Nuestra America - Portorico |
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Alle
Nazioni Unite rimane fermo il processo
di decolonizzazione di Porto Rico
Una discussione lunga
trent’anni
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30.06.11 -
C.Maciel Adital
www.rebelion.org traduzione per
www.resistenze.org
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Il Comitato per la decolonizzazione delle Nazioni Unite ha ripreso lunedì scorso (20 giugno) il dibattito sulla situazione di Porto Rico. La questione viene discussa annualmente da almeno trent’anni, senza però la arrivare ad una soluzione favorevole a coloro che richiedono la fine del secolare rapporto di dipendenza dell'isola dagli Stati Uniti. Visto il protrarsi di questa situazione, il Fronte Socialista di Porto Rico ha condannato l’immobilismo del comitato accusandolo di complicità con gli Stati Uniti.
Il Fronte chiede che la questione venga discussa nel contesto della sessione plenaria dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. "Continuare a protrarre questa discussione e ritardare l'intervento internazionale è sinonimo di complicità con un sistema che prosegue nella distruzione di una nazionalità per mantenere una enclave economica nei Caraibi", afferma il comunicato stampa del Fronte Socialista.
Quest'anno, il dibattito nel Comitato si è tenuto circa una settimana dopo la visita a Porto Rico di Barack Obama, presidente degli Stati Uniti. Durante la visita, il problema è venuto a galla in seguito alle proteste dei movimenti sociali, che hanno rivendicato l'indipendenza e la libertà per i prigionieri politici in lotta per la decolonizzazione dell'isola.
La visita è stata la prima di Obama, 50 anni dopo quella di John F. Kennedy. Barack Obama, che sarebbe già in campagna elettorale per la rielezione del 2012, ha promesso un referendum sulla questione. I movimenti indipendentisti rifiutano e dubitano molto sulla proposta, visto che attualmente, non possono neppure esprimere liberamente le loro opinioni senza subire la repressione. Oscar Lopez Rivera, per esempio, è il più vecchio prigioniero politico dell'emisfero, detenuto da quasi tre decenni.
In questo contesto, il comunicato del Fronte Socialista di Porto Rico ha anche denunciato "la creazione di un sezione speciale del FBI per perseguire ed arrestare i militanti in lotta, classificandoli nella nuova categoria di 'terroristi domestici', che consente alle agenzie repressive federali degli Stati Uniti di violare i nostri diritti e di utilizzare tutte le loro risorse per opprimere le istanza indipendentiste".
Il Comitato discute un progetto di risoluzione presentato da Bolivia, Ecuador, Nicaragua e Venezuela. Il progetto sottolinea l'urgenza per il governo degli Stati Uniti di assumersi le proprie responsabilità al fine di accelerare un processo che consenta ai portoricani di esercitare il loro inalienabile diritto all'autodeterminazione. L’azione di solidarietà in questi paesi è apprezzata dai membri del Fronte.
"Nel progetto di risoluzione viene affermato che Puerto Rico è, e continuerà a rimanere, per la propria cultura, la propria storia, le tradizioni e soprattutto per la volontà irremovibile del suo popolo, una nazione dell'America Latina e dei Caraibi, con una propria identità nazionale, che i portoricani sono riusciti a mantenere nonostante il processo di colonizzazione subito", ha dichiarato Pedro Nunez Mosquera diplomatico cubano al Comitato.
Breve storia
Puerto Rico fu una colonia spagnola per quasi 400 anni. Nel 1898, le forze armate Usa invasero l'isola durante la guerra ispano-cubano-americana ed il territorio è diventato una colonia degli Stati Uniti. Da allora, i portoricani hanno la cittadinanza statunitense. Dal 1952, Puerto Rico è sotto lo stato del Commonwealth. Fino ad oggi, parte del suo popolo lotta per svincolarsi totalmente dagli Stati Uniti, subendo intimidazioni e repressioni. |
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La situazione coloniale di Porto Rico è una questione dell’America Latina |
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17.03.11 - Yoel Perez Marcano Aporrea/Adital (pl)
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La
crisi generale in cui si dibatte il sistema capitalista e in particolare, il
suo epicentro imperiale, gli Stati Uniti, fa diventare i popoli ed i paesi
coloniali vittime principali delle sue rigide formule per superare la crisi,
per quanto fa crescere lo sfruttamento del lavoro, riduce il lavoro, aumenta
le tariffe dei servizi e delle tasse, mentre riduce le contribuzioni per
finanziare i presupposti fiscali necessari per mantenere le spese pubbliche
sociali e in speciale, l’attenzione dei settori sociali più vulnerabili.
Questa formula capitalista di sostegno della crisi del Capitale è applicata
dagli Stati Uniti a Porto Rico, ciò che ha portato alla riduzione di 30000
posti di lavoro nell’Amministrazione Pubblica, la riduzione dei presupposti
per la sanità, l’educazione e l’assistenza sociale ed all’incremento delle
tasse e dei diritti; decisioni che hanno impoverito migliaia di famiglie
portoricane e hanno aumentato l’accattonaggio, la violenza sociale ed il
commercio della droga, come strategia di sopravvivenza di centinaia di
migliaia di giovani disoccupati e senza futuro. |
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