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Il traduttore si scusa per gli errori

 

60 anni fa


Le coraggiose denunce di Fidel

 

 

3 marzo 2012 -  www.granma.cu

 

 

La morte di Eduardo Chibás, avvenuta il 16 agosto del 1951, fu una perdita irreparabile per le aspirazioni popolari di ottenere la vittoria, quasi indiscutibile, nelle elezioni che si dovevano svolgere nel giugno del 1952.

 

La direzione del Partito Ortodosso, adesso nelle mani di politici tradizionali, carenti di carisma e senza sostegno popolare, rendeva ancora più complessa la situazione politica del paese, che si dibatteva nello scontro quotidiano, soprattutto tra il settore studentesco, il governo e i suoi funzionari corrotti.

 

in quel clima d’incertezza e permanente naufragio, ci fu una protesta popolare,Fidel Castro con gli studenti come protagonisti per via dell’incremento arbitrario del prezzo dei biglietti degli autobus urbani, che determinò una convocazione della FEU e una concentrazione di fronte ala scalinata universitaria, dove c’erano, come oratori principali, il giornalista Guido García Inclán, noto per le sue sistematiche critiche al regime dai microfoni dell’emittente radiofonica di sua proprietà, la C.O.C.O., detta “El Periódico del Aire”, ( il quotidiano dell’aria) e il già conosciuto rappresentante della Gioventù Ortodossa, il dottor Fidel Castro.

 

Terminata la manifestazione, all’angolo di San Lázaro e Belascoaín, un gruppo dei partecipanti alla concentrazione fu picchiato selvaggiamente dalla polizia comandata dal tenente Rafael Salas Cañizares. Perse la vita, data la gravità delle ferite provocate, un giovane operaio di militanza ortodossa, Carlos Rodríguez.

 

Indignato per il crimine, il recentemente laureato in Legge, l’avvocato Fidel Castro presentò una denuncia presso il Tribunale d’Istruzione della Quarta Sezione de L’Avana, contro il comandante della polizia azionale , Rafael Casals e il tenente Salas Cañizares, come principali esecutori.

 

Alcuni mesi più tardi, l’11 settembre del 1951, apparve pubblicato nel quotidiano Alerta un articolo firmato da Fidel Castro, intitolato “Meglio morire in piedi”, reiterando la sua condanna agli autori del vile crimine e contro gli abusi della polizia.

 

Il 1952 iniziò con seri indizi che Batista e la sua banda tramavano un colpo di Stato, di fronte all’inerzia del governo di Carlos Prío, distrutto politicamente e moralmente.

Fidel, accompagnato da vari giovani, che poi avrebbero integrato la generazione del Centenario, si propose di rivendicare le denunce di Eduardo Chibás sulla corruzione del governo, che, non potendo documentarle, lo avevano portato al suicidio.

 

Utilizzando per quello il quotidiano Alerta, si documentò come Prío, a partire da una tenuta di 33 ettari che gli aveva regalato un riccone di nome Mendigutía, situata a El Globo, tra Calabazar e Managua, come ringraziamento per aver fatto sparire una causa di violazione di una minore, con l’affanno di appropriarsi, con i metodi più tortuosi, di nuove terre nel luogo, era riuscito ad estendere la proprietà originale a 650 ettari, denominati nell’insieme Tenuta El Rocío.

 

Le investigazioni realizzate dimostrarono che il fatto era molto più grave di quel che inizialmente si supponeva e implicava somme di milioni, accaparramento di terre in altre province, l’utilizzo di prestanome per occultare l’identità dei colpevoli più noti e un altra serie d’illegalità.

 

Così si pubblicarono, tra il 28 gennaio e il 4 marzo del 1952, vari articoli scritti da Fidel, con rivelazioni e denunce spettacolari e con titoli in prima pagina, che provocarono sensazione, dato l’ampio appoggio delle masse popolari.

 

Il 4 marzo del 1952, ‘Alerta’ pubblicava la Relazione per il “Tribunal de Cuentas”, l’appello di Fidel indirizzato ai tribunali, compiendo la promessa e l’impegno di rivendicare la memoria di Eduardo Chibás, e smascherando con prove sufficienti la corruzione e il gangsterismo del governo di Prío.

 

“Ho detto che avrei vendicato gli obbrobri fatti a Eduardo Chibás, che avrei fatto mordere il fango a questo vile regime di governo e l’abbiamo fatto settimana per settimana. Oggi è più che un attacco, è la difesa d’una società minacciata...”

 

“...Quando questa edizione di ‘Alerta’ sarà per le strade, i signori magistrati staranno considerando il nostro allegato al Tribunal de Cuentas, che nella sua parte più essenziale sostiene :

 

“Appello al Tribunal de Cuentas per un patriottico richiamo. Cuba, trasformata in una terra di cani feroci, cammino di suicido fatta tana e antro da un gruppo di sfrontati, volge disperata i suoi occhi per chiedere a Voi il miracolo che la potrà salvare dal crollo costituzionale e morale che la minaccia...”.

 

Gli studiosi di quest’epoca considerano che quegli articoli furono l’adeguata previsione del colpo di Stato che già si organizzava nelle caserme e che Fulgencio Batista e la sua banda avrebbero perpetrato con la complicità yankee sei giorni dopo.