Il processo elettorale in corso
negli Stati Uniti dimostra la sua
povertà di
figure di elevato
prestigio e il vuoto di discorsi senza
risposte ai gravi problemi del
paese.
Ad esempio, il candidato presidenziale
repubblicano Mitt Romney, un
miliardario senza molta esperienza
nella gestione della cosa pubblica, personalità grigia e
non adempiente al
pagamento delle imposte.
Due volte é stato sorpreso esprimere,
pubblicamente, il suo rude disprezzo
verso i poveri, di cui é giunto a dire: "non mi
interessano", schiaffo che i
democratici hanno sfruttato contro di lui.
Il suo candidato a "vice", Paul
Ryan, è un uomo del neo-nazista Tea
Party, specializzato nel
promuovere tagli ai finanziamenti
per l'istruzione e la sanità
pubblica per equilibrare i deficit di
bilancio.
Nel caso del presidente-candidato
democratico, Barack Obama, egli rappresenta
un presidente che non ha adempiuto
alle sue
più importanti promesse elettorali.
Una grave crisi socio-economica
colpisce il tanto vantato "modo di
vita nord americano" e quella nazione presenta
circa 25 milioni di disoccupati e
sottoccupati.
Proprio quando gli aiuti ufficiali ai
bassi redditi sono stati brutalmente
diminuiti, mentre la soppressione
delle spese arriva sino a paralizzare un
servizio antincendio nella baia di
Miami.
Un'altra immagine del panorama che
vivono gli Stati Uniti è stato
recentemente fornita dal Census Bureau
all'annunciare che i poveri arrivano a
circa 47 milioni di persone.
Tale scenario è stato un terreno
fertile perché i gruppi di
odio, stile nazista, si siano
moltiplicati in centinaia nel
paese.
Accademici, giornalisti,
scrittori e altri intellettuali
ripetono che mai, in molti anni, il sentimento di pessimismo si era
tanto radicato all'interno
di quella società.
Nel mezzo di questo
colossale dilemma si avvicinano le
elezioni generali di novembre, le cui spese,
solo per quanto riguarda il match per
la presidenza, dovrebbero raggiungere
circa 1500 milioni di $.
A parte si contano i grandi esborsi
attribuibili al rinnovo della Camera
dei Rappresentanti e un terzo del
Senato, così come le elezioni per
eleggere i
Governatori e cariche minori.
Ci sono candidati alla Camera Bassa, come
il rappresentante cubano americano
David
Rivera, uno dei legislatori
più investigati per essere invischiato in
in fatti criminali.
Anche un senatore di simile origine,
Marco Rubio, che The Washington Post
ha smascherato come un volgare bugiardo,
perché simulò essere
figlio di una coppia che fuggì da Cuba nel 1959 dopo
il trionfo della
Rivoluzione, quando in realtà
lasciarono l'isola nel 1956.
Un altro elemento che aiuta a
conoscere meglio in che consiste la
democrazia USA lo forniscono i
famosi "boleteros"
personaggi che si aggirano, per di là,
a caccia di voti in assenza.
Questi di solito provengono da
persone molto
vecchie o con limitazioni fisiche
ciò che rende difficile andare ai
seggi elettorali.
Ma una gestione
apparentemente umanitaria è diventata
una grossolano trasferimento di cedole a favore
di alcuni candidati; affare di cui
vivono non pochi attivisti,
molti di origine cubana.
Esempio di ciò lo offre un quartiere
floridiano,
El Pequeño
Haiti, dove, come ha scritto ne El Nuevo Herald
la
giornalista Nadege Green, "si lotta,
in ogni campagna elettorale, per
raccogliere cedole di voti assenti".
Per molto tempo, aggiunge Green, i
boleteros si muovevano
nelle aree in gran parte ispaniche di Miami-Dade, ma ora "fanno parte di
una fiorente industria della
comunità haitiana".
Da più di 50 anni Washington
accusa Cuba, come accade ora, di non
realizzare
libere elezioni nello stile di
quelle che si realizzano negli Stati Uniti.
Hanno assolutamente ragione.
Si tratta di due tipi
di elezioni molto diverse.
L'isola preferisce andare al rogo
piuttosto che al cielo accompagnato
da furfanti come David Rivera, Marco
Rubio e gli illustri boleteros della
Florida.
ELECCIONES EN CUBA Y ESTADOS UNIDOS
Escrito por Nicanor León Cotayo http://yohandry.com/
El actual proceso electoral en Estados Unidos demuestra su pobreza en figuras de elevado prestigio y lo hueco de discursos sin respuestas para los graves problemas del país.
Por ejemplo, el candidato presidencial republicano, Mitt Romney, es un multimillonario sin mucha experiencia en manejar asuntos públicos, personalidad gris y no cumplidor en el pago de impuestos.
Dos veces ha sorprendido en público al expresar su rudo desprecio hacia la gente pobre, de quienes llegó a decir, “no me interesan”, bofetada que los demócratas explotaron en su contra.
Su candidato a “vice”, Paul Ryan, es un hombre del neonazi Tea-Party, especializado en impulsar recortes a los fondos de la educación y la salud pública para equilibrar déficit presupuestarios.
En el caso del presidente-candidato demócrata, Barack Obama, representa a un mandatario que ha incumplido sus más importantes promesas electorales.
Una aguda crisis socio-económica golpea al tan pregonado “modo de vida norteamericano” y esa nación exhibe unos 25 millones de personas sin trabajo y subempleadas.
Precisamente cuando la ayuda oficial a los de menos ingresos ha sido brutalmente disminuida, mientras la supresión de gastos llega hasta paralizar un servicio de bomberos en la bahía de Miami.
Otra muestra del panorama que vive Estados Unidos fue brindada recientemente por su Oficina del Censo al anunciar que ya los pobres llegan allí a unos 47 millones de personas.
Tal escenario ha sido caldo de cultivo para que los titulados grupos de odio, al estilo de los nazis, se hayan multiplicado por cientos en el territorio nacional.
Académicos, periodistas, escritores y otros intelectuales repiten que nunca en muchos años el sentimiento de pesimismo se había arraigado tanto en el seno de aquella sociedad.
En medio de este colosal dilema se aproximan allí las elecciones generales de noviembre, cuyos gastos, solo en lo relativo al pugilato por la presidencia, deben llegar a unos 1 500 millones de dólares.
Aparte se cuentan los grandes desembolsos atribuibles a la renovación de la Cámara de Representantes y un tercio del Senado, así como los comicios para elegir Gobernadores y cargos menores.
Hay aspirantes a la Cámara Baja, como el representante cubanoamericano David Rivera, uno de los legisladores más investigados por estar mezclado en hechos delictivos.
También un senador de igual origen, Marco Rubio, al cual The Washington Post desenmascaró como un vulgar embustero porque simuló ser hijo de un matrimonio que huyó de Cuba en 1959 luego del triunfo de la Revolución, cuando en realidad salieron de la isla en 1956.
Otro elemento que ayuda a saber mejor en qué consiste la democracia estadounidense lo aportan los famosos “boleteros”, personajes que deambulan por allá a la caza de votos en ausencia.
Estos por lo general proceden de personas muy ancianas o con limitaciones físicas que les dificultan trasladarse a los colegios electorales.
Pero una gestión aparentemente humanitaria ha devenido grosero trasiego de cédulas a favor de ciertos candidatos, negocio del que ya viven no pocos activistas, muchos de origen cubano.
Ejemplo de eso ofrece un barrio floridano, El Pequeño Haití, donde, como escribió en El Nuevo Herald la periodista Nadege Green, “se pelean en cada campaña electoral para recolectar boletas de voto ausente”.
Durante mucho tiempo, añade Green, los boleteros se movieron en áreas mayoritariamente hispanas de Miami-Dade, pero ahora “son parte de una floreciente industria en la comunidad haitiana”.
Hace más de 50 años desde Washington acusan a Cuba, tal como sucede ahora, de no realizar elecciones libres al estilo de las que se realizan en Estados Unidos. Tienen absoluta razón.
Se trata de dos tipos de comicios muy distintos. La isla prefiere ir a la hoguera antes que al cielo acompañada por truhanes como David Rivera, Marco Rubio y los ilustres boleteros de la Florida.
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