Il 25 maggio del 2001 il Governo degli Stati Uniti aveva fatto quello che definì “un passo senza precedenti”, presentando una petizione d’emergenza alla Corte d’Appello, cercando di modificare le istruzioni che dovevano guidare la giuria di Miami, pronunciandosi sulle accuse che pesavano su Gerardo Hernández Nordelo.
Facendolo, riconobbe che “Gli Stati Uniti presentano questa petizione, totalmente coscienti dei numerosi ostacoli che si devono superare. La principale accusa contro Gerardo: cospirazione per commettere assassinio di primo grado, era stato l’asse attorno al quale era girato il processo eseguito a Miami contro i Cinque antiterroristi cubani, il processo più lungo della storia nordamericana ed anche il più silenziato.
Il Governo aveva agito con incredibile celerità: dopo sei giorni di discussione, alle tredici del 25 maggio, la giudice aveva terminato le sue istruzioni, strettamente aggiustate all’atto d’accusa del Pubblico Ministero.
In quello stesso pomeriggio i pubblici ministeri fecero arrivar alla Corte di Atlanta la loro urgente e poco abituale appello.
Il governo riconosceva drammaticamente il suo fallimento nel dimostrare la falsità dell’ accusa con queste parole: “Alla luce delle prove presentate nel processo, questo costituisce un ostacolo insuperabile per gli Stati Uniti e in questo caso probabilmente risulterà il fallimento dell’accusa in questo processo”.
E ancora: Questo caso può stabilire un precedente devastante ... il pregiudizio per il Governo sarà irrimediabile e il danno duraturo” e ripeteva “impone una barriera insuperabile a questa accusa”.
La Corte d’Appello non accettò la petizione del Governo. Pochi giorni dopo, il 6 giugno Gerardo fu dichiarato colpevole e gli fu imposta l’irrazionale condanna di due ergastoli più 15 anni, per un presunto crimine che lo stesso accusatore ha riconosciuto impossibile da sostenere.
Come spiegare questi fatti? Prima di tutto perchè il processo si è svolto a Miami, nido dei gruppi terroristici che lui aveva combattuto eroicamente e dov’è stato condannato anticipatamente in una campagna di odio e calunnie della stampa locale, pagata dal Governo Federale, come si è saputo dopo.
Quegli stessi mezzi d’informazione che non hanno mai informato sulla petizione urgente del 25 maggio del 2001, gli stessi che continuano ad imporre la censura totale dieci anni dopo.