Durante la sua campagna elettorale era stata una promessa davvero simbolica: chiudere l’illegale carcere di Guantánamo significava chiudere, una volta per tutte, con la funesta epoca di Bush. Invece, ieri Obama ha annunciato che saranno ripresi i processi militari in quel carcere, il che significa il fallimento dei tentativi svolti per poter vuotare quelle gabbie attraverso due possibili soluzioni: mandare alcuni prigionieri in paesi terzi disposti ad accoglierli, o trasferirli nelle prigioni statunitensi una volta emesse le sentenze da parte dei tribunali civili ordinari.
Nessuna di queste soluzioni si è dimostrata praticabile visto che solo una trentina di detenuti ha trovato accoglienza in paesi terzi, mentre una sessantina che sono formalmente liberi da accuse, marciscono a Guantánamo in attesa di un paese che li voglia accogliere.
Quanto alle prigioni statunitensi, nemmeno il carcere privato di una contea del Michigan al quale era stato offerto un sostanzioso incentivo economico ha potuto accettare la proposta per il veto del Congresso. Negli Stati Uniti sono state appaltate a privati numerose prigioni, trasformate così in affare economico, senza andare troppo per il sottile per quel che riguarda il lavoro dei detenuti e le loro condizioni di prigionia.
Il Congresso vuole ignorare il problema, l’opinione pubblica, altrettanto. I tribunali ordinari non possono prendere in esame casi che riguardano detenuto imprigionati in condizioni illegali, nè deposizioni fatte sotto tortura. In fin dei conti, se quei poveracci (circa 150) restano in quel non-luogo che è la base di Guantánamo, è molto facile dimenticarsene. E al diavolo i diritti umani.
Casi come questo mi fanno davvero rabbrividire quando sento equiparare quella superpotenza al regno della democrazia realizzata, del rispetto dei diritti umani e delle libertà individuali. Quando sento quel governo dire che “non tollererà” alcuna violazione in nessuna parte del mondo, quando sento che stanno concentrando le loro navi lungo le coste della Libia e che prendono sul serio l’idea di un intervento in quel paese me ne preoccupo davvero molto. Come se non fosse bastato il fallimento dell’intervento in Iraq o lo stillicidio di vite umane in Afganistan.
L’irruente e passionale Hugo Chávez, che gode di tanta pessima fama nella stampa dei paesi del primo mondo, ci ha ricordato tutti questo nel documento con cui il Venezuela ha esposto il suo punto di vista alle Nazioni Unite contro la sospensione della Libia dal Consiglio dei Diritti Umani, prima ancora che “un’indagine oggettiva e credibile confermi la verità dei fatti”. In quel documento sono state formulate delle domande retoriche che chiamano tutti a riflettere: “Chi paga per il più di un milione di morti in Iraq? Chi paga per il massacro permanente contro il popolo palestinese? Perché non vengono portati davanti alla Corte Penale Internazionale gli autori rei confessi di questi crimini di guerra, di genocidio, di lesa umanità? Che fa il Consiglio di Sicurezza rispetto a questi orrendi massacri, commessi impunemente?”
Wikileaks continua a tirar fuori le prove del grande cinismo degli Stati Uniti nei riguardi del resto del mondo. Assumiamolo, una volta per tutte. Questo non è antiamericanismo viscerale, è una semplice acquisizione dei fatti.