Molti
cubani considerano ottobre un
mese di tristezza per la
scomparsa fisica di Ernesto Che
Guevara e Camilo Cienfuegos,
tuttavia oggi preferiscono
sottolineare l’esempio di questi
due illustri rivoluzionari.
L’8 ottobre 1967, il primo
tra i menzionati è caduto nelle
mani nemiche quando lottava per
l’indipendenza di America Latina
in Bolivia, fedele ad un
atteggiamento internazionalista
assunto da molto giovane. Un
giorno dopo, per intervento
della CIA statunitense, il suo
corpo è stato assassinato, ma le
sue idee hanno acquisito nuove
dosi di vita fino a diventare un
paradigma di chi difende le
cause più progressiste.
La morte di Camilo è successa il
28 ottobre 1959 quando l’aereo
Cessna 310 che lo trasportava in
un viaggio dalla città orientale
di Camaguey a L’Avana, non è mai
arrivato al suo destino, né
hanno trovato nessuna delle
parti dell’aeronave nell’intensa
investigazione fatta nelle
giornate successive.
Di solito tra l’8 ed il 28 del
decimo mese dell’anno, tutti i
centri d’educazione e di lavoro
ricordano importanti passaggi
della vita di questi due uomini,
i quali, a giudizio di diverse
voci, occupano un luogo
prominente nella storia della
nazione caraibica.
Nato in Argentina, nella città
del Rosario, nella provincia di
Cordoba, il 14 giugno 1928,
Ernesto Guevara è stato uno tra
i primi uomini che si sono
sommati al gruppo degli 82
spedizionieri dello Yacht Gramma;
Camilo da parte sua, ha chiuso
la lista dei membri
dell’equipaggio.
In questa imbarcazione, sotto
gli ordini del leader della
Rivoluzione Cubana, Fidel
Castro, sono arrivati dal
Messico alla maggiore delle
Antille il 2 dicembre 1956 un
gruppo di quelli che hanno
affrontato e dirottato la
dittatura di Fulgencio Batista.
Che e Camilo hanno raggiunto i
gradi di Comandante nella lotta
guerrigliera, e per tutto il
popolo, compagni di battaglia
evocano ancora, molteplici
storie sul coraggio, l’astuzia e
la temerarietà dimostrati.
A proposito del suo massimo
ascenso militare, il cubano nato
nel quartiere Lawton il 6
febbraio 1932 ha manifestato in
una lettera a Fidel Castro: “più
facile mi risulterà smettere di
respirare che smettere di essere
fedele alla sua fiducia”.
Storici e studiosi di questa
figura sono dell’opinione che la
lealtà al leader rivoluzionario
ed al popolo cubano, al di sopra
di tutto, è stata una delle
qualità distintive della
personalità di Camilo.
A lui ed ad Ernesto Guevara,
Fidel Castro ha dato l’ordine di
essere i capi delle due colonne
che sarebbero partite
dall’Oriente verso l’Occidente
del paese con lo scopo di
mettere fine al regime di
Batista che ha avuto l’appoggio
del governo degli Stati Uniti.
Secondo lo sviluppo delle azioni
in tutta la nazione, Che e
Camilo sono giunti al centro di
Cuba, dove, dopo aver combattuto
le battaglie di Santa Clara e di
Yaguajay, rispettivamente, hanno
ricevuto la notizia del trionfo
rivoluzionario il 1° gennaio
1959.
Dovuto ai pochi complimenti
fatti, l’argentino ha scritto:
“Camilo non misurava il
pericolo, ma lo utilizzava come
un divertimento, faceva di
questo un gioco, lo attraeva e
lo manipolava; nella sua mente
di guerrigliero una nuvola non
poteva fermare o storcere una
linea marcata”.
Per il Che la guerra si doveva
combattere fino al punto in cui
la portassero i nemici, era
impedire loro di avere un minuto
di tranquillità, di svago fuori
e dentro delle caserme ed
attaccarlo ovunque si
trovassero, farlo sentire una
bestia perseguitata.
I primi mesi dopo la vittoria
rivoluzionaria hanno avuto nei
cosiddetti “Guerrigliero Eroico”
e “Signore della Vanguardia” due
veri pilastri nella costruzione
della nuova tappa e loro hanno
rinforzato l’amicizia, una delle
più grandi che abbia mai
esistito.
Testimoni loro contemporanei
indicano che il Che, di
carattere rigido, accettava
solamente gli scherzi di Camilo,
un riconosciuto esponente del
peculiare umore cubano e
considerato l’uomo dai mille
aneddoti.
Universitari intervistati da
Prensa Latina hanno affermato
che le idee di Ernesto Guevara
non moriranno mai, perché
appartengono a tutti i tempi,
quando si tratta di difendere
l’essere umano e le sue migliori
cause.
Molteplici annotazioni,
valorizzazioni, articoli, saggi
ed analisi, tra i quali spicca
“Il socialismo e l’uomo a Cuba”,
rendono evidente la
radicalizzazione del pensiero
del Che, alla cui opera, hanno
enfatizzato gli intervistati, è
necessario avvicinarsi.
Il Che è stato sempre molto
chiaro riguardo agli interessi
di dominazioni degli Stati Uniti
ed ha lasciato per la posterità
la sentenza di che
all’imperialismo non gli si può
dare né la minima opportunità, e
questo minimo lo esprimeva,
unendo le due dita, l’indice e
l’alluce.
D’altronde, ha risposto ad un
giornalista uruguayano “mi sento
tanto cubano quanto il più
cubano e sono capace di sentire
in me la fame e le sofferenze di
qualsiasi popolo d’America,
fondamentalmente, però anche di
qualsiasi popolo del mondo”.
Diversi scenari dell’orbe, tra
di loro l’Assemblea Generale
dell’Organizzazione delle
Nazioni Unite, sono stati
testimoni di precise definizioni
di colui che ha anche lottato
con le armi nel Congo, nei suoi
affanni di vedere l’Africa
libera dal Colonialismo.
Attualmente l’avvio di giornate
di volontariato a Cuba si
mantengono come uno dei più
significativi insegnamenti del
Che, principale propulsore
dell’iniziativa in diversi spazi
economici e sociali da più di
mezzo secolo.
Questo tipo di attività, ha
precisato, è il fattore che
sviluppa la coscienza dei
lavoratori più di nessun altro e
ancora di più, quando gli stessi
esercitano questa attività in
luoghi che non gli sono
abituali.
A 44 e 52 anni della scomparsa
fisica del Che e di Camilo,
cubani di tutte le età
considerano che i loro esempi
continuano ad essere fonti dove
si possono trovare dissimili
valori: coraggio, umanismo,
senso del dovere, altruismo e
lealtà senza confini. |