Il Partito Comunista del Cile denuncia alla comunità internazionale
la situazione critica che stanno vivendo i quattro prigionieri
politici Mapuche che attuano uno sciopero della fame dal 15 marzo
2011 nel carcere di Angol, nel sud del nostro paese, il silenzio
criminale del governo di Sebastián Piñera di fronte alle loro
richieste e la grave situazione di salute in cui versano.
Si tratta dei compagni Héctor Llaitul Carrillanca, Jonathan Sady
Huillical, José Santiago Huenuche Reiman e Ramón Llanquileo
Pilquiman, che parteciparono allo sciopero della fame di più di 80
giorni attuato da più di trenta mapuche a metà dell'anno scorso in
diverse carceri delle regioni del Biobio e dell'Araucania, che
culminò in un accordo sottoscritto dal governo al tavolo di
confronto portato avanti con la mediazione della Chiesa Cattolica.
Come hanno denunciato i portavoce dei prigionieri politici mapuche,
le sentenze emesse dalla giustizia penale contro questi quattro
compagni, condannati a pene tra i 20 e i 25 anni di carcere, nel
corso di un processo realizzato in base alla legge antiterrorista,
facendo uso di testimoni senza volto e di altri marchingegni legali
contemplati da questa legge, sono la chiara dimostrazione
dell'inadempimento da parte del governo degli accordi sottoscritti
con le organizzazioni mapuche, particolarmente per quanto riguarda
la non incriminazione in base alla legge antiterrorista.
Gli avvocati difensori in queste cause e la stessa Difensora Penale
Pubblica Nazionale, Paula Vial, hanno ripetutamente protestato
contro le irregolarità del processo che li ha condannati, sostenendo
che nel corso di tale giudizio è stato gravemente conculcato il loro
diritto alla difesa, ragion per cui è stata inoltrato alla Corte
Suprema un ricorso per l'annullamento del processo.
Ripetendo il suo comportamento dell'anno scorso, il governo di
Sebastián Piñera scansa la propria responsabilità politica e
dimostra, ancora una volta, il suo disprezzo per la protezione dei
diritti umani. Ciò ha avuto la sua espressione esemplare nella
dichiarazione del sottosegretario alla Presidenza, Claudio Alvarado,
che nei giorni scorsi ha affermato che di fronte “al risultato
finale del processo e alla condanna, essi sostengono che non hanno
avuto piene garanzia, ma questo non è certo un problema del
governo”. Vale a dire, il governo del Cile dichiara che la flagrante
violazione dei diritti umani e la trasgressione delle garanzie
costituzionali non sono un suo problema!
In questo contesto, il Partito Comunista del Cile lancia un appello
a tutte le forze democratiche del mondo ad estendere la solidarietà
internazionale con i quattro compagni mapuche che hanno già attuato
74 giorni di sciopero della fame. Il nostro appello è a dare impulso
a manifestazioni davanti alle rappresentanze cilene in tutto il
mondo e a iniziative ufficiali che esigano dal governo cileno una
rapida soluzione di questo conflitto.
PARTITO COMUNISTA DEL CILE