Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, ha spedito una lettera al presidente Rafael Correa, nella quale afferma di sollecitare asilo politico perché si considera un perseguito, ha confermato oggi il cancelliere della nazione sud-americana, Ricardo Patiño.
Assange si trova nella missione diplomatica dell’Ecuador a Londra, ed il governo ecuadoriano analizza la sua richiesta, assicura Patiño nel suo account di Twitter.
La missione, da parte sua, ha informato in un comunicato che il giornalista, su cui pendono come spada di Damocle l’estradizione in Svezia e le pressioni degli Stati Uniti, si é presentato questo pomeriggio nell’ambasciata per chiedere asilo politico a Quito.
Assange si trova sotto la protezione diplomatica fino a che sia studiato il suo sollecito, fatto che non suppone attualmente un’interferenza nel processo giudiziale in marcia, aggiunge il testo.
Il documento consegnato alla stampa spiega che l’Ecuador è firmatario della Dichiarazione Universale dei diritti umani delle Nazioni Unite ed onora l’obbligo di esaminare tutte le invocazioni di asilo.
Assange si é presentato nella missione del paese sud-americano esattamente cinque giorni dopo che la corte suprema del Regno Unito respinse di riaprire il suo caso e ha dato via libera alla sua estradizione in Svezia per supposti delitti sessuali, che il giornalista nega.
Come ha determinato la massima istanza giudiziale britannica il 14 giugno, il processo per l’estradizione in Svezia si darà inizio dopo il 27 giugno.
La sua difesa ha allegato che l’ordine per la sua consegna è stato emesso da un pubblico ministero e non da un giudice, fatto che invalida legalmente secondo gli avvocati, però tre tribunali, compreso il Supremo, hanno sentenziato a beneficio dell’estradizione.
Questa catena di verdetti sfavorevoli fa sì che gli avvocati e l’opinione pubblica internazionale temano che una volta a Stoccolma il giornalista sia consegnato agli yankee per essere giudicato per tradimento dovuto alla divulgazione di lettere diplomatiche.