Il traduttore si scusa per gli errori |
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In questa terra
ed essere felici |
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3 ottobre 2011 - Adys Cupull e Froilán González www.granma.cu
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Nel mondo 793 milioni di adulti sono analfabeti. 67 milioni di bambini e bambine in età scolare non vanno a scuola. 72 milioni de adolescenti non frequentano le scuole medie.
Cuba apporta la sua esperienza e contribuisce a sradicare questo male in 28 paesi.
È fortunato un popolo con diritto all’educazione, padrone dei mezzi la cui funzione nella comunità è per il bene di tutte le famiglie: la Scuola, senza distinzione, senza chiedere nulla di materiale senza esclusioni.
Nelle pianure, le montagne e le città di Cuba le scuole sono luoghi dove germina la conoscenza che permette ai bambini di crescere ed essere felici.
Non deve mancare l’insegnamento all’infanzia, perchè altrimenti sarebbe permanente l’ignoranza e l’analfabetismo no potrebbe essere mai sradicato. Alfabetizzare e fondare scuole dove esiste l’infanzia è una responsabilità urgente per ogni popolo.
La letteratura ha i suoi giorni di festa: giorni di festa letteraria di tutti i cubani da quando, nel 1961, la Patria di José Martí, e Antonio Maceo, fu dichiarata Primo Territorio Libero dall’Analfabetismo.
Il 22 dicembre s’innalzò la bandiera rossa con il simbolo della Brigata degli Alfabetizzatori ‘Conrado Benítez’, il nome di quel giovane Maestro Volontario nato a Matanzas, torturato e assassinato nell’Escambray, da mercenari protetti dal governo degli Stati Uniti. Il crimine avvenne il 5 gennaio del 1961.
Né l’invasione mercenaria a Playa Girón nell’aprile del 1961, organizzata negli Stati Uniti né le azioni di terrorismo perpetrate contro maestri, contadini e brigatisti, riuscirono a fermare gli alfabetizzatori, giovani e adolescenti, quasi bambini, le cui armi nella campagna furono la matita, la cartella, il manuale e quella lampada cinese che illuminava come un sole.
Quello era il tempo che segnò il rinascere delle speranze per gli umili di Cuba e dell’America. Noi maestri cantavamo convinti: “Le aule tra i monti non si chiuderanno mai più”!
Un anno dopo tutto il popolo cubano fu un Maceo, come disse il Comandante Ernesto Che Guevara, riferendosi a quei giorni dell’ottobre del 1962, quando avvenne “La Crisi dei Missili", fatto utilizzato dagli Stati Uniti per spiegare le loro forze minacciose contro il popolo cubano per tentare d’intimidirlo, con la perversa intenzione di utilizzare la bomba atomica per distruggere Cuba.
Nessuno tremò.
Poi imposero il più disumano blocco e iniziarono la guerra batteriologica. Non dimenticheremo mai l’imperdonabile attentato in Barbados contro l'aereo civile della Cubana de Aviación, e la protezione data dal governo nordamericano all’assassino confesso, il criminale terrorista Luis Posada Carriles.
Nessuno potrà riportare l’allegria ai familiari dei martiri, alle madri di quei giovani che formavano la Squadra di Scherma, campioni della Patria. Nessuno consola i figli e i genitori dei piloti e delle hostess.
Nemmeno con le loro vite, i mercenari pagherebbero le perdite umane e il dolore che hanno provocato alle famiglie cubane e di altri paesi, come al padre del giovane italiano Fabio Di Celmo vittima di un’altra azione terrorista di Posada Carriles.
Nulla intimorisce un popolo che ha resistito al tremendo periodo speciale, epopea che non è ancora stata scritta nel dettaglio, in profondità. Un decennio in cui convertimmo i rovesci in vittorie.
Quello che si esige nel mondo è giustizia per i nostri Cinque Eroi, innocenti, prigionieri da 13 anni pera aver allertato sulle azioni terroristiche dalle viscere dove si generano i piani genocidi dei Posadas Carriles.
Antonio, Fernando, Gerardo, Ramón y René, sono stati presenti alla commemorazione del 50º Anniversario della Dichiarazione di Cuba, Primo Territorio Libero dall’Analfabetismo, per dire al mondo che le scuole tra le montagne non sono state chiuse, ma ne sono state aperte altre; che sono state create scuole medie, licei, città scuola dove non esistevano; che sono state aperte facoltà per operai e contadini.
E si sono moltiplicate le università e gli istituti, gli alti centri di Arti, di Medicina, la Scuola di Cinema, Informatica, di tutti i rami del sapere.
Sono state aperte per non chiuderle, ma per trasformarle, evolvendosi e sviluppandosi in accordo con le nuove situazioni e le necessità della Patria e dell’Umanità.
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