Quinte colonne

 

Le Dame in bianco ed il "modello

libico" come minaccia a Cuba

 

 

19/09/11 - Hugo Moldiz Mercado* Rebelión


* Giornalista boliviano ed avvocato, master in relazioni internazionali e coordinatore della Rete degli Intellettuali e Artisti in Difesa dell'Umanità capitolo boliviano

 

 

 

Nelle ultime settimane un piano, messo a punto dall'estrema destra  USA e coordinato dall'Ufficio della Sezione di Interessi all'Avana, si é posto in essere per incoraggiare la diffusione di voci, con notizie giornalistiche non documentate, che il gruppo dissidente "Dame in Bianco" è oggetto di violente repressioni poliziesche ordinate dalle autorità del governo cubano.

La grossolanità di un tale piano contro Cuba - che neppure l'ultra-conservatrice CNN potrebbe provare con immagini reali, a meno che faccia un montaggio come è accaduto ai primi di agosto con la piazza verde di Tripoli, per dare l'idea che la capitale libica era già stata presa dai "ribelli" - non rappresenta una ingenuità né una provocazione domestica non calcolata. Al contrario, fa parte dei test di prova che i settori dell'estrema destra degli Stati Uniti  stanno attivando per generare gradualmente un ambiente favorevole ai loro piani di intervento militare contro Cuba.

Il pericolo di una guerra imperiale contro Cuba non è una speculazione. Si tratta di una minaccia reale per Cuba - che oltre cinquant'anni fa osò scegliere la via del socialismo - e tutti i paesi latino-americani che hanno avuto il coraggio, dall'ultimo decennio del XX e all'inizio del XXI, di
alzare la loro voce per la dignità, la sovranità e l'indipendenza di fronte all'impero più potente e crudele che la storia dell'umanità abbia mai conosciuto.

Prima i fatti. Il 27 agosto di quest'anno, appena quattro giorni da che la  NATO - braccio militare trasnazionalizzato degli USA - e le truppe organizzate e finanziate dalla Casa Bianca e da altri paesi europei hanno preso Tripoli, uno dei consiglieri per gli affari internazionali del presidente degli Stati Uniti Barak Obama si vantava che la strategia di intervento militare in Libia "potrebbe essere applicato in altri casi". Lo sguardo era rivolto nel più immediato alla Siria e in America Latina a Cuba.

Si tratta di Ben Rhodes, che, dopo gli sforzi per stabilire una differenza con ciò che fece Bush ed ora Obama sostiene, ha sostenuto che il primo incoraggiava guerre di "occupazione", piuttosto costose, e il secondo "di liberazione nazionale" con poco investimento. E la giustificazione per l'applicazione di questo "nuovo modello" di intervento, come lo ha battezzato il consulente del Dipartimento di Stato, è che per il suo successo si deve presentare una doppia combinazione: l'esistenza di un "movimento nazionale" democratico e la responsabilità internazionale degli Stati Uniti e dei suoi alleati per sostenerlo con azioni militari.

In questo caso, da diversi anni la Sezione di Interessi USA (SINA),
ha organizzato diverse iniziative controrivoluzionarie. Uno dei gruppi che ha ricevuto maggiori finanziamenti sono le cosiddette Dame in Bianco, che composta da parenti di prigionieri controrivoluzionari o anche detenuti per crimini comuni si è data il compito, fallito, di tentare di estendere le proprie attività da L'Avana ad altre province cubane.

Le Dame in Bianco - che sono stati protette dalle autorità cubane dalle spontanee reazioni  della stragrande maggioranza del popolo cubano che si rifiuta di essere nuovamente colonizzato - mantengono un'attiva ed aggressiva campagna  contro la Rivoluzione cubana - nonostante che i loro famigliari siano stati liberati e molti di loro sono andati in Spagna da diversi mesi - ed hanno anche formato "il gruppo di sostegno" con noti elementi anti-sociali ed ex detenuti, tutti a stipendio.

Bene, questo piccolo gruppo di attivisti finanziato dagli Stati Uniti e alcuni governi europei sono la punta di lancia, come sembrano desiderare alcuni ultra-conservatori, per incoraggiare - con il pretesto di proteggere la popolazione civile - l'intervento militare della NATO contro la Cuba, che darebbe il là per fare lo stesso con Venezuela, Bolivia e Nicaragua, per citare i processi politici più radicali in America Latina e nei Caraibi.

La minaccia di tale intervento ha origine dal Vertice di Lisbona, nel novembre 2010, quando la NATO ha formulato il suo nuovo concetto strategico che le attribuisce di intervenire in qualsiasi parte del mondo e per qualsiasi motivo.

Cuba ha costruito il socialismo sotto il permanente assedio dell'imperialismo. Al
criminale blocco, che presto sarà condannato per la ventesima volta consecutiva in seno all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si sono aggiunte azioni di sabotaggio, assassini di civili, criminali attentati come la bomba
posta in un aereo civile della Cubana, nel 1976, che uccise decine di persone e innumerevoli piani per assassinare il leader storico della rivoluzione cubana, Fidel Castro.

Uno degli ultimi tentativi d'invasione militare di Cuba è stato
progettato nel 2003 da George Bush, ma la sua attuazione abortì per l'imprevedibilità dei suoi risultati e per la massiccia risposta che con gli Esercizi Bastion 2004 le forze armate ed il popolo cubano diede ai piani interventisti.

La minaccia è pianificata. Quello che l'impero non ignora, tuttavia, che un'aggressione militare contro Cuba non avrà lo stesso risultato delle sue invasioni in Afghanistan, Iraq e ora in Libia. Il popolo ed il governo cubano, che provocarono la prima sconfitta militare dell'imperialismo in America Latina, nel 1961, a Playa Giron, hanno dato abbastanza mostra di coesione attorno agli ideali ed ai principi della rivoluzione, socialismo ed indipendenza.