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Contributo del PCC al 12°

incontro internazionale dei PC

 

20.02.11 - di Julio Garmendia su www.solidnet.org del 20/02/2011

Intervento di Julio Garmendia, delegato cubano da Partito Comunista Cubano - www.pcc.cu - in www.solidnet.org traduzione www.resistenze.org

 

12° IMCWP - Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai
3-5/12/2010 - Tshwane - Sudafrica

 

Cari compagni,

Ancora una volta ci riuniamo per un fine comune e per una responsabilità che ci rafforza e ci motiva: l’impegno costante a difendere gli interessi dei nostri popoli e di lottare per trasformare l’attuale panorama economico, politico e sociale, mentre costruiamo un mondo di pace, di giustizia e di solidarietà.

Vorremmo estendere il nostro ringraziamento al Partito Comunista Sudafricano per tutti gli sforzi compiuti nell’organizzare e realizzare questo incontro, un incontro che riteniamo sia di notevole importanza dato il momento storico in cui si svolge e perché ci offre l’occasione per festeggiare il nostro primo incontro in Africa, permettendo ai rappresentanti delle forze politiche africane, nate dai movimenti di liberazione, di unirsi a noi nel programma, in modo da impregnare l’evento di nuova qualità e importanza.

Allo stesso tempo, esprimiamo la nostra gratitudine per la solidarietà infinita e sincera che abbiamo sempre ricevuto dal continente africano, che ci accoglie oggi, e che ci ha sostenuto nelle nostre principali battaglie politiche: contro l’embargo, per la libertà dei nostri Cinque eroi cubani, e in altri momenti non meno importanti. La nostra gratitudine si estende a quell’Africa che è stata fedele all’entità nota come il Terzo Mondo e che mantiene la convinzione che sfide comuni ci identifichino.

A queste latitudini, migliaia di internazionalisti cubani hanno versato il loro sangue e fornito il loro importante contributo per l’eliminazione di uno dei regimi più vergognosi mai conosciuti dall’umanità: l’apartheid. Nelle parole del compagno Fidel Castro, “Apartheid è il capitalismo e l’imperialismo nella sua forma fascista e implica l’idea di razze superiori e inferiori”.

Siamo particolarmente lieti di ritrovarci qui in Sudafrica, la terra di Nelson Mandela, il simbolo inequivocabile delle lotte di questo continente e delle lotte di tutti i popoli oppressi del Terzo Mondo.

Ricordiamo la prima volta che questo incontro ha avuto luogo nel 1998. E’ stata un’iniziativa politica importante, che siamo stati in grado di rafforzare, creando uno spazio che ha consentito scambi e discussioni e lo sviluppo di strategie, permettendoci di comprendere meglio l’un l’altro e di interpretare le nostre realtà con criteri pragmatici ma tuttavia scientifici.

Si incontrano oggi in questa sala gli esponenti di decine di partiti politici, che costituiscono un potenziale inestimabile per definire le priorità e consolidare le azioni che, a seconda degli scenari in cui ci si troverà ad agire, richiederanno maturità ideologica, sacrificio e soprattutto, quale criterio essenziale, quello di lavorare per l’unità dei comunisti e la loro alleanza con il movimento operaio, la classe proletaria, che i poteri egemonici stanno cercando di sfibrare, ridurre al silenzio e dipingere come informe e priva di ideologia.

L’unità è stata determinante per il progetto rivoluzionario cubano. L’unità che difendiamo, e sempre difenderemo, lo è in quanto arma essenziale di fronte a un nemico che vorrebbe dividerci e confonderci con le sue molteplici risorse, tra cui la manipolazione dei mezzi di comunicazione di massa. L’unità come strategia e come tattica, perché siamo convinti che senza unità, la rivoluzione cubana non avrebbe raggiunto le conquiste di cui il nostro popolo oggi gode. Questa esperienza continua a rappresentare per noi non solo un bagaglio ma anche una sfida.

Durante l’ultimo Gruppo di lavoro tenutosi in Portogallo, è stato deciso che il tema di questo incontro sarebbe stato “L’aggravarsi della crisi sistemica capitalista. Il ruolo dei comunisti nella difesa della sovranità, la consolidazione delle alleanze sociali e il rafforzamento del fronte antimperialista nella lotta per la pace, il progresso e il socialismo”, ed è proprio per poter superare le sfide che ci vengono presentate oggi che dobbiamo essere più uniti che mai, tra di noi e con il nostro riferimento naturale: i lavoratori.

Dobbiamo anche dire che gli avvenimenti sulla scena internazionale, da quando quel tema è stato deciso, sottolineano quanto opportuna sia stata la nostra scelta. Non è nostra intenzione in questo momento analizzare i suoi obiettivi uno per uno, che sarebbe impossibile, ma possiamo invece valutare l’interpretazione e gli insegnamenti che ne derivano.

In primo luogo, vorremmo condividere con voi qualcosa che, a nostro avviso, costituisce uno dei maggiori pericoli che affronta l’umanità, su cui il compagno Fidel Castro ci ha avvertito in più di una occasione; ci riferiamo alla possibilità reale che gli Stati Uniti o uno dei suoi alleati possa scatenare una guerra con armi nucleari, mettendo in pericolo l’esistenza stessa dell’umanità.

Non possiamo ignorare che gli interessi economici, l’irresponsabilità e l’ostinazione di certi gruppi di potere delle principali potenze imperialiste potrebbero provocare una guerra nucleare regionale che diventerebbe, senza dubbio, un conflitto nucleare globale con conseguenze catastrofiche.

I governi di Stati Uniti e Israele sostengono le loro politiche ostili e la loro ingerenza negli affari interni di altre nazioni, come nel caso dell’Iran, e continuano ad incoraggiare altri conflitti che non sono meno rischiosi, come quello della penisola coreana. Pertanto è un dovere delle forze progressiste e rivoluzionarie in tutto il mondo smascherare i piani guerrafondai ed esigere il rispetto per la vita e per il pianeta su cui viviamo. Oggi, la lotta per la pace deve essere la premessa su cui basare il nostro lavoro politico e ideologico.

Abbiamo l’obbligo di esigere che i governi del pianeta ottemperino a tale responsabilità, quella cioè di salvaguardare il genere umano, e di fronte a quella rivendicazione non possiamo restare indifferenti. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che se non fermiamo per tempo un conflitto nucleare, “domani sarà sempre troppo tardi”, come Fidel stesso ha dichiarato. Anche noi, i comunisti, dobbiamo contribuire a questa lotta.

Compagni, solo poche settimane fa, il nostro paese ha raggiunto una nuova vittoria alle Nazioni Unite dove è stata approvata, praticamente all’unanimità, la risoluzione intitolata: “La necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba”. Centottantasette voti a favore, due contrari (Stati Uniti e Israele), e tre astensioni (Isole Marshall, Micronesia e Palau): un’ulteriore dimostrazione che gli Stati Uniti sono isolati nell’attuazione di questo espediente ostile e genocida, che deve cessare immediatamente e unilateralmente.

Riteniamo che questa vittoria appartenga al popolo cubano, ma anche alle migliaia, ai milioni di amici e compagni di tutto il mondo che hanno assunto questa battaglia come propria perché capiscono benissimo che il blocco, oltre ad essere ingiusto e disumano, ha lo scopo di distruggere la Rivoluzione e il suo esempio di resistenza e di sovranità nazionale.

Da questo forum vorremmo esprimere la nostra gratitudine per le iniziative che molti dei partiti presenti qui oggi hanno portato avanti in sostegno della libertà per i Cinque eroi cubani, attivisti antiterroristi, prigionieri nelle carceri degli Stati Uniti, simboli di integrità, coraggio e fedeltà infinita ai loro principi, al di là delle pressioni e ricatti inflitti a loro e ai loro parenti. Questa ingiustizia deve finire.

Compagni, l’attuale governo statunitense e il suo presidente, Barack Obama, nonostante le sue promesse di cambiamento, hanno continuato la politica imperialista dei loro predecessori, sottolineando la natura aggressiva delle politiche di Washington in diverse parti del mondo. Per quanto riguarda Cuba, il blocco rimane intatto, la base navale di Guantanamo è occupata e trasformata in una prigione in cui viene usata la tortura, i nostri Cinque eroi sono ancora detenuti, mentre il clamore della solidarietà internazionale per la loro libertà si è sentito con forza sempre maggiore.

Compagni, vogliamo approfittare della presenza dei rappresentanti dei Partiti comunisti e operai per parlare del processo di aggiornamento del modello economico cubano, che, come sappiamo, ha fatto sorgere alcune domande, soprattutto perché i nostri nemici hanno manipolato la questione ancora una volta nel tentativo di screditare la rivoluzione cubana e la sua leadership storica.

Il processo di trasformazione che è stato avviato nel nostro paese affronta il momento storico che la rivoluzione sta attraversando. I cambiamenti sono in gran parte il risultato dell’attuale situazione internazionale e delle esigenze e necessità cui noi cubani dobbiamo far fronte in base al nostro contesto e la nostra realtà.

La nostra rivoluzione è una rivoluzione autentica, quindi le nostre misure sono autentiche; non cerchiamo di copiare né di imitare qualsiasi modello o paese. Dobbiamo anche sottolineare che queste trasformazioni hanno un nome; sono trasformazioni socialiste, dal momento che non è possibile distaccarci dai nostri principi; stiamo costruendo e continueremo a costruire il socialismo a Cuba, e che nessuno lo metta in dubbio.

Le linee guida della politica economica e sociale che abbiamo discusso prima tra noi cubani, senza pressioni o interferenze provenienti dall’estero, e che successivamente attueremo, hanno l’obiettivo essenziale di realizzare un’economia più efficiente e sostenibile, con lo scopo principale di preservare la nostra sovranità e indipendenza, e al tempo stesso consolidare le nostre conquiste in settori sensibili come l’istruzione, la salute e la cultura. Quando saranno necessari dei cambiamenti, verranno introdotti in modo coerente e graduale, con l’appoggio dei nostri lavoratori, nessuno dei quali verrà lasciato senza sostegno o la possibilità di avere un lavoro dignitoso. Non si tratta di riforme o di privatizzazioni, come i nostri nemici hanno cercato di fare credere nel tentativo di confondere le acque. Stiamo invece aggiornando un modello economico basato sul principio della pianificazione e non su quello del mercato.

Il momento culmine di questo processo democratico e partecipativo sarà il 6° Congresso del nostro Partito, ad aprile dell’anno prossimo [2011], in concomitanza con il cinquantesimo anniversario della vittoria della Baia dei Porci, la prima grande sconfitta militare degli Stati Uniti d’America e la proclamazione del carattere socialista della rivoluzione cubana.

Compagni, il mondo sta vivendo momenti cruciali per le sue operazioni future, e così la nostra responsabilità diventa ancora maggiore, in contesti che sono più difficili e ostili. Il nemico ha il potere mediatico, ha il potere finanziario, ma non ha il fattore motivante essenziale per progredire: l’impegno popolare.

Il movimento conservatore di destra avanza. In Europa, per citare solo un esempio, è al potere in venti dei ventisette paesi che compongono l’Unione Europea e applica senza pietà le sue politiche sociali neoliberiste xenofobe ed escludenti senza preoccuparsi per la sorte di milioni di donne, bambini e anziani.

In America Latina, che in questo momento festeggia il bicentenario dell’inizio della sua emancipazione, contraddistinta dalla lotta per l’indipendenza nella maggior parte dei suoi paesi, si verificano pesanti tentativi di invertire i processi in corso; l’azione più recente è stato il tentato colpo di stato in Ecuador contro il presidente Correa, democraticamente eletto dai cittadini del suo paese, mentre al tempo stesso le controversie e conflitti tra i governi e le popolazioni della zona vengono alimentati e imposta l’installazione di basi militari yankee.

Tuttavia, gli sforzi di integrazione in questa regione sono sempre in aumento. ALBA, MERCOSUR e CARICOM e altri costituiscono reali alternative al predominio sulle nostre nazioni e lo sfruttamento delle nostre ricchezze, e al tentativo di mettere da parte e soppiantare la nostra cultura.

Sarà dovere irrinunciabile dei comunisti coinvolgere le nuove generazioni nelle battaglie che stiamo combattendo e nelle impegnative lotte che dovremo sviluppare in ognuno dei nostri paesi.

Compagni, non vogliamo concludere senza ricordare la nostra rinnovata solidarietà con le popolazioni martoriate della Palestina, con il popolo saharawi, vittime di una nuova repressione, con i nostri fratelli e sorelle haitiani che stanno affrontando una tragedia nazionale causata dal devastante terremoto di gennaio [2010] e un’epidemia di colera che ha finora preso la vita di circa 1.500 dei loro cittadini, mentre l’aiuto internazionale, richiesto sempre più urgentemente, è in ritardo e inadeguato.

La lotta che ci attende negli anni a venire non sarà meno ardua e difficile. Lo scontro tra capitale e lavoro, nelle sue nuove forme, sarà sempre più presente nelle nostre battaglie per i diritti dei lavoratori. Il marxismo-leninismo continuerà a essere la luce guida per il proletariato.

Viva il Socialismo!

Grazie.