HOME CRONOLOGIA

 

Guillermón Moncada: il 150º anniversario della sua nascita
 

Il Generale delle tre guerre

 

 

24 giugno 2011 - Marta Rojas www.granma.cu

 

Omaggio a Francisco

Vicente Aguilera

 

Cubani di varie generazioni hanno reso omaggio all’insigne patriota Francisco Vicente Aguilera, che nacque a Bayamo il 23 giugno del 1821.

Nel complesso monumentale ‘Retablo de los Héroes’, dove riposano i resti di suoi resti con quelli di combattenti, studiosi, artisti, autorità politiche di governo della provincia di Granma, gli hanno dedicato fiori e melodie.

Ludín Fonseca, storiografo di Bayamo, ha ricordato che Aguilera aveva ereditato una grande fortuna, aveva una solida cultura e manifestò un pensiero politico indipendentista, opposto al dominio spagnolo nell’Isola ed ha spiegato che il patrizio fu colui che realizzò le maggiori azioni per modernizzare la regione, finanziando studi per la costruzione della ferrovia tra Bayamo e Santiago di Cuba e la pubblicazione del quotidiano El Boletín de Bayamo.

Il suo pensiero politico superò il regionalismo e cerccò di unire i differenti centri cospirativi esistenti nel paese.

Martí lo chiamò "il padre della Repubblica".

Fonseca, che è direttore della Casa della Nazionalità Cubana, ha segnalato che l’amore senza limiti per l’indipendenza costituì la base delle determinazioni di Aguilera, che appoggiò il sollevamento di Carlos Manuel de Céspedes, il 10 ottobre del 1868, e fece tacere gli animi sediziosi.

Aguilera fu vicepresidente della Repubblica e rappresentante del Governo nell’emigrazione dove radicalizzò il suo pensiero politico e fu vittima di evasive promesse mai mantenute da parte delle autorità nordamericane.

Partendo da quelle premesse, giunse alla conclusione che il governo degli Stati Uniti non avrebbe mai appoggiato l’indipendenza di Cuba.

Aguilera fu uno degli uomini più ricchi dell’Oriente cubano, diede tutto alla lotta per l’indipendenza e morì in totale povertà a New York, il 22 febbraio del 1877.

Fu precursore del pensiero latino-americanista e pianificò la necessità di creare una confederazione delle Antille.

Guillermo Moncada era un bel giovane negro di 27 anni all’inizio della Guerra Grande, nel 1868 quando si alzò nella manigua agli ordini del generale Donato Mármol. I suoi compagni d’ armi lo chiamavano Guillermón, per la sua statura e il suo coraggio nelle battaglie.

 

Bastò un mese di impari combattimenti contro l’esercito spagnolo per fargli ottenere una promozione e divenire secondo capo delle sua truppa.

 

Dal primo attacco a El Cobre nel dicembre del ’68, sferrò i combattimenti di Loma de Sevilla, Mayarí, Michoacán, Jiguaní, Santo Domingo, El Zarzal, El Ramón, Jarahueca e altri.

 

Era figlio di Narciso Veranes, schiavo, poi liberato e di Dominga de la Trinidad Moncada, dalla quale prese il cognome. Era nato a Santiago di Cuba, nell’antica Calle Salvador, vicino alla Chiesa dalla Trinità, alle porte dell’attuale quartiere Los Hoyos, il 25 giugno del 1841. La sua straordinaria intelligenza e il suo valore supplivano l’istruzione elementare, l’unica a cui poteva accedere un bambino delle sue condizioni nell’epoca schiavista Generale di tre guerre, partecipò ai combattimenti con Máximo Gómez. Quando lo conobbe (1870), il Generalissimo disse: "Questo Guillermón vale molto, oltre che molto coraggio, ha doti di comandante ed una grande abilità strategica. Se non lo ammazzano andrà molto lontano”.

 

Fu subordinato di Calixto García, esperto guerriero a Camagüey e ritornò in Oriente con Antonio Maceo nel 1874.

 

Sono numerose le gesta di Guillermón, ma una delle più famose fu ‘il duello’.

 

Divenuto capo d’una truppa, gli si ordinò d’evitare gli abusi che commetteva nella giurisdizione di Guantánamo lo sfortunato cubano Miguel Pérez y Céspedes, che al fronte della sua truppa spagnola distruggeva le piantagioni di caffè i cui padroni sostenevano la causa della libertà e difendeva solo i padroni che appoggiavano la colonia.

 

Si racconta che Guillermón, in marcia per un cammino, incontrò un cartello con scritto: "A Guillermo Moncada, dovunque sia. Mambí: Non è lontano il giorno in cui io potrò, sul campo della lotta bagnato dal tuo sangue, issare la bandiera spagnola sui brandelli della bandiera cubana. Miguel Pérez y Céspedes".

 

Dietro allo stesso cartello, Guillermón scrisse, lasciandolo poi nello stesso luogo: "A Miguel Pérez y Céspedes, dovunque s’incontri, Nemico: Per mia fortuna si avvicina l’ora in cui misureremo le nostre armi. Non mi vanto di nulla, ma ti prometto che il mio braccio di negro e cuore di cubano hanno fiducia nella vittoria e mi spiace che un fratello deviato mi mi offra l’opportunità di togliere il filo al mio machete, ma perchè Cuba sia libera, lo stesso male è bene. Guillermón".

 

Le truppe di Guillermón e di Miguel Pérez s’incontrarono in una zona occupata dalle piantagioni di caffé di Guantánamo. Il capo cubano-spagnolo attaccò il cubano, ma il cubano dopo cinque ore di dura battaglia ordinò una carica al machete, aprendola lui stesso tra i nemici e dando voce per incitare i suoi mambì, disperdendo il nemico.

 

Nella lotta corpo a Corpo, Miguel Pérez y Céspedes mori . Con il rapporto sul combattimento inviato al generale Gómez, Guillermón inviò le insegne militari del terribile capo delle squadre di Guantánamo.

 

Con il Titano di Bronzo, il generale di brigata Guillermo Moncada respinse il Patto del Zanjón e fu uno degli uomini della Protesta di Baraguá.

 

Partecipò alla Guerra Chiquita, la rivoluzione del ‘79.

 

Moncada, fedele al suo giuramento, tornò alla lotta con José Maceo e Quintín Banderas. Abbandonò Santiago di Cuba. Pochi giorni dopo sostenne uno scontro con le truppe spagnole a Mayarí e al Macío, ma dato il loro scarso numero, i cubani dovettero riprendere i negoziati con gli spagnoli; i capi di questo nuovo tentativo furono uccisi silenziosamente alcuni, e gli altri inviati nelle prigioni in Africa.

 

Nella guerra del 95, Guillermón era Maggiore Generale, e andò nel campo di battaglia con i polmoni distrutti dalla tubercolosi, malattia che stava invadendo il suo corpo, presa tra il carcere spagnolo dopo Zanjón, e la prigionia in una fortezza militare a Santiago di Cuba, che al tempo della Repubblica prese il suo nome: Caserma Moncada.

 

Fu lo stesso José Martí che designò Guillermón – il cui 150º anniversario della nascita si sta celebrando quest’anno - capo della provincia d’Oriente per convocare l’inizio della guerra del ‘95.

 

Guillermón era il leader indiscusso dell’indipendentismo nel sudest dell’Oriente cubano e il capo di maggior prestigio in assenza di Antonio Maceo.

 

Dopo aver dato l’ordine di alzarsi a Santiago di Cuba, il Maggiore Generale Guillermón Moncada si trasferì ad Alto Songo dove si alzò il 24 febbraio del 1895.

 

Guillermón, sentendo prossima la sua morte, per via delle emottisi continue, affidò il comando al Maggiore Generale Bartolomé Masó.

 

E quella fu forse una delle azioni più coraggiose e forse dolorose della sua vita: riunire il suo Stato Maggiore e consegnare il comando a Masó.

 

Morì nell’accampamento di Joturito, ad Alto Songo, il 5 aprile del 1895.