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Cubani e dominicani hanno reso omaggio

al Manifesto di Montecristi

 

 

29 marzo 2011 - Elsy Fors Garzon www.granma.cu

 

La guerra d’indipendenza, afferma il Manifesto firmato a Montecristo 116 anni fa, è la volontà di un paese che si lancia in un conflitto che può terminare solo con la vittoria o con il sepolcro.

 

I cubani e i dominicani si sono riuniti per render omaggio ai due Eroi, José Martí e Máximo Gómez, che non fecero distinzione di nazionalità, perchè Martì si considerava tanto dominicano, quanto Máximo Gomez cubano.

 

Il documento chiariva che ‘la guerra non è contro lo spagnolo, che con la sicurezza dei propri figli e l’attaccamento alla Patria che si  guadagna, potrà essere rispettato e anche amato, salvando così l’immagine storica di tanti spagnoli che hanno lavorato per il bene dell’Isola.

 

Nel centenario, il dottor Jorge Tena Reyes scrisse il prologo all’edizione del  1995 del Manifesto e consigliò di vedere Martí non solo come lo scrittore e poeta di profonda ispirazione, ma anche come ideologo e redattore del Manifesto di Montecristi: un uomo grande, nobile e appassionato, universale.

 

Nella lettera che aveva indirizzato al suo intimo amico, Federico Hernández y Carvajal, considerata il suo testamento politico, Martí disse che  ‘Santo Domingo è lo stesso che Cuba. Ci sono migliori cubani di Lei o di Gómez?’, chiedeva.

 

E disse con passione che accettava come superiore indicazione e legge americana la necessità felice di partire, con la protezione di Santo Domingo per la guerra di liberazione di Cuba.

 

Con la sua visione delle sette leghe, Martí disse "facciamo al di sopra del mare con sangue e  amore, quello che fa nel fondo del mare la cordigliera di fuoco delle Ande”.