Il traduttore si scusa per gli errori |
|
Hillary conferma la
denuncia di Fidel
|
|
23.02.11 -
Manuel E. Yepe www.granma.cu |
|
Mentre la stampa corporativa svia l’attenzione dalle manifestazioni di protesta e repressione che avvengono in Wisconsin e a Puerto Rico, gli stessi media statunitensi e multinazionali magnificano gli avvenimenti della Libia.
Con poco abituale urgenza, anche se con la prepotenza e la superbia abituali, la segretaria di Stato degli USA, Hillary Clinton, ha confermato virtualmente la denuncia formulata poche ore prima dal leader della Rivoluzione cubana ed ex presidente del suo paese, Fidel Castro, che la NATO si prepara all’occupazione della Libia.
"Gli Stati Uniti stanno perdendo la pazienza. Si deve fermare immediatamente questo inaccettabile spargimento di sangue”, ha affermato minacciosamente la capa della diplomazia degli Stati Uniti, riferendosi alle proteste sociali in Libia, come se si trattasse di fatti del suo stesso paese, dove esattamente in questi giorni avvengono proteste di lavoratori e studenti, che sono represse molto severamente.
“Il governo della Libia ha la responsabilità di rispettare i diritti universali del popolo, includendo i diritti di libertà d’espressione e riunione. Stiamo lavorando con urgenza, con soci e amici in tutto il mondo, per trasmettere questo messaggio al governo della Libia”, ha aggiunto la Clinton.
"Quello che per me è assolutamente evidente è che il governo degli Stati Uniti non si preoccupa affatto della pace in Libia e non avrà dubbi nel dare alla NATO l’ordine di invadere questo ricco paese in questione di poche ore o forse di pochi giorni”, ha avvertito il leader rivoluzionario cubano, poco prima che la Clinton, virtualmente confermasse le intenzioni aggressive di Washington nella congiuntura attuale della Libia.
"Una persona onesta starà sempre contro qualsiasi ingiustizia commessa contro qualsiasi popolo del mondo e la peggiore tra queste, in questo istante, sarebbe stare zitti di fronte al crimine che la NATO si prepara a commettere contro il popolo della Libia ", ha sentenziato Fidel Castro.
Le notizie su presunti o reali massacri e altre cruente azioni repressive del governo della Libia hanno invaso il mondo grazie al gigantesco monopolio mediatico che serve abitualmente alle campagne degli Stati Uniti. Nessuno sa cosa c’è di vero in alcune informazioni o se tutte sono false, come quella che il primo ministro Muammar al-Gheddafi aveva lasciato il paese per chiedere asilo in Venezuela, falsità smentita opportunamente dal governo della Libia e da quello di Caracas.
La diplomazia statunitense si sta muovendo con una rara veemenza e con grande agilità promuovendo la condanna del governo della Libia in un modo che non è stato usato nemmeno di fronte ad avvenimenti simili di sollevamenti popolari a Tunisi, o in Egitto, Marocco, Yemen, Giordania, Baharein, dove c’è la base della 5º Flotta dell’Armata degli USA e in altre nazioni del Medio Oriente, e tanto meno nei casi attuali in Wisconsin e Puerto Rico, ovviamente.
Il segretario generale della ONU, il segretario generale della NATO, l’Unione Europea (UE), il presidente della Francia, il primo ministro italiano e la ministra spagnola degli Esteriori hanno formulato pubbliche condanne per la repressione dei manifestanti e reclamato l’abbandono del potere da parte di Gheddafi.
I fatti della Libia, come tutto quello che sta avvenendo oggi in Medio Oriente, fanno parte di uno scenario di drammatiche situazioni che sono il risultato della congiunzione di favolose ricchezze petrolifere del sottosuolo e dell’affanno del capitalismo internazionale per controllare questo tesoro, impedendo che serva al benessere dei suoi popoli e, al contrario, provocando indegne disuguaglianze e le più ingiuste esclusioni.
Con la stessa rapidità con cui il governo degli Stati Uniti ha cercato, senza successo, di difendere la permanenza di Hosni Mubarack alla guida dell’Egitto, giustificando i tanti delitti di corruzione e arbitrarietà del loro principale alleato nel mondo arabo, la diplomazia degli USA manipola ora la valutazione dei fatti in Libia, per creare le condizioni per un’eventuale o immediato intervento militare nel paese.
Dovranno però seguire la situazione in tutta la regione del Medio Oriente, dove ci sono molte pedine in gioco, tra le quali quella d’Israele.
Attualmente Hillary Clinton – si assicura - è il pezzo principale della lobby sionista (nota anche come lobby di pressione pro Israele) nella Casa Bianca, anche se certi precedenti indicano che in un momento relativamente recente della sua carriera politica ha cambiato la sua rotta, inaspettatamente, per assumere questo orientamento.
Per questo è importante vigilare le posizioni che assume la capa della diplomazia degli Stati Uniti per prevedere o scoprire quelle di Israele, nel complicato mondo medio orientale.
|
|
|