La visita di Barack Obama
in America Latina (Brasile, Cile e El Salvador) dal 19 al 23
Marzo prosegue tra gli attuali eventi profondamente
drammatici in Libia e nei suoi dintorni.
L’azione militare della coalizione Occidentale nei confronti
del “Regime sanguinario di Gheddafi” sta diventando sempre
più violenta. L’avvio di un intervento di terra è solo
questione di tempo.
L’ostentato ordine di Obama di attaccare la Libia, impartito
al 42esimo minuto della conversazione riservata con la sua
controparte brasiliana Dilma Rousseff ha dimostrato un
episodio ancor più scioccante del soggiorno del leader
statunitense in America Latina. Un consigliere Statunitense
del Presidente si è avvicinato ad Obama a dispetto di tutti
gli standards di protocollo diplomatici e gli ha consegnato
un foglio. Il Presidente degli Stati Uniti gli ha dato uno
sguardo, ha preso un telefono cellulare dal suo consigliere
e ha detto con voce ferma “Procedete!”. Il Presidente Afro –
Americano ovviamente ha cercato di impressionare Dilma con
la sua risoluzione, e di dimostrarle che ci sono momenti in
cui la diplomazia e le buone maniere vengono messe da parte.
L ’Ambasciatore brasiliano alle Nazioni Unite si è astenuto
durante il Consiglio di Sicurezza dal votare la risoluzione
sulla Libia. Dilma Rousseff sembra essere più flessibile
riguardo le relazioni bilaterali rispetto al suo
predecessore Luiz Inacio Lula da Silva. Lula disse che era
interessato a sviluppare relazioni con gli Stati Uniti, ma
spesso sosterrebbe Chavez. Questa volta, anche Lula –
l’unico dei quattro precedenti Presidenti brasiliani ad
esser stati invitati a partecipare alla cena ufficiale con
Obama, ha declinato l’invito. Ma Dilma agisce diversamente.
Lei ha parlato chiaro, vorrebbe la rimozione delle barriere
doganali per i beni Brasiliani, come ad esempio l’etanolo,
carne di maiale, succo d’arancia, cotone e acciaio. Il
Brasile necessita anche dell’appoggio degli Stati Uniti per
ottenere lo status di membro permanente nel Consiglio di
Sicurezza ONU. Questi sono chiaramente interessi di vasta
portata, ma il Brasile è disponibile ad un negoziato,
annoverando anche un cambiamento di posizione riguardo
l’accordo del così detto “Problema Chavez”.
I report televisivi sugli sviluppi in Libia sono trasmessi
in America Latina seguendo programmi specifici negli studi
televisivi statunitensi. Le incursioni aeree della NATO
contro le strutture militari, gli attacchi con missili da
crociera sul governo di Jamahirya e sulle sedi del partito,
la caccia a Gheddafi attraverso l’uso di droni – tutto ciò
si alterna con reports sulla visita di Obama in Sud America.
I Presidenti ospiti e padroni di casa a Brasilia, Santiago
del Cile e San Salvador, hanno stretto mani, pronunciato
discorsi cordiali, si sono profusi in inchini, per
dimostrare che l’America Latina è presumibilmente
disinteressata (non poi del tutto) a ciò che sta accadendo
sull’altro lato del globo, - in Libia.
I Presidenti della cricca di Washington in America Latina
approvano puntualmente l’uso della forza da parte degli
Stati Uniti contro coloro i quali “non sono con noi”. I
Presidenti di Messico, Honduras, Costa Rica, Panama,
Colombia, Perù e Paraguay, hanno espresso il loro sostegno
all’attuale azione militare contro la Libia. I Presidenti di
El Salvador e Cile, Mauricio Funes e Sebastian Pinera sono
partners affidabili di Washington, sempre pronti ad
allinearsi con Barack Obama.
Tuttavia i paesi dell’Alleanza Bolivariana per le Americhe,
- Venezuela, Bolivia, Nicaragua, Ecuador e, chiaramente
Cuba, si rendono conto fin troppo bene della ragione di
fondo degli eventi in Libia. E la ragione è il petrolio.
Fidel Castro predisse che la guerra era inevitabile molto
tempo prima che venisse lanciata l’operazione “Alba
dell’Odissea”. Le risoluzioni 1970 e 1973 del Consiglio di
Sicurezza ONU sono una dimostrazione di disprezzo nei
confronti di qualsiasi misura di legge internazionale.
Coloro i quali non erano d’accordo venivano “polverizzati”,
come presunto da Hugo Chavez. Stiamo assistendo alla
progressiva attuazione del piano della globalizzazione per
creare un “caos controllato” con il pretesto di interferire
nelle questioni interne di quei paesi che hanno una “nota
negativa”. L’obiettivo finale del progetto è
l’annichilimento di coloro che si oppongono allo stile di
globalizzazione americano. Ora è la Libia ad essere sotto
attacco, ma il prossimo della lista è l’Iran. Questa sembra
essere un’operazione sistematica di ripulitura contro quei
paesi che collaborarono con la Russia, per garantire un
accerchiamento strategico di quest’ultima.
Recentemente Hugo Chavez ha fatto diverse dichiarazioni
circa gli eventi in Libia. Dice di esser sicuro che la
coalizione Occidentale abbia attaccato il paese Arabo per
impossessarsi delle sue più ricche riserve petrolifere e per
distruggere fisicamente Gheddafi. “Sfortunatamente, ha detto
Chavez, le Nazioni Unite sostengono la guerra nonostante ciò
sia in conflitto con i principi fondamentali
dell’Organizzazione”. Rivolgendosi ai latino – americani
durante la sua trasmissione “Ciao, Presidente!” ha risposto
a questa domanda “Chi ha dato a questi paesi , - Stati
Uniti, Francia ecc. Il diritto di bombardare la Libia? Sono
stati già segnalati civili uccisi durante le incursioni
aeree. Questo è ovvio essendo la Libia bombardata dal mare,
con 300 o 400 bombe e proiettili che colpiscono case e
ospedali. Questa è un’operazione militare crudele che non
riuscirà a distinguere tra innocenti e colpevoli. Chiediamo
che l’attacco venga interrotto!”.
Le dichiarazioni di Hugo Chavez sono state condivise dalle
sue controparti Boliviana, Ecuadoriana e Nicaraguense.
Daniel Ortega ha esortato i paesi della coalizione
Occidentale “a tornare in loro e dimostrare comprensione
verso la proposta di Gheddafi di avviare un dialogo”. Per
Ortega è ovvio, come anche per Chavez, che l’obiettivo
principale degli aggressori è quello di impossessarsi delle
ricchezze petrolio e gas della Libia: “Gli aggressori sono
in gara tra loro per chi dovrà essere il primo ad occupare
la Libia”. Il Presidente della Bolivia, Evo Morales, ha
denunciato l’azione militare occidentale e ha garantito che
tutti i colpevoli stranieri della morte di cittadini Libici
“verrebbero identificati e processati”. Rivolgendosi ai
giornalisti, Morales ha detto “Ancora non sappiamo la
completa verità riguardo ciò che sta realmente accadendo in
Libia, perciò i mass media dovrebbero continuamente battersi
per ottenere informazioni imparziali”.
Il sentimento anti-americano sta crescendo rapidamente alla
luce degli eventi in Libia. Solo due o tre settimane fa,
l’Ambasciatore Statunitente in Brasile, Thomas Shannon ha
chiesto di usare Piazza Cinelandia, nella centrale Rio De
Janeiro, per il discorso pubblico di Barack Obama a 30 000
Brasiliani. Il Presidente degli Stati Uniti cerca di
imitare, anche se in sua assenza, Hugo Chavez, per
verificare se potesse risultare altrettanto popolare in
America Latina. Ma le aspettative statunitensi hanno
dimostrato avere vita breve, e l’Ambasciata ha dovuto
cancellare il discorso previsto. E’ diventato difficile
garantire la sicurezza personale di Obama. I Brasiliani si
sono indignati così tanto per il bombardamento della Libia
che i responsabili della sicurezza del leader Americano
avevano tutte le ragioni di aspettarsi problemi. Il breve
slogan “Obama, vai a casa!” è diventato piuttosto popolare
in Brasile. Nonostante ciò Barack Obama ha parlato al Teatro
Municipale di Rio ad un pubblico decisamente più ristretto
di 2000 ospiti selezionati, di cui ufficiali di sicurezza
degli Stati Uniti, diplomatici e ufficiali di polizia
costituivano più della metà.
Le proteste contro gli attacchi anti –libici sono state
riportate da tutte le nazioni Latino- Americane. 42 partiti
del centrosinistra si sono riuniti in un seminario
internazionale in Messico per adottare una dichiarazione
sulla Libia. Alcuni di coloro che hanno firmato sono membri
di partiti al potere, come ad esempio il Movimento per il
Socialismo della Bolivia, il Fronte Ampio dell’Uruguay, il
Partito dei Lavoratori del Brasile, il fronte Farabundo
Martì per la Liberazione Nazionale di El Salvador ecc. Una
manifestazione è stata organizzata a Santiago del Cile sotto
lo slogan “Per la Pace, contro la Guerra”. Ulteriori
proteste si preparano in Cile per denunciare la visita
“dell’aggressore Obama”. La sicurezza è stata rafforzata
nelle ambasciate degli Stati Uniti nelle nazioni del Centro
e Sud America. Gli ufficiali statunitensi temono
rappresaglie dai sostenitori radicali di Gheddafi. Varie
generazioni di rivoluzionari Latino – Americani sono state
educate sulla base del principale lavoro teoretico di
Gheddafi- il suo Libro Verde.
Tra questi rivoluzionari c’è William Izarra del Venezuela un
cospiratore ufficiale in pensione che ha viaggiato in Libia
molto tempo prima che il tenente colonnello Hugo Chavez
emerse sulla scena politica del Venezuela. Veterano
dell’esercito, Izarra è ora responsabile del Centro per la
formazione ideologica del Partito Socialista del Venezuela.
Un “Communiquè” è stato divulgato a nome del Centro,
affermando questo, in particolare: “Stiamo dando l’allarme a
causa dell’attuazione dei piani di invasione militare della
Libia da parte degli Stati Uniti e della NATO. Devastante
al punto da poter avere delle conseguenze sulla gente della
Libia e creare un traumatizzante stereotipo della percezione
di una guerra di “quarta generazione” in Africa, Asia e
America Latina.
Il “Communiquè” incita affinché vengano aumentati gli sforzi
della propaganda a supporto della Libia, e per condannare
“l’asse” degli alleati Stati Uniti – Canada – Unione
Europea- Lega Araba. Izarra non ha alcun dubbio che
l’attacco nei confronti della Libia accrescerà i processi di
destabilizzazione in Venezuela e provocherà movimenti attivi
degli oppositori di Chavez nel 2011 e 2012, nella corsa alle
elezioni presidenziali. Il piano sicuramente conterà su
azioni concordate da parte di forze esterne (Stati Uniti) e
interne (l’opposizione, “La Quinta Colonna”, “Chavismo senza
Chavez”) che cercano di impedire che il leader venezuelano
possa concorrere alle future elezioni presidenziali.
Nil NikandrovFonte:
www.strategic-culture.org
Link:
http://www.strategic-culture.org/news/2011/03/22/obama-libyan-scenario-for-venezuela.html
22.03.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MADDALENA
IESUE’