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Guillén ci invita a
pensarci come cubani |
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27 aprile 2011 - Pedro de la Hoz www.granma.cu
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“Entrato nel XXI secolo e di fronte alle sfide che deve vincere nei nostri giorni una società rivoluzionaria, l’opera di Nicolás Guillén si rivela come fonte di rinnovata ispirazione per pensarci come i cubani che siamo e che vogliamo essere”, ha detto Nicolás Hernández Guillén, presidente della Fondazione Nicolás Guillén, presentando il programma commemorativo del sessantesimo anniversario dell’opera El apellido, una delle più importanti del poeta, che s’inserisce nel ciclo delle sue grandi elegie.
“La più ampia diffusione tra i lettori di quest’opera poetica, della quale si sta preparando un’edizione per tutta la nazione, potrebbe costituire un sensibile apporto all’affermazione della nostra identità in questi tempi”, ha segnalato Hernández Guillén.
Ángel Augier, che ha studiato con lucidità e conoscenza di causa la produzione di Nicolás, ha osservato che quest’opera che il poeta considerava come un’elegia familiare, è la distillazione lirica della reazione naturale di fronte ad un fenomeno sociale e storico: il sentimento profondo -non il risentimento - di un discendente di schiavi africani che indaga per l’affiliazione della sua identità familiare remota. Può invocare il patronimico dell’ascendente spagnolo, ma l’impossibilità di fare lo stesso con l’altra etnia d’origine lo fa sentire mutilato spiritualmente e gli fa chiedere con angoscia del nonno mandinga, congo, o dahomeyano, il cui cognome è stato rubato (…) Al proclamarsi discendente di schiavi, il poeta sentenzia trincerato nella sua forza morale: “Che si vergogni il padrone!”
“Come si sa, ha ricordato il presidente della Fondazione Nicolás Guillén, le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2011 Anno degli Afrodiscendenti. Per i cubani, ha precisato, si tratta di un’agenda che non va ignorata e alla quale si partecipa attivamente, ma che non si adatta completamente alle nostre realtà storiche, nè a quelle contemporanee”.
“Da una parte, non quest’anno, ma il 2012 è quello che ci convoca a due commemorazioni molto più profonde; il bicentenario della ribellione di José Antonio Aponte e il centenario del massacro dei negri e dei mulatti, durante l’insorgenza degli Indipendenti di Colore.
In un altro ordine, ha sottolineato Hernández Guillén, lo stesso termine di afro - discendente ovvia nel caso cubano i processi di miscela etnica e culturale in una società nella quale esistono e persistono pregiudizi razziali e carenze attorno alla percezione della coscienza comune, dalla fase integrativa inaugurata con la presa del potere della Rivoluzione, sempre più vicina e reale alla fucina di questo colore cubano, che Guillen difendeva”.
“Sarà pertinente mettere in rilievo l’apporto degli schiavi africani e dei loro discendenti alla costruzione culturale della nazione dal suo inizio, con le lettere nel caso di Manzano e Plácido, nella musica di White e Brindis de Salas e seguire le impronte di questo legato”.
Assieme alla UNEAC, la Fondazione sta preparando un colloquio sul tema, che si svolgerà nel mese di ottobre prossimo, e prima della fine dell’anno sarà pronta un’edizione intera delle Elegie, auspicata dall’Università de L’Avana.
Ogni Elegia sarà accompagnata da illustrazioni eseguite da pittori dell’attuale avanguardia e da uno studio critico di prestigiosi saggisti. Inolte si riprodurrà il chiarissimo saggio che ha scritto Mirta Aguirre sulla Elegía a Jesús Menéndez. La Fondazione ha invitato una trentina d’artisti a plasmare immagini allusive a El apellido.
“Veterani e giovani; negri, bianchi, mulatti, afro, ispanici e cinesi discendenti; uomini e donne, ognuno avallato dalla qualità e dalla profondità delle rispettive opere, con tutto quello di cui abbiamo parlato e in cui si sono impegnati: siamo sicuri che così si farà visibile il più ampio spettro della creazione”, ha detto ancora Hernández Guillén.
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