Con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali in Venezuela si intensificano gli intrighi delle forze reazionarie, sostenute dall'imperialismo. Anche i “socialisti” spagnolo e cileno Felipe Gonzales e Ricardo Lagos partecipano attivamente alla cospirazione contro la Rivoluzione bolivariana.
Fino ad ora tutti i sondaggi scommettono su una vittoria chiara delle forze progressiste venezuelane nelle elezioni presidenziali del 7 ottobre. Tutti eccetto uno, che parla di un “disegno”, una porta aperta perché l'opposizione reazionaria possa gridare “frode!” e contestare il risultato elettorale.
La domanda di fondo che ci si pone di fronte alle elezioni presidenziali è se l'opposizione riconoscerà pacificamente una nuova vittoria rivoluzionaria e un nuovo ciclo presidenziale di Hugo Chavez. La storia recente non è in grado di lasciarci tranquilli. Si tratta della stessa opposizione che non ha ancora riconosciuto la sua sconfitta nel referendum del 2004, che fu vinto da Hugo Chavez con quasi il 60% dei voti. E al momento, nessuno dell'opposizione ha ancora fatto dichiarazioni che vadano nel senso del riconoscimento del risultato.
Nel frattempo, le acque si agitano
In un recente intervento pubblico il presidente venezuelano ha messo in guardia sui piani violenti della destra. Ha messo in guardia e ha avvertito che l'opposizione filo-imperialista cercherà di provocare violenza perché si sente già sconfitta (corrono persino voci della possibilità di cambiare il candidato). Hugo Chavez ha raccomandato: “Non perdete la testa.. Voi (l'opposizione) avrete i vostri deputati, camere e governatori. E' necessario rispettare le regole del gioco. E' la democrazia. Qui non ci sarà nessuna frode”. Ed è stato ancora più chiaro: “La cosa più probabile è che questi dirigenti dell'opposizione che non credono nella democrazia, non riconoscano la nostra vittoria” e che perciò parlino di un “disegno” e cerchino di ottenere l'appoggio degli Stati Uniti per difendere la tesi della frode”. Si è indirizzato anche ai banchieri che finanziano gruppi interessati a generare caos: “Una cosa è che appoggino movimenti democratici e un'altra cosa è che appoggino con il loro denaro movimenti destabilizzatori”.
Una delle banche che è visibilmente attiva nella (pre) campagna elettorale è Banesco, il cui proprietario è passato quasi vertiginosamente da oscuro agente di cambio a uno dei più importanti del paese... in buona parte nell'intermediazione finanziaria con denaro che appartiene a entità governative. Poche settimane fa ha organizzato un “seminario” internazionale apparentemente innocente, in cui le “stelle” erano Henrique Cardoso, Ricardo Lagos e Felipe Gonzales, ex governanti di Brasile, Cile e Spagna. In un incontro palesemente gonfiato dai media della borghesia e che esibiva il titolo significativo “Parole per il Venezuela”, sono venuti a “dar lezione” sui valori della democrazia, della tolleranza, del buon governo e su una sfilza di buone intenzioni che non hanno praticato come governanti.
E' moralmente autorizzato qualcuno di questi signori a pontificare sull'esercizio della democrazia? In realtà ciò che caratterizza ciascuno di loro, oltre al fatto di criticare permanentemente la rivoluzione bolivariana e il suo leader, è la visione neoliberale del mondo, che hanno tradotto in una forma antipatriottica quando hanno ipotecato i rispettivi paesi alla borghesia nazionale, alle multinazionali e a Washington.
Felipe Gonzales è stato quello che, in connivenza con il suo compagno di scuderia Carlos Andrés Péres – che in seguito sarebbe stato destituito per corruzione – ha partecipato al negoziato che ha portato al fallimento di VIASA, la linea aerea del Venezuela. E' stato lo stesso che ha aperto la Spagna alle basi militari degli Stati Uniti. Durante il suo governo, la disoccupazione ha raggiunto il 21,4% e le pensioni sono state ridotte del 5,1%. Per quattro anni ha finanziato i GAL, gruppo del terrorismo di Stato.
Anche Ricardo Lagos è un esempio di “democratico”, dal momento che si è affrettato a riconoscere il governo di Carmona, prodotto del colpo di Stato del 2002. Carmona, più conosciuto come “el Breve”, aveva scavalcato tutti i poteri costituzionali proclamandosi presidente della Repubblica, ma venne scalzato dal potere in meno di 48 ore, il tempo che gli fu sufficiente a dimostrare chiaramente di che pasta fascista è fatto. Tra il 2000 e il 2006, Lagos ha sottomesso il Cile alle politiche devastatrici del FMI. E' riuscito ad aumentare scandalosamente il debito pubblico cileno, facendolo salire al 60% del prodotto lordo nazionale. Un altro dei suoi “meriti” è stato quello di ottenere che la differenza tra i redditi del cinque per cento più povero e quelli del cinque per cento più ricco fosse di 209 volte. Prima di salire al potere, la differenza era di 130 volte!
Anche Henrique Cardoso ha motivi di orgoglio. Ha aumentato la disoccupazione dal sei al 10%. Con il suo governo il Brasile si è limitato a crescere a un ritmo dell'1% e il suo atteggiamento isterico nei confronti di Lula lo ha portato a definire il futuro presidente come una “minaccia per la patria”. Una “minaccia” che ha fatto scendere la povertà dal 34% (gli anni di Cardoso) al 26%.