Il 16 agosto del 1952, ad un anno dalla morte di Eduardo Chibás, il gruppo diretto da Fidel preparò per l’occasione un’edizione speciale del bollettino “El acusador”, circa 10mila copie che dovevano essere distribuite da vari compagni approfittando delle celebrazioni dell’anniversario, in particolare quello che ebbe luogo nel il cimitero di Colón presso la tomba del leader del partito ortodosso.
Fu la terza ed ultima edizione di “El acusador”. Un traditore catturato per caso aveva fornito delle informazioni che permisero alla polizia di localizzare la casa dei compagni che parteciparono alla redazione e distribuzione del giornale. Gli agenti del Servizio di Intelligence Militare (SIM) distrussero il mimografo e la macchina da scrivere, sequestrarono una grande quantità di copie, quasi la metà, ed arrestarono sette delle nove persone che avevano partecipato alla pubblicazione clandestina.
In quest’ultimo numero di “El acusador” ci furono due note editoriali redatte da Fidel con lo pseudonimo di Alejandro. La prima di queste, “Yo Acuso”, costituiva un’accesa arringa contro il tiranno Batista, nella quale si metteva a nudo la sua ambizione di potere, ipocrisia, mancanza di scrupoli ed i legami con la criminalità.
L’altra nota editoriale: “Recuento crítico del Partido del Pueblo Cubano (Ortodoxo)”, era dedicata all’inetta dirigenza ortodossa, consumata dagli screzi interni ed incapace di compiere un passo efficace nella lotta contro il dittatore. In questo articolo, Fidel annunciò chiaramente il passaggio ad una linea realmente rivoluzionaria sottolineando la necessità della nascita di nuovi leader e ribadì la sua assoluta fiducia nel popolo e nella forza delle grandi idee rivoluzionarie.
Con totale chiarezza, Fidel indica che non ci si può aspettare nulla dai politicanti, dai loro sotterfugi e dai loro metodi tradizionali. “Il momento è rivoluzionario...”, afferma.
Quelle definitive e storiche affermazioni del compagno Fidel sarebbero state confermate ampiamente nei mesi successivi.