In
alcuni quotidiani di ieri 28 febbraio 2011 sono stati pubblicati stralci
dell’intervento di Nichi Vendola alla Convention (sic!) di SEL al
Palatenda di Roma. In uno di questi passaggi sono riportate le seguenti
parole: “Io che ho amato il volto del "Che" dico che libertà e
democrazia sono temi che devono valere anche per Cuba, se non ora,
quando?”.
Dispiace constatare, una volta ancora, che un politico di professione,
per di più di sinistra, dimostri una così scarsa conoscenza riguardo a
questi due concetti, quando si parla di Cuba.
Il popolo cubano ha conquistato la propria libertà il 1° gennaio 1959,
dopo una lotta di trent’anni contro il colonialismo spagnolo, poi di
altri sessant’anni contro i governi o i dittatori imposti dagli Stati
Uniti.
Il sistema democratico cubano ha il suo fondamento nella Costituzione
della Repubblica di Cuba, approvata il 15 febbraio 1976 attraverso un
referendum - con voto libero, uguale, diretto e segreto - dal 97.7 % dei
voti della popolazione cubana. Lo scrutinio ha riportato questo
risultato: su 5602973 elettori, 5473534 hanno votato “sì” e 54070 “no”.
Dalla Costituzione deriva la Legge Elettorale che stabilisce che ogni
cittadino cubano può essere eletto Delegato a un’Assemblea Municipale o
a un’Assemblea Provinciale purché abbia compiuto 16 anni. Per essere
eletto Deputato all’Assemblea Nazionale (Parlamento) occorre che abbia
compiuto 18 anni.
Il Partito Comunista di Cuba non partecipa alle elezioni e non propone
candidati.
La democrazia cubana è un sistema che garantisce ai propri cittadini non
solo la possibilità di eleggere e di essere eletti, ma anche un ruolo
attivo nella proposizione, nella scelta e nel controllo dell'operato dei
propri rappresentanti istituzionali.
Ogni carica istituzionale, a qualsiasi livello, decade al termine di un
mandato stabilito da una Costituzione approvata direttamente dal popolo
cubano. Attraverso il processo elettorale i cittadini cubani possono
decidere di confermare o di sostituire i propri rappresentanti.
L’aspetto economico non incide minimamente sul risultato delle elezioni,
in quanto ogni candidato non deve spendere neppure un centesimo per la
propria propaganda elettorale. Inoltre, chi viene eletto non ha nessun
tornaconto economico dato che continua a percepire lo stesso stipendio,
come se si trovasse al suo posto di lavoro.
La presenza di un cospicuo numero di donne elette al Parlamento – il 43%
nelle elezioni di gennaio 2008 – costituisce un indice di emancipazione
e di uguaglianza nella società cubana, percentuale che pone Cuba ai
primissimi posti nel mondo tra i paesi con maggiore presenza femminile
nel Parlamento.
La partecipazione in massa dell’elettorato a tutte le elezioni - dal
1976 fino a oggi sempre di gran lunga oltre il 95% degli aventi diritto
al voto pur non essendo obbligatorio andare a votare - dimostra che la
trasparenza, la legalità e l’attaccamento del popolo a questo sistema
sono inequivocabili.
I risultati delle elezioni del 20 gennaio 2008 comprovano la solidità
della Rivoluzione: le schede depositate nelle urne sono state 8231365
pari al 96.9% degli aventi diritto al voto. Di queste, le schede
ritenute valide sono state il 95.3%, quelle bianche il 3.7% e quelle
annullate solamente l'1%.
Il signor Vendola ha tutto il diritto di non gradire il sistema vigente
a Cuba, ma lasci almeno ai cubani il diritto di stabilire se la loro è
una società libera e democratica.
Segreteria Nazionale
Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
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