Morire come un valoroso
José Antonio nacque il 16 luglio del 1932 a Cárdenas, Matanzas. A 18 anni s’iscrisse alla Facoltà d’Architettura dell’Università de L’Avana e quasi immediatamente lo elessero delegato del suo corso.
Il colpo di Stato di Fulgencio Batista, il 10 marzo del 1952 marcò la vita dello studente di allora. José Antonio si unì ai membri della Federazione Studentesca Universitaria (FEU) alla ricerca di armi che non giunsero per lottare contro il dittatore.
All’inizio del corso 1953-54, Manzanita, (melina), come lo chiamavano i suoi compagni per il colore rosato delle sue guance e per la sua corporatura, fu eletto presidente dell’Associazione degli studenti della facoltà d’architettura ed entrò a far parte della FEU.
Il 30 settembre, quando si realizzò l’omaggio per l’assassinio del leader studentesco Rafael Trejo, assunse la presidenza della FEU. Aveva gia ricevuto botte, lo perseguivano e conosceva già il carcere e tutto questo fece più radicale la sua azione.
Andò in Cile al Secondo Congresso degli Studenti Latinoamericani e percorse vari paesi per far conoscere la lotta che si sferrava contro il criminale ‘governo’ di Batista.
Trascorse il 1956 e il 30 agosto, in Messico, firmò con il leader della Rivoluzione cubana, Fide Castro, un documento che si conosce come ‘Lettera del Messico’.
Poi andò in Sri Lanka e partecipò al Congresso Internazionale degli Studenti e al ritorno passò alla clandestinità per la persecuzione a cui era sottoposto.
Il 13 marzo guidò l’azione dell’ assalto al Palazzo Presidenziale e l’occupazione dell’ emittente radiofonica Radio Reloj.
Al fronte di un commando di 15 giovani trasmise un messaggio alla popolazione.
Uscì per raggiungere l’università e morì combattendo davanti all’istituzione.