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Il traduttore si scusa per gli errori

 

 

Il Fondo Monetario Internazionale e la

manipolazione dei dati del Venezuela

 

 

 

1 gennaio 2011 -  Attilio Folliero e Cecilia Laya, Caracas 26/12/2012 (*) www.comedonchisciotte.org

 

 

I media internazionali, tutti al servizio del grande capitale, sono sempre impegnati a screditare i paesi che decidono di ribellarsi allo strapotere USA. E’ sicuramente il caso del Venezuela, la più grande riserva petrolifera del mondo, da anni al centro degli attacchi di tutti i media del mondo, impegnati costantemente a screditare l’operato del suo governo.

Oltre ai media, l’attacco al Venezuela è portato anche da istituzioni ed organismi internazionali, come la SIP (Società Americana della Stampa), la OEA (Organizzazione degli Stati Americani), la Corte di Giustizia della OEA ed il Fondo Monetario Internazionale ed altri; tutti ovviamente sanzionano l’operato del governo venezuelano nel rispettivo campo di azione. Ognuna di queste azioni, tutte tendenti a screditare l’operato del governo venezuelano, può essere facilmente smontata. In questo articolo cerchiamo di smontare l’attacco che sta portando al Venezuela il Fondo Monetario Internazionale, con i suoi dati economici manipolati e tendenti a farlo passare come il paese un basso tasso di sviluppo per il prossimo quinquennio (vedasi tabella finale), rilegandolo addirittura all’ultimissimo posto nella graduatoria dei 184 paesi membri.

Il Venezuela, nei decenni passati, come tutti i paesi dell’America Latina ha sofferto molto le regole dei banchieri usurai del FMI, ma da quando al governo è arrivato Hugo Chavez, ha cessato ogni relazione di dipendenza con questa organizzazione internazionale.

I politici venezuelani, sul finire degli anni ottanta erano ricorsi ai prestiti del FMI e come tutti i paesi che ricorrono a tale organismo finiscono per essere strangolati ed il popolo letteralmente affamato. La fame fu tanta che il popolo non ebbe altra via che ribellarsi al FMI ed al governo venezuelano di turno; la ribellione, che assunse i connotati di una prima rivolta contro gli usurai del FMI, esplose in tutta la sua virulenza il 27 febbraio del 1989 e passò alla storia come Caracazo. La rivolta fu stroncata nel sangue dalla feroce reazione governativa, che fini per provocare migliaia di morti. Il numero esatto della repressione del Caracazo, alla data attuale, non è stato ancora accertato.

Il Caracazo fu all’origine dei cambiamenti in atto attualmente in Venezuela e dei due tentativi di ribellioni militari, il primo dei quali portato avanti dall’attuale presidente Hugo Chávez, nel 1992; il tentativo di Chávez fallì, ma il popolo non lo dimenticò. Dopo essere uscito dal carcere Hugo Chávez, nel 1998, raggiunge la presidenza attraverso una elezione democratica; da allora è stato rieletto due volte: nel 2000, sulla base della nuova costituzione emanata nel 1999 e poi nel 2006; nel 2012 ci saranno le nuove elezioni presidenziali e Chávez verrà sicuramente rieletto; attualmente, a dieci mesi dalle elezioni, tutti i sondaggi lo danno vincitore con non meno del 55% dei voti ed oltre 20 punti percentuali di vantaggio sul più immediato avversario.

La sua politica di redistribuzione delle ricchezze nazionali fra tutti gli strati della popolazione ha finito per scontrarsi con gli interessi della vecchia oligarchia che controllava il paese e soprattutto la produzione di petrolio. La rendita derivante dal petrolio andava esclusivamente nelle tasche della oligarchia, lasciando nella più completa miseria i due terzi della popolazione; ovviamente l’oligarchia godeva dell’appoggio degli Stati Uniti che praticamente si impossessavano del petrolio venezuelano a prezzi irrisori.

Questo scontro con la vecchia oligarchia e con gli USA è sfociato in vari tentativi di colpi di stato, tra cui quello riuscito per 47 ore, l’11 aprile del 2002, sconfitto dalla reazione del popolo. Tra il 2 dicembre del 2002 ed il 2 febbraio del 2003 ci fu un altro tentativo di abbattere Chavez tramite il boicottaggio dell’industria petrolifera che per due mesi è rimasta quasi totalmente inoperante, buttando sul lastrico l’intero paese. Con gli anni Hugo Chávez, grazie alle sue politiche sociali ed al conseguente appoggio della maggioranza del popolo è riuscito a sostenersi nel potere. Ovviamente la vecchia oligarchia dominante ed i media mondiali hanno sempre cercato di screditare il suo operato.

Questo tentativo di screditare il governo ed il Venezuela è portato avanti con ogni mezzo; noi intravediamo nel Fondo Monetario Internazionale uno di questi mezzi.

Ovviamente ognuno usa le armi a disposizione per cercare di opporsi alla Venezuela di Chávez: l’oligarchia non ha mai rinunciato all’idea di ritornare al potere, sia per la via elettorale che per la via del golpe; i media nazionali ed internazionali utilizzano l’arma del discredito, parlando sempre male del governo. Quali sono le armi che utilizza il FMI per screditare il Venezuela? Il Fondo Monetario cerca di screditare l’operato del governo attraverso i dati, che pubblica due volte all’anno. Il FMI non si limita a pubblicare gli studi sull’economia dei vari paesi, ma per ognuno dei suoi stati membri (184) effettua anche studi di previsione.

Ovviamente, mentre i dati reali non possono essere manipolati, quando effettua analisi di previsione può facilmente manipolare i dati di quei paesi che non adottano politiche gradite agli USA ed all’occidente; è questo il caso del Venezuela.

Riguardo i dati reali, i dati del PIL, il FMI per il 2009, ad esempio, non ha potuto fare altro che certificare addirittura il sorpasso del Venezuela all’Argentina; infatti, per la prima volta nella sua storia il Venezuela, nel 2009 è stata la seconda economia dell’America del Sud, alle spalle del Brasile.

Il FMI approfittando della svalutazione operata nel 2010 dal Governo venezuelano della propria moneta, il Bolivar, tira fuori previsioni molto negative per il futuro a breve e medio termine del Venezuela, ossia per il quinquennio 2011-2016.

Il FMI due volte all’anno, ad aprile e settembre/ottobre, aggiorna tutti i dati (economici, monetari, finanziari e sociali) dei suoi membri; in più, fra un aggiornamento e l’atro effettua aggiornamenti parziali, riguardanti alcuni dati, solo per i paesi più importanti. I dati economici, per ogni paese, vengono riportati sia in moneta nazionale che in dollari; orbene analizzando I dati del Venezuela (vedasi immagine dello screenshot del sito web del FMI al mese di aprile del 2011 ed al mese di settembre del 2011) riguardanti il PIL in moneta nazionale si nota che siamo di fronte ad un paese in forte sviluppo, con una crescita media del 30% all’anno, nel periodo 2010 - 2016. Ovviamente nessuno si sofferma a leggere i dati di un paese in moneta locale, andando a visionare i dati in dollari che permettono di paragonare le economie dei vari paesi. Qui noi riteniamo intervanga la manipolazione, ovvero un tentaivo di screditare il paese agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, facendolo apparire come un paese stancato che prima va in recessione e poi cresce leggermente, arrivando nel 2016 ad avere praticamente lo stesso PIL del 2009.

C’è di più; ogni sei mesi, quando fanno l’aggiornamento dei dati, sono sempre costretti a rivedere al rialzo i dati del PIL in dollari dell’ultimo anno e degli anni immediatamente seguenti per il Venezuela e per quei paesi che cercano di screditare.

Se ad esempio, confrontiamo i dati del PIL in dollari del Venezuela del settembre 2011 con quelli dell’aprile 2011, troviamo una crescita per quanto riguarda l’anno appena passato (2010) e gli anni immediatamente seguenti (2011-2012) e poi un peggioramento per quelli seguenti. Praticamente questo modo di agire del FMI nei confronti della Venezuela di Chávez si è mantenuto constante.
 

Venezuela: PIL in BS e $. Anni: 2009 - 2016. Dati aprile 2011

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Venezuela: PIL in BS e $. Anni: 2009 - 2016. Dati settembre 2011

http://www.nexusedizioni.it/UserFiles/Image/articles/tabella2.gif

Come riescono i tecnici del FMI nel miracolo di trasformare un paese che loro stessi dicono abbia un ritmo di crescita annuo del 30% in un paese in recessione? Semplice, manipolando il valore del cambio bolivar-dollaro. Nel 2010 il governo venezuelano ha preferito svalutare la propia moneta (sul tema invitiamo a leggere nostro articolo “La nuova politica monetaria del Venezuela”); i volponi del FMI, approfittando di questo evento puntuale assumono arbitrariamente che la moneta del Venezuela si svaluterà anno dopo anno. In questo modo, attraverso questa svalutazione del tutto arbitraria del bolívar, agli occhi dell’opinione pubblica mondiale, si fa apparire il Venezuela come un paese in perenne recessione, salvo ogni anno dover aggiornare i dati consolidati.

Nel 2012 ci saranno le elezioni e quindi in questo modo cercano di far passare a livello internazionale l’idea di un paese in recessione, quindi di un governo incompetente che il popolo ben può bocciare nelle urna. Invece, il Venezuela non è un paese in recessione, ma in forte crescita ed il popolo appoggia maggioritariamente il suo amato presidente e quindi lo rieleggerà sicuramente. Cosa si propone il FMI con questo suo atteggiamento? Al momento dei risultati, che ovviamente daranno per vincitore a Chavez, l’opposizione griderà alla manipolazione dei dati, all’imbroglio elettorale da parte del governo e tutti i media internazionali riprenderanno tale concetto perchè nessun popolo rielegge un presidente che ha portato il paese allo sfascio ed in recessione, come dimostrano i dati del FMI! I dati manipolati dal FMI possono essere invocati dalla opposizione per giustificare a livello internazione l’imbroglio elettorale!

La realtà è molto differente da quella dei dati prospettati dal FMI. Il Venezuela è un paese in forte crescita e lo sarà ancora più di quanto dicono anche i dati in moneta locale.

Nel corso del 2011 è stata lanciata una nuova missione, la “Mision Vivienda”, ossia un progetto per dotare tutte le famiglie venezuelane che vivono in baracche, di un appartamento dignitoso.

In Venezuela, stando ai dati raccolti durante il lancio di questa missione, ci sono circa due milioni e mezzo di famiglie che vivono in baracche. Il governo tramite questa missione si propone di fornire a queste due milioni e mezzo di famiglie un appartamento entro i prossimi 5/6 anni; ossia nei prossimi cinque o sei anni si costruiranno in Venezuela due milioni e mezzo di appartamenti.

Dal mese di giugno e fino a settembre si è svolto in Venezuela un censimento delle famiglie che hanno bisogno dell’appartamento, appunto per stabilire l’esatto numero degli appartamento che è necessario costruire per sradicare il problema delle baraccopoli.

Non solo saranno costruite oltre due milioni di appartamenti, che di per se determinerà un forte sviluppo economico, che ovviamente i tecnici del FMI hanno omesso di prendere in considerazione, ma alla base del progetto c’è la costituzione di imprese che produrranno i materiali necessari alla costruzione delle abitazioni: cemento, mattoni, ferro, ceramica, tubi, porte, finestre, elettricità e tutto quanto è necessario per la costruzione di edifici, che apporterà un ulteriore sviluppo al paese; e c’è da aggiungere ancora che tutti gli appartamenti verranno consegnati ammobiliati, forniti del mobilio e di tutti gli apparati ed elettrodomestici necessari a vivere in modo confortevole, come l’impianto di aria condizionata, frigorifero, lavatrice, cucina, forno a microonda, scaldabagno, ecc…

Aggiungiamo ancora, che questa missione non si limita alla sola costruzione degli edifici, ma apporterà alla società ulteriori elementi di sviluppo; infatti, questi nuovi quartieri sono concepiti come incubatori di attività economiche, sociali, educative e ricreative, ossia accanto agli edifici veri e propri si costruiranno centri commerciali ed imprenditoriali, scuole e centri ricreativi, ossia tutte attività che alimenteranno la creazione di posti di lavoro per gli abitanti della nuova zona residenziale; queste costruzioni non sono concepite come i classici quartieri dormitori che si sviluppano generalmente alle periferie delle grandi città.

Parallelamente alla “Mision vivienda” sono state lanciate o stanno per essere lanciate altre missioni che hanno il compito di sradicare definitivamente ogni sorta di povertà dal Venezuela. Infatti, malgrado gli enorme successi ottenuti in questi dodici anni di governo (1999-2011), in cui gli indici di povertà e di povertà estrema si sono più che dimezzati, continua a persistere una fascia di povertà estrema che si stima attorno all’8/9%.

Si è comprovato che le sacche di povertà si ritrovano soprattutto tra gli anziani, le ragazze-madri e le famiglie con figli handicappati. Ovviamente molti appartenenti a queste fasce sociali si ritrovano a vivere nelle baraccopoli e quindi vedranno risolto il problema abitativo attraverso la Mision Vivienda.

La missione “Amor mayor”, ossia “Amore maggiore” ha il compito di fornire una pensione equiparata allo stipendio minimo (circa 300 euro mensili, oltre ad una tredicesima a Natale equivalente a tre mesi extra di pensione ed una quattordicesima ad agosto equivalente ad altri tre mesi extra) a tutte le donne di almeno 55 ed a tutti gli uomini di almeno 60 anni (stranieri compresi) che hanno un reddito inferiore allo stipendio minimo. In sostanza, viene introdotta in Venezuela la pensione sociale e la pensione di vecchiaia per tutti, rispettivamente a 55 anni per le donne e 60 per gli uomini, che non avendo versato contributi o non avendo raggiunto il minimo contributivo (15 anni) fino ad ora non avevano diritto ad alcuna forma di pensione.

La missione “Figli della patria” è rivolta a fornire un reddito (anche in questo caso equivalente allo stipendio minimo) ed una qualificazione professionale a tutte le ragazze madri con figli minorenni; rientra in questa missione l’assistenza alle famiglie con figli con problemi di handicap; in questo caso l’assistenza economica, medica e materiale sarà permanente, indipendentemente dall’età del figlio con problemi di handicap.

La missione “Buon Vivir”, ossia del vivere bene, permetterà a tutte le famiglie, anche alle più povere, attraverso sussidi e facilitazioni, di poter acquistare tutti gli elettrodomestici (Televisione LCD, frigorifero, lavatrice, cucina, forni, aria condizionata, ecc…); in collaborazione con la impresa cinese Heider è prevista la costruzione di una grande fabbrica di elettrodomestici, che dovrà servire sia il mercato nazionale che quello latino-amerciano; nel frattempo, considerati i tempi tecnici necessari alla costruzione della fabbrica, per quest’anno sono arrivati direttamente dalla Cina 3 milioni di elettrodomestici, in vendita nei grandi magazzini dello stato (Bicentenario, PDVAL e Mercal), capillarmente diffusi sul territorio nazionale.

La missione “Turismo”, come indica il nome, favorirà il turismo e la mobilità interna ed internazionale con i paesi dell’ALBA e dell’America del Sud e Caraibica. Fino ad ora il Venezuela e le sue stupende risorse ambientali erano praticamente usufruibili solo da alcuni fortunati strati sociali della borghesia e dai turisti stranieri; per esempio l’arcipelago Los Roques o il Churu Menú, la cascata più grande del mondo erano praticamente inaccessibili al venezuelano. Attraverso lo sviluppo di una rete di hotel statali (categoria 4 e 5 stelle, ma accessibili a tutti) e l’incentivazione di una capillare struttura alberghiera privata si permetterà l’accoglienza di milioni di turisti all’anno. I venezuelani saranno incentivati a viaggiare e conoscere tutto il Venezuela attraverso facilitazioni e finanziamenti.

Il turismo internazionale si sta sviluppando materialmente grazie alla nuova linea aerea statale “Conviasa” che sta aprendo nuove rotte all’interno dei paesi dell’Alba e dell’America del Sud e Caraica ed agli accordi internazionali fra i suddetti paesi, che permetteranno la mobilità senza visto e senza passaporto.

Infine, nel 2012 sarà lanciata una nuova missione tendente ad attaccare il problema della disoccupazione; di per se la disoccupazione in Venezuela non rappresenta un grosso problema dato che si attesta attorno al 6/7%. Attraverso questa missione, al momento solo annunciata e non specificata nei dettagli, si cercherà di raggiungere la piena occupazione e sradicare il lavoro informale, degli ambulanti, degli abusivi.

A tutto ciò va aggiunto che attualmente è in corso la costruzione di 10.000 chilometri di linee ferroviarie, a cui partecipano anche imprese italiane. Fino a pochi anni fa il Venezuela non aveva neppure un chilometro di treno ed i lavori di costruzione di una capillare linea ferroviaria andranno avanti per i prossimi trent’anni.

Accanto allo sviluppo ferroviaria, è previsto lo sviluppo di linee metropolitane sotterranee e linee funivie aeree in tutte le principali città del paese. In questi ultimi cinque/sei anni sono state costruite decine di chilometri di linee metropolitane ed oggi il Venezuela vanta oltre 150 chilometri, ossia ha già raggiunto la stessa quantità di chilometri esistenti in Italia.

Per completezza, aggiungiamo alcuni dati riguardanti l’educazione. Quest’anno si conclude il piano di fornire gratuitamente a tutti gli studenti della scuola primaria (la nostra scuola elementare), oltre ai libri di testo anche un computer portatile; quindi si passerà a dotare di un computer gli studenti delle scuole medie e superiori. Il numero degli studenti universitari supera abbondantemente i tre milioni. Lo sviluppo di un paese si misura a partire dall’educazione e dal numero dei membri della popolazione che possono accedere ad essa, fino ai più alti gradi; l’obiettivo del governo venezuelano è che tutti abbiano la possibilità di poter accedere gratuitamente all’educazione ed alla formazione fino ai livelli più alti.

Alla base di tutto lo sviluppo economico venezuelano c’è lo sviluppo dell’industria petrolifera e gasifera; il Venezuela, dal 14 febbraio 2011 possiede ufficialmente la più grande riserva petrolifera del mondo (300 miliardi di barili accertati, destinati comunque ad aumentare ulteriormente nei prossimi mesi/anni) e punta ad aumentare notevolmente la propria capacità produttiva. A tal fine ha stretto accordi di cooperazione con decine multinazionali e paesi del mondo, tra questi vi è anche l’Italiana ENI che investirà in Venezuela sette miliardi di dollari.

Dunque, non c’è bisogno di essere laureati in Economia ad Harvard per capire che il Venezuela va incontro ad un enorme sviluppo economico. I tecnici del FMI, invece danno il Venezuela in perenne recessione; di per se tale situazione appare come una manipolazione; ma non contenti di farlo apparire come paese in recessione, lo collocano all’ultimissimo posto della graduatoria dei 184 paesi membri del FMI per sviluppo economico, tra il 2009 ed il 2016!

Inserire il Venezuela all’ultimissimo posto della graduatoria per sviluppo economico nei prossimi cinque anni è una offesa all’intelligenza umana. Solo la manipolazione e la stupidità può far inserire il Venezuela all’ultimissimo posto.

Domandiamoci: “Come può essere all’ultimissimo posto un paese che vanta la maggiore riserva petrolifera del mondo, il bene più ricercato al mondo; un paese che da qui al 2016 aumenterà enormemente la propria produzione di petrolio, che sarà portata dagli attuali 3 milioni di barili al giorno ad oltre cinque milioni; un paese che vanta la quarta/quinta riserva di gas; un paese dove tutte le multinazionali del settore petrolifero fanno la fila per investire; uno dei paesi con la più alta riserva d’oro del mondo ed una delle miniere d’oro più grandi del mondo e forse la più grande in assoluto (Las Cristinas con oltre 500 tonnellate di riserve oro stimate); un paese dove nei prossimi 6/7 anni si costruiranno oltre due milioni di appartamenti; un paese dove nel corso del 2011 si stanno vendendo tre milioni di elettrodomestici; il paese che vanta una delle più alte percentuali di diffusione di cellulari blackbarry del mondo; un paese dove si stanno costruendo migliaia di chilometri di linea ferroviaria; un paese che va verso la piena occupazione; un paese con queste caratteristiche può essere all’ultimissimo posto della graduatoria?”

E potremmo continuare a parlare dello sviluppo agricolo in atto, della fabbrica dei satelliti geostazionari, delle fabbriche automobilistiche in fase di avviamento; della costruzione di un ponte che ha una lunghezza doppia del fantomatico ponte di Messina; delle decine di centri clinici ed ospedali in costruzione; delle linee metropolitane, del turismo e delle lunghe code alle agenzie di viaggi per acquistare biglietti aerei e pacchetti turistici.

Se i tecnici del FMI danno il Venezuela in crisi per i prossimi cinque anni ed in più all’ultimissimo posto al mondo può essere dovuto solo a due motivi: o sono ignoranti e incompetenti, i tecnici e quella usuraia di Cristine Lagarde che li comanda, in sostituzione di Strauss-Khan, o sono in malafede! Scartando evidentemente la prima ipotesi, non rimane che la malafede. Il FMI sta volutamente manipolando i dati del Venezuela per dare supporto ai media internazionali che parlano di un paese in crisi, in cui è giustificabile un cambio di governo.

Questi farabutti del FMI sanno benissimo come stanno le cose; non c’è alcuna giustificazione per inserire il Venezuela all’ultimissimo posto al mondo, se non l’appoggio voluto ed incondizionato alla destabilizzazione in atto per impadronirsi della più grande riserva petrolifera del mondo. E bisogna anche meditare che con il tracollo del dollaro, con la svalutazione in atto della moneta statunitense che in un futuro non molto lontano varrà meno della carta igienica usata, il petrolio diventerà un bene sempre meno accessibile agli statunitensi, per cui debbono impadronirsene adesso o mai più. Di qui la necessaria aggressione alla Libia, ed in un futuro immediato all’Iran ed al Venezuela, gli unici tre paesi del mondo dove ancora si scoprono riserve consistenti di petrolio.

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Graduatoria dei 184 paesi membri del FMI secondo il tasso di sviluppo. Anni 2009-2016 (Dati FMI dell'aprile 2011)
 

 


(*) Articolo scritto in prima stesura il 13/04/2011 ed aggiornato il 12/08/2011 e 26/12/2011. Attilio Folliero è un politologo italiano residente a Caracas, professore contrattato della Facoltà di Scienze delle Comunicazioni della UCV di Caracas, membro del COVENPRI; Cecilia Laya è una economista venezuelana-italiana della Università Simon Bolivar di Caracas