Il traduttore si scusa per gli errori |
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Cinco
Palmas è un’altra pagina
gloriosa della storia di Cuba |
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17 dicembre 2011 - www.granma.cu
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Il 18 dicembre ci ricorda uno di quegli istanti che esprimono la grandezza di spirito, la decisione patriottica, la determinazione di lotta e la fiducia nella vittoria che hanno sempre animato gli uomini che hanno guidato i rivoluzionari cubani nelle diverse tappe della storia del nostro popolo come nazione.
Accadde 55 anni fa. Erano passati tredici giorni da quando i membri della spedizione del Granma avevano sofferto l’amaro attacco di Alegría de Pío.
Alcuni morti, altri feriti, la maggioranza dispersi, cominciò per i sopravvissuti la terribile odissea della persecuzione e della fame, acuita dalla stanchezza provocata dalla traversata da Tuxpàn a Las Coloradas, le marce continuate dopo lo sbarco e la preoccupazione per la mancanza di comunicazione e di notizie sul Capo della Rivoluzione.
Fidel, Faustino Pérez y Universo Sánchez, continuarono ad avanzare verso la Sierra Maestra.
Raúl, al fronte di un altro gruppo nel qual si trovavano Ciro Redondo, René Rodríguez, Efigenio Ameijeiras e Armando Rodríguez, marciava ‘pieno di speranza’ nonostante tutti contrattempi.
Fu nella notte del 18 dicembre del 1956, che avvenne l’atteso e storico incontro di Fidel e Raúl e degli altri combattenti dei due gruppi.
Il luogo: Cinco Palmas, un’intricata zona di campi di canne da zucchero nella zona di Media Luna. Dopo l’abbraccio dei fratelli, dei rivoluzionari e l’emozione, l’allegria che provocò ovviamente quel momento, Fidel chiese:
- Quanti fucili hai?
- Cinque, rispose Raúl.
- E con i due che ho io sono sette! Adesso sì che vinciamo la guerra!
Le difficili circostanze che caratterizzavano allora la situazione dei fondatori dell’Esercito Ribelle non diminuirono nemmeno un poco la fede rivoluzionaria di Fidel, la sua convinzione patriottica e la sua sicurezza nel trionfo.
Il significato di quell’avvenimento supera le limitate frontiere di un aneddoto, per inserirsi con la forza di una lezione eterna per le nuove e future generazioni di cubani: mai un rivoluzionario vero perde il filo della sua decisione, la sua fermezza e il suo ottimismo, nemmeno nei peggiori momenti.
Cinco Palmas resterà come una pagina gloriosa della nostra storia per la sua epica di resistenza e di fede nella vittoria, così come fu la Protesta di Baraguà di fronte al patto di Zanjon, o il glorioso 11 ottobre del 1868, quando, dopo aver proclamato a La Demajagua la sua determinazione d’Indipendenza o Morte, Carlos Manuel de Céspedes marciò verso Yara. Lì avvenne una dura sconfitta dell’Esercito di Liberazione nascente, respinto e sorpreso dal fuoco nemico. I cubani furono dispersi disordinatamente e restarono con il Padre della Patria solo undici combattenti.
Qualcuno del gruppo, angosciato probabilmente per la sconfitta esclamò: “Tutto è perduto!”
Allora Céspedes, con fermezza ed energia, rispose : "Anche se sono solo dodici uomini, bastano per fare l’indipendenza di Cuba!” E così è stata sempre la nostra storia.
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