popoli afro-discendenti in America”.

 

Fernando Gonzalez, Ramon Labañino, Antonio Guerrero, Gerardo Hernandez e Renè González stanno scontando condanne ingiuste e abnormi per aver informato sugli attentati contro Cuba progettati dai gruppi terroristici che operano dalla Florida.

 

“Voglio che la storia dei Cinque antiterroristi sia conosciuta dalla mia comunità e dal mondo”, ha detto Glover.

 

Il materiale audiovisivo di 78 minuti, diretto da Rolando Almirante, racconta frammenti del processo farsa contro i Cinque.

 

Danny Glover è un membro della Commissione Internazionale per i diritti delle Visite Familiari dei Cinque, e nell'agosto del 2010 ha visitato Gerardo Hernandez nel carcere di massima sicurezza di Victorville.

 

Riferendosi al tema degli afro-discendenti ha detto che anche se il presidente degli USA, Barack Obama, è afro-americano, non ha creato nessuna situazione favorevole per questo settore sociale.

 

“Abbiamo un rapporto tra razze e classi, come in tutto il mondo, quindi dobbiamo concretare i progetti necessari per salvare non solo noi stessi, ma anche il resto dell'umanità”ha commentato.

 

“Oltre a concentrare gli sforzi per la lotta degli afro-discendenti, dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per trovare forme che contribuiscano a salvare la razza umana”, ha detto ancora Glover, che ha viaggiato a Cuba in 15 occasioni.

 

“La nostra responsabilità va oltre la difesa dei diritti dei negri: si tratta di garantire la vita delle migliaia e migliaia di persone che rappresentiamo”, ha sottolineato.

 

Glover è Ambasciatore di Buona Volontà del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia.

 

Il seminario “Cuba ed i popoli afro-discendenti in America” si concluderà venerdì 17 e vi partecipano vari membri del Sistema delle Nazioni Unite e relatori nazionali, degli Stati Uniti, di Puerto Rico, del Brasile e dell’Uruguay.