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Nuestra America - Ecuador

 

Washington ha espulso l’ambasciatore

dell’Ecuador negli Stati Uniti

 

9.04.11 - www.granma.cu

 

La tensione tra Ecuador e Stati Uniti è cresciuta  dopo che Washington ha deciso  d’espellere l’ambasciatore ecuadoriano, Luis Gallegos, come rappresaglia per l’allontanamento  della delegata diplomatica statunitense dall’Ecuador, Heather Hodges, ha detto a Reuters un funzionario del paese nordamericano che ha chiesto l’anonimato.

 

Il funzionario ha indicato che Washington aveva cancellato i negoziati bilaterali previsti per il mese di giugno.

 

“E anche se si voleva mantenere una  relazione positiva, l’espulsione dell’ambasciatrice Hodges andava ben considerata”, ha detto.

 

Il governo di Rafael Correa  ha dichiarato la Hodges, martedì 5, persona non grata per i commenti fatti da coste su una presunta corruzione della polizia e che sono stati filtrati dal sito Wikileaks.

 

I documenti pubblicati dal giornale spagnolo  El País, che avrebbero la firma della  Hodges, parlano di pratiche di corruzione da parte di ufficiali d’alto rango della polizia e sostengono che un funzionario dell’ambasciata degli USA era sicuro che il presidente Correa era al corrente degli illeciti.

 

“L’azione ingiustificata del governo dell’Ecuador di dichiarare l’ambasciatrice  Hodges persona non grata non ci ha lasciato altra  opzione che un’azione reciproca”, ha indicato un funzionario statunitense.

 

Parallelamente le attività del vice segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Frank Mora, in Ecuador, sono state sospese, come ha annunciato la portavoce dell’ambasciata nordamericana a Quito, Martha Youth.

 

 

Le conseguenze dell'espulsione

dell’ambasciatrice USA

 

 

Eduardo Tamayo G.A.Amlatina 09/04/2011 www.resistenze.org

 

 

La dichiarazione dell'Ecuador di persona non gradita nei confronti dell'ambasciatrice degli Stati Uniti in Ecuador, Heather Hodges, ha delle conseguenze: in risposta, gli USA hanno ordinato l'espulsione dall'ambasciatore ecuadoriano a Washington, Luis Gallegos. Il presidente Correa fa appello a solidarizzare con l'Ecuador.

 

Quest'ultimo incidente mette in evidenza la lunga serie d'interventi statunitensi negli affari interni del paese, che tuttora non cessano.

 

La decisione dell'Ecuador di "cacciare" l'ambasciatrice USA deteriora le relazioni tra Ecuador e Stati Uniti. Nel documento di Wikileaks, datato 10 luglio 2009, diffuso dal quotidiano spagnolo El Pais, l'ambasciatrice degli Stati Uniti a Quito, informa circa supposti atti di corruzione nella Polizia Nazionale diretta dall'ex comandante generale, Gen. Jaime Hurtado, ma segnala anche che il Presidente Correa lo nominò in quell'alta carica sapendo che era coinvolto in atti di corruzione, al fine di manipolarlo facilmente. (1)

 

Informato della pubblicazione, il cancelliere ecuadoriano, Ricardo Patiño, ha chiesto spiegazioni all'ambasciatrice Hodges, ricevendo in risposta che "sono documenti rubati" e che non aveva altri chiarimenti da fornire. In termini simili si pronunciò Arturo Valenzuela, che disse a Patiño: "Mi spiace, ma sono milioni i documenti che giungono al Dipartimento di Stato ed è impossibile sapere quali siano trapelati."

 

Patiño ha affermato che la misura adottata dal governo dell'Ecuador nei confronti dell'ambasciatrice Hodges - che dovrà abbandonare l'Ecuador domenica 10 aprile - non si deve alle relazioni di corruzione nella Polizia, bensì a due dichiarazioni false contenute in un telegramma da lei sottoscritto. La prima: che il presidente aveva nominato il generale Hurtado, sebbene al corrente della sua fama di corrotto; la seconda: che l’aveva fatto sapendo che la condizione di corrotto rende facilmente manipolabili. "E' il colmo della sfacciataggine, il colmo della maldicenza", ha sostenuto Patiño di fronte a corrispondenti della stampa accreditati in Ecuador.

 

Il cancelliere, tuttavia, ha aggiunto che toccherà agli organismi di controllo dello Stato fare verifiche sull'informazione relativa alla presunta corruzione poliziesca. In effetti, la Procura Generale della Nazione ha iniziato questo mercoledì 6, un'inchiesta sui presunti atti di corruzione nella Polizia e ha chiamato a deporre cinque ufficiali menzionati nei documenti.

 

Dal canto suo il Presidente Correa, in un'intervista con il Coordinamento Radio Popolari (CORAPE), oggi ha affermato che nessuno ha dubbi sul fatto che vi sia corruzione all'interno della Polizia nazionale, aggiungendo che una dimostrazione di ciò fu il tentativo di colpo di Stato, perpetrato il 30 settembre. (2)

 

Andando oltre le rivelazioni

 

Il lavoro di tutti gli ambasciatori è informare sulla situazione economica, politica, sociale del paese in cui sono accreditati. A questa funzione va aggiunta quella di rappresentare e difendere gli interessi del loro paese. Altra cosa è, tuttavia, "che si offenda, che si menta, che s'inventino cose, questo è molto diverso, informare è normale, altro è cercare di eludere la verità, mentire deliberatamente, perché il presidente Correa non è un presidente di basso profilo, ha un profilo molto alto, la gente lo conosce, con le sue virtù ed i suoi difetti, pertanto non si può supporre o, peggio, mettere nero su bianco in un dispaccio sue decisioni di questo tipo", segnala Patiño.

 

Braci sotto la cenere

 

Nel documento di Wikileaks del 10 Luglio 2009 ed in altri, si rivela che l'Ambasciata degli Stati Uniti a Quito disponeva d'informazioni interne dettagliate della Polizia ecuadoriana. Sono residui del controllo e dell'influenza che gli USA mantenevano nelle file della Polizia?

 

"Dove c’è stato fuoco, restano ceneri, e probabilmente sono rimaste delle ceneri da quelle parti", ha commentato il cancelliere Patiño.

 

Il giornale governativo El Ciudadano riporta la dichiarazione del Presidente Correa: "Non si può tollerare che l'ambasciatrice Hodges parli senza mezzi termini dei suoi informatori all'interno della Polizia e delle Forze Armate (...) Vuol dire che ha infiltrati nella Polizia e nelle Forze Armate".

 

Correa ha commentato anche che l'accusa contro Hurtado potrebbe essere dovuta al fatto che fu proprio lui a sciogliere l'Unità Investigativa Speciale della Polizia (UIES), che prima era controllata dall'Ambasciata degli Stati Uniti. Ricordò che per questo motivo vennero espulsi due agenti della CIA.

 

Bisogna rammentare che fino a pochi anni fa, gli Stati Uniti controllavano gli organismi dei servizi segreti polizieschi e militari dell'Ecuador, che rispondevano più all'Ambasciata che alle autorità dello Stato Ecuadoriano.

 

"È evidente che il governo USA ha nell'UIES (Unità Investigativa Speciale) e nella Direzione Nazionale Antidroga gli strumenti statali di maggiore cooperazione, per portare avanti la sua politica estera e di sicurezza in materia di narcotraffico, terrorismo e migrazione", segnalava una relazione della "Commissione d'inchiesta sui servizi d'intelligence militari e polizieschi ecuadoriani", creata dal Presidente Correa il 15 maggio 2008.

 

Correa (quando era comandante della Polizia il Generale Jaime Hurtado) tagliò il cordone ombelicale che univa l'Ambasciata degli Stati Uniti con gli organismi d'intelligence della polizia e delle Forze Armate. Dopo l'attacco colombiano all'accampamento delle FARC alla frontiera con la Colombia (1 marzo 2008), vennero alla luce gravi mancanze negli organismi d'intelligence di polizia ed esercito, i cui capi informavano innanzitutto gli USA o la Colombia, prima che l'Ecuador. Per questo motivo Correa ristrutturò gli organismi d'intelligence, sciogliendo l'UIES. Nel febbraio del 2009 espulse anche Max Sullivan, primo segretario dell'Ambasciata degli Stati Uniti, e l'addetto alla stessa, Armando Astorga, per la loro ingerenza negli affari della sicurezza ecuadoriana e concretamente nell'UIES.

 

L'Ambasciata USA finanziava direttamente l'UIES (2556000 dollari all'anno) per "tutte le attività di ordine amministrativo, logistico, d'intelligence ed operativo" (….) Questi "aiuti" erano stanziati in virtù di un "accordo verbale" tra l'Ambasciata USA e l'UIES, e non in accordo alle necessità nazionali, bensì a parametri stabiliti dalla Rete Internazionale Antidroga capeggiata dagli USA. "Questa condizione di dipendenza arriverebbe a situazioni estreme, come l'ingerenza dell'ambasciata degli Stati Uniti nel reclutamento e controllo del personale UIES, che periodicamente verrebbe sottoposto a verifica tramite dispositivi di rilevamento della verità, monitorati da specialisti dell'Ambasciata degli Stati Uniti", segnala la suddetta relazione della "Commissione d'inchiesta sui servizi d'intelligence militari e polizieschi ecuadoriani".

 

Quando ebbe fine l'"accordo verbale" tra l'Ambasciata degli Stati Uniti e l'UIES, Sullivan si portò via i veicoli ed i computer di questo organismo, che contenevano informazioni vitali per la sicurezza dell'Ecuador, per cui il governo ordinò la sua espulsione. Così informò l'allora cancelliere ecuadoriano Fander Falconí.

 

L'UIES, creata nel 1985 dal regime conservatore di León Febres Cordero per affrontare i gruppi d'insorti AVC e Montoneros Patria Libera, aveva un funzionamento segreto ed i suoi obiettivi non erano solamente i gruppi ribelli (i cui dirigenti subirono esecuzioni extragiudiziarie), bensì i gruppi sociali e dei diritti umani, oppositori politici e leader dell'opinione pubblica, considerati "un pericolo per la sicurezza interna", secondo l'indagine realizzata dalla Commissione della Verità. (3)

 

In un messaggio del 10 febbraio 2009 l'ambasciatrice Hudges lamenta il fatto che il "Comandante Generale della Polizia dell'Ecuador Jaime Hurtado ha ordinato il trasferimento di 3 capi e 20 membri delle unità di polizia, fondamentali per il successo in Ecuador della lotta contro il narcoterrorismo." (4)

 

E riferendosi all'UIES commentava che "l'Unità che è stata esaminata dall'Ambasciata, ha svolto un'eccellente cooperazione esecutiva in operazioni antidroga e di controinsurrezione”. L'UIES è stata utile strumento nella cattura di Simón Trinidad, membro della segreteria delle FARC, e di Nelson Yaguara, alias Maggiore Uriel, responsabile dell'attacco alla base militare colombiana Teteye. (5)

 

Si manterrà la cooperazione?

 

Correa ha adottato due misure non gradite agli Stati Uniti: 1) la decisione del governo dell'Ecuador di non rinnovare l'accordo per l'utilizzo di Manta come base militare statunitense; 2) rifiutare la firma del Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti.

 

Nell'ottobre del 2008 il Ministro della Difesa dell'Ecuador, Xavier Ponce, rese nota la relazione elaborata da una commissione creata dal presidente Correa, nella quale si concludeva che la CIA aveva infiltrato la Polizia e le Forze Armate, il che fu evidente anche nell'incursione colombiana in territorio ecuadoriano il 1° marzo 2008.

 

Dopo la diffusione di questa relazione, l'ambasciatrice Hodges evitò di riferirsi al suo contenuto, affermando che la "collaborazione tra Stati Uniti ed Ecuador proseguiva" e che "il suo paese lavora col Governo dell'Ecuador, coi militari e con la polizia per scopi molto importanti."

 

Il documento rivelato da Wikileaks descrive la strategia degli Stati Uniti: non affrontare apertamente il governo di Correa, bensì tentare d'influire al suo interno neutralizzando la posizione dei funzionari che vogliono "estromettere l'ingerenza degli Stati Uniti". Tale strategia può cambiare con l'ultimo incidente diplomatico.

 

Un mezzo della strategia statunitense per mantenere la sua influenza in Ecuador è stato l'aiuto economico. Secondo un bollettino stampa dell'Ambasciata degli Stati Uniti a Quito (gennaio 2011), questo sostegno ha superato nel 2010 i 70 milioni di dollari, dei quali 18 sono stati destinati all'assistenza militare, oltre 8 milioni alla lotta al narcotraffico ed altri reati internazionali, quasi 4 milioni per democrazia e governabilità, circa 10 milioni per la crescita economica, 450000 per la lotta contro il terrorismo. Cambierà questa situazione a causa dell'ultimo intoppo?

 

 

Note
 
(1)www.elpais.com/articulo/internacional/corrupcion/policial/Ecuador/generalizada/elpepuint/20110404elpepuint_12/Tes
(2) www.elciudadano.gov.ec/index.php?option=com_content&view=article&id=23157:ecuador-buscara-solidaridad-regional-en-caso-de-represalias-de-estados-unidos&catid=40:actualidad&Itemid=63
(3) Relazione della Commissione della Verità “Senza Verità non c’è giustizia”, Quito, 2010, tomo 2, p. 177.
(4) www.elpais.com/articulo/internacional/Cable/apoyo/Correa/ataques/EE/UU/elpepuint/20110404elpepuint_15/Tes
(5) Ibid