Il traduttore si scusa per gli errori |
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La manipolazione dell’emigrazione
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25.11.11 -
Ricardo Alarcón de
Quesada (Frammento della presentazione del libro “Cuba-USA.
Dieci periodi di una relazione”, di Ramón Sánchez Parodi
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Pochi temi sono stati tanto falsificati e manipolati come quello dell’emigrazione cubana verso gli Stati Uniti.
Il punto di partenza è ignorare completamente le sue profonde radici nella storia nazionale, il suo carattere veramente di massa all’inizio della guerra grande, nel 1868 e la brutale repressione dei suoi ‘volontari’, che secondo dati ufficiali spagnoli, provocò tra febbraio e settembre del 1869 e solo nel porto de L’Avana, la partenza verso il nord di più di 100000 cubani, uno di ogni dodici della popolazione, il maggior esodo dell’Isola, assolutamente superiore a qualsiasi altro successivo.
Il suo carattere continuato durante la pseudo Repubblica raggiunse livelli allarmanti nel 1958, quando Cuba era superata solo dal Messico e, stando alle statistiche ufficiali nordamericane, l’emigrazione cubana era più numerosa di quelle, tutte insieme, degli altri paesi del continente.
Quella era la situazione migratoria nel gennaio del 1959 tra Cuba e gli Stati Uniti; i cubani erano, e di molto, il principale gruppo migratorio dopo quello messicano verso gli USA.
D’improvviso all’inizio di quell’anno cominciarono ad arrivare gli yacht e nei successivi voli organizzati dall’ambasciata yankee, centinaia di malfattori, ricercati e beneficati dell’ex regime. Tutti furono accolti con le braccia aperte, ricevettero benefici speciali e sorprendenti espressioni d’appoggio pubblico ai più alti livelli del governo.
Quel trattamento privilegiato incontrò un riflesso legislativo con la Legge de Ajuste Cubano, promulgata nel 1966.
Si è scritto molto sul carattere sovversivo di questa Legge e sulla sua irresponsabile promozione dell’emigrazione illegale e disordinata, con l’uso della violenza, e che ha provocato morti e sofferenze tra i cubani.
Voglio segnalare un aspetto che fa di questo un testo completamente differente da qualsiasi altra legislazione approvata da Washington. Per aggiustare la situazione legale dei diversi gruppi migratori tutte queste leggi cercavano di dare benefici agli integranti del gruppo nazionale in questione che s’incontrasse in territorio nordamericano alla data della promulgazione della norma.
La Legge di Ajuste Cubano esplicitamente escluse dai suoi benefici la totalità dell’emigrazione cubana, perchè si riferisce solo a coloro che erano giunti lì “il primo gennaio del 1959 o dopo”.
La menzione di questa data ripetuta varie volte è la consacrazione dell’intima solidarietà di Washington con i batistiani e apertura verso il futuro della sua applicazione le conferisce il suo senso di volgare provocazione politica.
Nessuno si è domandò le conseguenze che quell’infame testo ebbe per le decine di migliaia di emigranti cubani che erano entrati nel paese prima del 1º gennaio del 1959, e che furono discriminati con brutalità. La propaganda imperiale offende tutti i cubani; se si offrissero ad altri i benefici che – si presume - danno ai cubani, il territorio nordamericano sarebbe virtualmente occupato da un’incontenibile ondata di stranieri.
E per questo che mai, nè prima nè dopo, Washington ha proposto una cosa simile per qualsiasi altro gruppo umano.
I risultati si vedono: secondo le cifre ufficiali nordamericane, l’emigrazione cubana che occupava il secondo posto nel 1958 è scesa a meno dell’ottavo scalino, spiazzata da tanti altri paesi latinoamericani che non contano, senza dubbio, con una legge di Aduste.
Tutto questo si riferisce all’emigrazione legale. Il contrasto sarebbe anche maggiore se si contassero i detti ‘illegali’, nessuno dei quali, come si sa, è cubano.
Nonostante tutto questo la propaganda anticubana ha fabbricato l’immagine di un popolo che vuole disperatamente andarsene.
E anche peggio. Secondo la propaganda, i cubani non emigrano: scappano, fuggono in cerca di un rifugio.
Colossale menzogna smentita dai fatti. Questi emigranti sono, dopo i canadesi, coloro che visitano di più Cuba, e quello di Miami è l’aeroporto con più voli verso l’Isola, tutti strapieni di cubani.
Per mezzo secolo sono stati falsificati volgarmente i dati sull’emigrazione cubana, Politici, giornalisti e accademici hanno ripetuto senza arrossire che milioni di compatrioti se ne sono andati da Cuba nel periodo rivoluzionario.
Questa falsità evidente si reitera, anche se viene poi contraddetta apertamente dalle informazioni che pubblicano ogni anno l’Ufficio di Censimento e il Servizio di Migrazione degli Stati Uniti.
Nella relazione più recente, di quest’anno, per la prima volta i cubani sono al disotto della cifra di un milione, che include anche tutti coloro che sono nati là, e ovviamente non sono mai ‘fuggiti da Cuba’.
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