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Che Guevara parla di Camilo
Il più brillante di tutti i guerriglieri |
27 ottobre 2012 - www.granma.cu Frammenti del discorso pronunciato il 28 ottobre 1964/ Traduzione G.Minuti
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[... ] esisteva più o meno una legge non scritta della guerriglia, che chi perdeva i suoi beni personali, tutto quello che un guerrigliero doveva portare sulle sue spalle, era un problema suo. Tra le cose che avevo perduto c’era una cosa molto apprezzata da un guerrigliero: le due o tre lattine di cibo che ognuno possedeva in quel momento.
Giunta la notte, con tutta naturalezza uno si apprestava a mangiare la minuscola razione che aveva, e Camilo, vedendo che io non avevo niente da mangiare, perchè la coperta non era un buon alimento, condivise con me l’unica lattina di latte che aveva e da quel momento, io credo che nacque o si approfondì la nostra amicizia. Bevendo sorsi di latte e controllando con dissimulazione che la ripartizione fosse uguale, parlavamo di tutta una serie di cose in generale.
La conversazione riguardava il cibo, perchè le conversazioni della gente riguardano i problemi più importanti che li preoccupano e per noi i cibo era un’ossessione in quei giorni...
Sino a quel momento non eravamo particolarmente amici, il carattere era molto differente. Dal primo momento eravamo insieme. Dal Granma, dalla sconfitta di Alegría de Pío stavamo insieme, ma avevamo indubbiamente due caratteri molto differenti.
E fu mesi dopo che giungemmo ad essere intimi, straordinariamente.
Ci scontravamo per problemi di disciplina, per problemi della concezione di una serie d’ attitudini nella guerriglia.
Camilo in quell’epoca si sbagliava, era un guerrigliero molto indisciplinato, molto istintivo, ma si rese conto rapidamente e cambiò.
Anche quando dopo realizzò prodezze che hanno iscritto il suo nome nella leggenda, io ho sempre sentito l’orgoglio d’averlo scoperto come guerrigliero...
Poi fu Comandante, scrisse nel piano dell’oriente una storia molto ricca di azioni d’eroismo, d’audacia, d’intelligenza combattente e realizzò l’invasione negli ultimi mesi della guerra rivoluzionaria.
Quello che noi che ricordiamo Camilo come una cosa, come un essere vivo, e che sempre ci piacque di più, quello che attraeva anche tutto il popolo di Cuba, era il suo modo d’essere, il suo carattere, la sua allegria, la sua franchezza, la sua disposizione in tutti i momenti ad offrire la sua vita, a correre i pericoli più grandi con una totale naturalezza, con una semplicità completa, senza mai vantarsi del coraggio, della saggezza, essendo sempre il compagno di tutti, anche se alla fine della guerra era, indiscutibilmente, il più brillante di tutti i guerriglieri.
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Omaggio a Camilo |
7 febbraio 2012 - Raquel Marrero Yanes - Yohan Rodríguez Blanco - Juan Antonio Borrego www.granma.cu
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“80 anni fa il quartiere di Lawton a L’Avana vide nascere colui che divenne un pilastro della Rivoluzione, uno degli Eroi più amati, l’indimenticabile Comandante Camilo Cienfuegos Gorriarán”, ha detto Miguel Díaz-Canel, membro del Burò Politico e ministro d’Educazione Superiore, durante l’incontro politico-culturale che si è svolto nell’ Istituto Preuniversitario ‘Urbano Cepero Bonilla’, nel municipio ‘10 de Octubre’, dove artisti, studenti, combattenti e residenti del luogo hanno reso omaggio a chi vive e vivrà nell’immagine del popolo.
Il dirigente ha sottolineato che la disciplina, la lealtà, il carattere gioviale e il coraggio che caratterizzarono questo grande guerrigliero, sono le ragioni per cui Camilo è divenuto una leggenda ed un esempio da seguire per il popolo cubano.
Erano presenti i membri della segreteria del Comitato Centrale del Partito, Olga Lidia Tapia Iglesias e Misael Enamorado Dáger, con altri dirigenti del Partito, dell’Unione dei Giovani Comunisti, delle Forze Armate Rivoluzionarie, del Ministero degli Interni e delle organizzazioni di massa, ed inoltre con gli integranti della Colonna Numero 2 ‘Antonio Maceo’.
A Yaguajay, la celebrazione è cominciata nel Mausoleo ai Martiri del Fronte Nord di Las Villas, dove sono state poste corone di fiori davanti alle nicchie del “Signore dell’ Avanguardia” e dei combattenti che lo accompagnarono nelle gesta dell’invasione, alla guida della Colonna Numero 2 Antonio Maceo, sino alla zona nord della regione centrale dell’Isola.
Nel Mausoleo è stato presentato il libro ‘Canción para una sonrisa’ ed è stata poi piantata una Palma Reale in ricordo dell’Eroe.
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Nel suo 80º compleanno: Camilo, sempre tra di noi |
6 febbraio 2012 -www.granma.cu
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Camilo Cienfu egos è quel tipo d’uomo la cui vita raggiunge dimensioni di leggenda e che nello stesso tempo si proietta e si afferma con forza straordinaria nelle cose del presente e nell’immagine del futuro.
Camilo nacque il 6 febbraio nel quartiere di Lawton a L’Avana, nel seno d’una famiglia di spagnoli, Ramón Cienfuegos Flores ed Emilia Gorriarán Zavalla, che furono i pilastri fondamentali che regolarono la sua condotta e gli diedero quei valori che gli permisero nella vita d’assumere posizioni di principio, da idee progressiste.
La situazione familiare sempre più difficile gli fece interrompere gli studi e gli impedì di seguire la vocazione professionale della sua vita nella scuola annessa dell’Accademia Nazionale di Belle Arti, San Alejandro, quando dovette abbandonare gli studi per problemi economici e divenne apprendista e dipendente del negozio El Arte.
Camilo giovanissimo iniziò a partecipare alla lotta politica, partecipando alle proteste popolari per l’assassinio dell’indimenticabile Jesús Menéndez o contro l’aumento delle tariffe degli autobus.
Nel 1953 andò negli Stati Uniti cercando una migliore situazione, ma decise di tornare indignato per l’ambiente che esisteva in quel paese e per lo sfruttamento a cui erano sottoposti i lavoratori. Poi entrò a far parte della lotta studentesca contro la dittatura del regime tirannico di Fulgencio Batista e, un anno dopo, fu ferito da uno sparo durante una manifestazione in onore dell’eroe indipendentista cubano Antonio Maceo, ragione per cui venne segnalato dal corpo repressivo del tiranno.
Perseguitato e senza lavoro, decise d’andare in esilio nuovamente negli Stati Uniti e poi in Messico.
Partecipò alla spedizione dello yacht Granma e fu un guerrigliero ineguagliabile.
La sua aggressività nella lotta, il suo coraggio a tutta prova, il suo talento, l’intelligenza e la disciplina rivoluzionaria lo trasformarono in poco tempo in una delle figure più rilevanti dell’ultima guerra d’insurrezione cubana.
“Non c’è stato in questa guerra di liberazione un soldato paragonabile a Camilo”, disse giustamente Ernesto Che Guevara.
Camilo fu protagonista, con il Guerrigliero Eroico, di uno dei più brillanti momenti della storia militare rivoluzionaria di Cuba: l’Invasione.
“Non ci sono parole per esprimere l’allegria, l’orgoglio e l’ammirazione che ho provato per voi”, gli scrisse Fidel nell’ottobre del 1958.
“Con quel che avete fatto vi siete guadagnati un posto nella storia di Cuba e delle grandi prodezze militari”.
Anche se partecipò solo ai primi dieci mesi che seguirono il trionfo della Rivoluzione, del 1º gennaio del 1959, anche se morì a 27 anni nel mezzo della lotta contro i traditori e la reazione al servizio dell’imperialismo, quando la Rivoluzione iniziava appena la distruzione del vecchio ordine, Camilo ha imposto nel suo transito fugace, un’impronta tanto profonda e duratura come quella che ha lasciato, nell’incarnare uno più grandi combattenti della nostra seconda guerra per la reale indipendenza della Patria.
Il suo amore per la causa degli umili, degli operai, dei contadini, la proiezione nettamente antimperialista, il suo pensiero patriota e internazionalista, il suo spirito unitario, il suo straordinario senso della responsabilità e del dovere e la sua esemplare e invariabile lealtà a Fide, al popolo e alla Rivoluzione, sono state caratteristiche della sua carismatica personalità rivoluzionaria, alla quale univa una proverbiale giovialità tipicamente cubana.
Figlio umile del popolo cubano, aveva trasformato, senza proporselo, il suo meteorico e inento passaggio per la Rivoluzione cubana in una vera epopea.
“Quest’uomo, ha detto Fidel, è un uomo del popolo, che è uscito dal popolo. Non era un privilegiato e non aveva avuto quegli onori e quella gloria perchè qualcuno glieli aveva dati, ma perchè se li era guadagnati, e la consolazione che deve avere il nostro popolo è che nel nostro popolo ci sono molti Camilo e Camino continuerà a vivere negli uomini come lui e continuerà a vivere negli uomini che s’ispirano a lui”. |