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Il traduttore si scusa per gli errori

 

“I miei ricordi di Camilo”…

 

 

30.11.11 - Luis Hernández Serrano www.granma.cu

 

L’8 settembre scorso è morta Olga Felipa Llera Fernández, ‘Cuquita’, che fu la segretaria del Comandante Camilo Cienfuegos dal trionfo della Rivoluzione del gennaio del 1959, sino alla sua scomparsa fisica, il 28 ottobre di quello stesso anno.

 

La nipote di Cuquita, Aracelys Llera, ha incontrato chiusi a chiave in un cassetto degli appunti scritti a mano con il titolo “I miei ricordi di Camilo”.

 

Cuquita parlava sempre dell’Eroe di Yaguajay senza vantarsi d’aver avuto il privilegio d’essere la sua segretaria. Nelle note scoperte si legge: “Camilo era un uomo eccezionale da tutti punti di vista”. Così comincia il testo di Olga, del quale rispettiamo sintassi e ortografia. “Non era solo quello che tutti conoscono, coraggio, allegria, scherzoso e molto rivoluzionario, con uno spirito incorruttibile e fedele al nostro Comandante.

 

Aveva molte altre sfumature molto meravigliose che non sono di dominio pubblico, tra le quali un potere unificatore di convincimento dove c’erano discrepanze, con la sua parola loquace e le sue analisi profonde della realtà esistente e quello che dovevamo realizzare unendoci tutti, per una forma di governo differente, per la Patria che stava al di sopra di tutto e di tutti; riusciva a dissolvere a dare soluzione a gravi problemi (...)

 

Camilo era un elemento che univa profondamente in quei momenti (…) oggi con voi mi riferirà alla disciplina che lui ricordava con nostalgia e pose in pratica nelle nascenti Forze Armate Rivoluzionarie”.

 

Qui Olga, con caratteri più piccoli scrisse quello che si era dimenticata di dire e, considerandolo importante, lo introdusse dove appena c’era spazio, perchè non mancasse nella sua esposizione: “Inculcare nelle forze armate il senso del mutuo rispetto e l’umano concetto che l’autorità si esercita mediante l’intesa e la ragione e non con la forza bruta”. E continua: 1º - introduzione generale, molto studio (...) (Discorsi alle truppe nel poligono di Ciudad Libertad, febbraio, 9 e 11 del 1959).

 

“Dai primi giorni di gennaio si è cominciato a valutare il grado di scolarità della truppa e almeno 500 non sapevano leggere e scrivere. Ha chiamato maestri volontari attraverso i giornali, perchè non aveva come pagarli, dato che tutti i fondi li avevano portati via nelle valige, vuotando le casse dallo Stato”.

 

“Il 9 febbraio parlò nel poligono alla truppa, incitandoli a studiare e convincendoli del perchè e l’1 febbraio parlò di nuovo, dicendo che erano pronte le aule e invitandoli a studiare, altrimenti li avrebbe licenziati, e da lì cominciò l’alfabetizzazione e le differenti scuole per gli secolarizzati. Nel teatro di Ciudad Libertad, di notte, si davano lezioni speciali e Camilo riceveva e dava lezioni a sua volta, sapete di cosa? Di espressione orale, di relazioni umane e di relazioni pubbliche (sottolineato da lei). Camilo diceva che la cosa più importante quando uno si dirigeva a un cittadino era l’espressione orale, con buone maniere, una corretta informazione che era indispensabile far comprendere la mancanza, istruirlo, guadagnarselo, captarlo e non dissociarlo, molestarlo o avvelenarlo.

 

Per Camilo portare e mantenere con orgoglio l’uniforme era la battaglia principale. Diceva che uno solo che si comportava male, che denigrava quell’uniforme, ripercuoteva il danno sugli altri. In questo senso sostiene che il Signore dell’Avanguardia ha dettato leggi militari, proibendo cose che non si potevano fare in uniforme, come correre con le macchine recupera valori, bere nelle cantine e nei bar e usare inadeguatamente le armi.

 

Riassumendo, dice finalmente la segretaria di Camilo, la forma di comportarsi con l’uniforme addosso dev’essere immacolata: si deve portare con onore, perchè questa uniforme rappresenta l’orgoglio del nostro Stato e non si deve nè si può usare a detrimento dello Stato, e nemmeno per un uso individuale.

 

L’anniversario della

nascita di Camilo

 

 

4.02.11 - Gianfranco Ginestri www.granma.cu

 

 

“K-100-Fuegos”: così si firmava scherzosamente (era un tipo sempre allegro, burlone e sorridente) il Comandante Camilo Cienfuegos Gorriaran, liberatore de L’Avana, assieme a Che Guevara, dopo la fuga del dittatore Batista, il 1° Gennaio del 1959.

Nato nel popolare quartiere Lawton della capitale, il 6 febbraio del 1932 (di 4 anni più giovane del “Che” e 6 anni più giovane di Fidel) da ragazzo, Camilo era stato sarto-operaio assieme ai genitori e redattore del giornale antifascista avanero “Lidice” col fratello maggiore Osmany.

 

Emigrò ventenne negli Stati Uniti dove si sposò con l’infermiera salvadoregna Isabel Blandòn. Dagli Usa, nel maggio 1956, raggiunse Fidel a Città del Messico per essere arruolato nella spedizione degli 82 partigiani antibatistiani che partirono per Cuba col battello Granma nel novembre-dicembre 1956.

 

Successivamente Camilo si distinse per il suo enorme coraggio sulla Sierra Maestra Cubana nel biennio 1957-58: da soldato semplice in poco tempo diventò comandante di una delle più ardite colonne dell’Esercito Ribelle: la n. “2” dedicata ad Antonio Maceo.

 

E a soli 26 anni, grazie alla sua popolarità, subito dopo la vittoria della Revoluciòn, divenne il capo di stato maggiore di tutto l’Esercito Ribelle, ma pochi mesi dopo (28 ottobre 1959) il suo piccolo aereo di ritorno da Camaguey cadde nell’Oceano Atlantico durante un uragano e il suo corpo non venne mai più ritrovato.

 

Varie scuole sono a lui intitolate (soprattutto le scuole militari) e la sua foto appare in molte case cubane, assieme a quella del “Che”. A Cuba è d’uso che, il giorno della ricorrenza della sua morte, i bambini e la popolazione tutta getti in mare, o in fiume, o in un lago, un fiore per ricordarlo: “Una flor para Camilo”.

 

Attualmente in Italia c’è poco su di lui: esiste solo un video-libro a lui dedicato, dal titolo: “Camilo, un tempo sei stato comandante: vita e lotta di Camilo Cienfuegos”, della Casa Editrice “Il Papiro” di Via Monte Sabotino 34, cap 20099, Sesto San Giovanni (Milano).

 

In Cuba i libri dedicati a Camilo sono stati scritti quasi tutti dal generale William Galvez Rodriguez, che fu un suo ufficiale: il più importante è intitolato “Camilo, señor de la vanguardia”, di 600 pagine, edito la prima volta nel 1979 per la Editorial de Ciencias Sociales de La Habana. Attualmente nelle librerie dell’Avana è in commercio anche il grazioso album a fumetti “100 momentos en la vida de Camilo Cienfuegos”, di 30 pagine, scritto dal giornalista Victor Perez-Galdos Ortiz, e disegnato dal pittore Manuel Fernandez Malagon, edito nel 1999 dalla Editorial Pablo de la Torriente, con sede all’Avana.

 

Infine nel 2001 è uscito a Cuba un Cd-Rom multimediale sulla sua vita e l’opera di Camilo dal titolo “K-100-Fuegos: Señor de la Vanguardia”, con otto capitoli, 2.000 foto, e tanti inediti, redatto dal Joven Club de Computacion del Municipio di Yaguajay e dal Museo Memoriale Nazionale Camilo Cienfuegos Gorriaran, situato a Yaguajay, in provincia di Sancti Spiritus.

 

In questa località egli alla fine del 1958 comandò la sua Colonna Rebelde n. 2 prima di liberare l’Avana Capitale. In questa zona il 28 ottobre 1959 il suo aereo precipitò in mare per colpa di un uragano, e il suo corpo scomparve per sempre: ecco le motivazioni che giustificano qui la presenza del memoriale in omaggio a Camilo. (All’Avana c’è un museo su di lui nella casa natale di Calle Pocito 228 angolo Calle Lawton).

 

Per ulteriori informazioni vedasi il seguente interessantissimo e informatissimo sito web cubano: 

 

http://granma.co.cu/temas1/index.html