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Libertà per i Cinque, ORA! La censura di un tema cubano |
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18.09.11 - da El Universal, de México Ricardo Alarcón www.cubadebate.cu
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Quando
il
Oltre un secolo fa John
Swinton, che per un lungo periodo fu redattore capo del The New York Times
disse: "Se pubblicassi le mie opinioni oneste sul mio giornale prima di 24 ore
sarei disoccupato. Il lavoro dei giornalisti è quello di distruggere la verità,
mentire apertamente, pervertire, diffamare, adulare ai piedi del dio denaro ...
voi lo sapete ed io lo so ... Siamo gli strumenti e i vassalli degli uomini
ricchi che comandano dietro le quinte. Siamo le marionette, loro tirano i fili e
noi balliamo. I nostri talenti, le nostre possibilità e le nostre vite sono
proprietà di altri uomini. Siamo prostitute intellettuali".
Nel tempo trascorso dopo che Swinton fece la sua memorabile denuncia la
situazione si è evoluta in senso ancora più sfavorevole per la libertà. E nel
caso dei nostri compatrioti il silenzio dei media è stato totale.
Perché questo silenzio? E' che Cuba, la sua Rivoluzione, i suoi problemi sono
stati temi di scarso interesse per questi media? Cuba ha ricevuto e riceve
un'attenzione incomparabilmente maggiore di altri paesi del continente; ci si
analizza giorno e notte sotto potenti riflettori e potenti lenti
d'ingrandimento che cercano, quasi sempre distorcendo, i più diversi aspetti
della nostra realtà. Allora perché non hanno quasi mai detto nulla su questo
caso? Se i Cinque avessero commesso qualche crimine, se qualcuno di loro avesse
fatto o tentato di fare qualcosa contro il popolo nord americano qualcuno
il minimo dubbio che sarebbe stato tema costante nella stampa degli Stati Uniti?
Questo è un caso di cui quasi nulla si é saputo al di là di Miami. Le grandi
corporazioni hanno imposto il silenzio totale verso l'esterno, mentre i loro
corrispondenti in questa città si unirono ai media locali di dubbiosa
reputazione per scatenare una virulenta campagna nei confronti degli imputati
che ha contribuito a formare quello che la
Quel giorno la Forza Aerea cubana, nel compimento del suo dovere e dopo numerosi
avvertimenti alle autorità statunitensi, interruppero il volo di due cesna
dell'organizzazione terroristica "Hermanos al Rescate" che erano penetrati nello
spazio aereo cubano, violando la nostra sovranità e ponendo in pericolo la
popolazione de L'Avana,ciò che aveva fatto prima in numerose occasioni. Gerardo
Hernandez Nordelo è stato incolpato, senza prove, in modo rozzo e capriccioso
per quell'incidente.
Nessun tribunale USA aveva giurisdizione su questo fatto, salvo si fosse
verificato nello spazio aereo internazionale. L'investigazione condotta dall'OACI
ha rivelato qualcosa di sorprendente. Nonostante siano state avvertite in
anticipo dal loro governo le stazioni radar nord americane o non hanno
registrato l'evento oppure hanno offerto dati contraddittori o distruto i dati.
Da qui l'interesse, prima dell'OACI e dopo della difesa di Gerardo per le
immagini satellitari. Il governo USA non ha mai negato l'esistenza di queste
immagini, ha ammesso di averle ma da quindici anni vieta che qualcuno possa
vederle.
Gerardo Hernandez Nordelo non ebbe assolutamente nulla a che
vedere con quello che è successo il 24 febbraio 1996. Lo stesso governo USA,
quello di W. Bush, ha riconosciuto di non disporre di prove per sostenere la sua
accusa contro Gerardo e chiese, all'ultimo momento, di ritirarla. Lo ha fatto in
un documento ufficiale dal titolo "Petizione di emergenza" e che, secondo loro
stessi, costituiva un'azione senza precedenti nella storia di quel paese. Il documento, datato 25 maggio 2001, ha più di dieci anni, ma non esiste per coloro che si fanno chiamare "mezzi d'informazione".
Dai miei antenati andalusi ho ereditato una
certa tendenza all’ostinazione e per questo lo
riprendo di volta in volta, perchè
i gitani credono anche nell’azzardo. Non si mai. Forse un giorno qualcuno scoprirà
che questo documento esiste.
La verità è che i Cinque sono completamente innocenti. Questa verità consiste in
documenti ufficiali del governo degli Stati Uniti e dei suoi tribunali. Che la
loro missione era quella di cercare di scoprire i piani terroristici contro Cuba
è a chiare lettere in numerosi scritti, dall'Atto di accusa iniziale formulato
contro di loro ed in varie mozioni della procura all'inizio del processo e lungo
tutto il suo sviluppo sino alla sentenza che alla fine fu loro imposta.
Nel processo di Norimberga un procuratore segnalò che quelli che erano allora
sul banco degli imputati non erano i solo colpevoli. Lo erano anche coloro che
non li denunciarono, chi sapeva e tacque.
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