L’unità di tutti i rivoluzionari cubani, che fu sogno e aspirazione di varie generazioni di combattenti che si succedettero nel nostro paese dal 10 ottobre del 1868, raggiunse quel giorno un grado superiore e distintivo.
Come la più eloquente prova di questo, uno dei primi accordi adottati in quella storica riunione, acclamato in forma unanime, fu a partire da quel momento di prendere il nome di Partito Comunista di Cuba.
Era necessario, come segnalò Fidel, che il nome del Partito dicesse non quello che eravamo ieri, ma quello che siamo oggi e che vogliamo essere domani.
In quella cerimonia ci fu un momento d’indicibile emozione e fervore combattivo, quando Fidel lesse la carta di commiato del Comandante Ernesto Che Guevara, nella quale annunciava la sua decisione di andare a combattere l’imperialismo in altre terre del mondo.
Il secondo di quei due primi accordi fu la creazione di un nuovo giornale, partendo dalla fusione dei quotidiani Hoy e Revolución, che avrebbe avuto carattere d’organo ufficiale del Comitato Centrale del Partito e che, come simbolo della nostra concezione rivoluzionaria e del nostro cammino, si sarebbe chiamato Granma.
Quello spirito di unità conduce oggi la Rivoluzione in una battaglia complessa e decisiva per il suo futuro, dove, come ha reiterato il compagno Raúl, s’impone lavorare e perseverare con Ordine, Disciplina ed Esigenza, per rendere realtà le linee di Politica Economica e Sociale approvate nel VI Congresso del Partito, come gli Obiettivi accordati nella Prima Conferenza Nazionale, lasciando indietro la zavorra di una vecchia mentalità e forgiando con intenzione trasformatrice e molta sensibilità politica, la visione verso il presente e il futuro della Patria, senza abbandonare nemmeno per un istante il legato martiano e la dottrina del marxismo-leninismo che costituiscono il principale fondamento ideologico del nostro processo rivoluzionario.
A 47 anni da quello storico 3 ottobre, il nostro popolo combattente e rivoluzionario ha ratificato che Cuba è e continuerà ad essere socialista.
Più che mai abbiamo la coscienza di quello che ha detto nell’Università de L’Avana nel novembre del 2005, e che ha puntualizzato Raúl nel VI Congresso e durante la Prima Conferenza Nazionale del Partito a proposto dell’unica cosa che potrebbe condurre alla sconfitta della Rivoluzione e del socialismo, e potrebbe essere solo la nostra incapacità di sradicare gli errori commessi in più di 50 anni trascorsi dal 1º gennaio del 1959, ed i nuovi in cui possiamo incorrere nel futuro.
Quel 3 ottobre del 1965 ratificò che la politica della nostra Rivoluzione sarebbe stata lavorare sempre per la più stretta unione, come allora segnalò il Comandante in Capo.
“Non è facile nella complessità dei problemi attuali e del mondo attuale mantener questa linea, mantenere questo inflessibile criterio, mantenere questa inflessibile indipendenza, ma noi li manterremo. Questa Rivoluzione non è stata importata da nessuna parte, è un prodotto genuino di questo paese e nessuno ci ha detto come la dovevamo fare e l’abbiamo fatta!”
Questa dignità nella conseguenza invariabile del suo carattere, fa sì che la Rivoluzione cubana non sarà mai piegata, sottomessa o sconfitta.
Hasta la Victoria Siempre!