Quello sbarco del “Corintia” (NR: avvenne il 23 maggio del 1957 con la guida di Calixto Sánchez White) fu per noi, che in quel momento eravamo un piccolo gruppo di uomini, un motivo di speranza e di gratitudine per quello che implicava di solidarietà con noi, che stavamo combattendo in Cuba da vari mesi.
Come ci giunsero le notizie di quello sbarco, dato che gia avevamo l’esperienza di quello che poteva accadere in quei primi istanti, il nostro gruppo, che in quel momento non raggiungeva i cento uomini, cercò d’offrire collaborazione e trovandoci in quei giorni vicino ad una guarnigione nemica fortemente trincerata, decidemmo d’attaccarla, perchè sapevamo per esperienza che il nemico dirigeva sempre il grosso delle sue forze contro qualsiasi attacco di quel tipo che implicava lo stabilimento di un secondo fronte nella provincia d’Oriente.
Ricordiamo perfettamente bene che con l’idea di collaborare e soccorrere in qualche modo il gruppo della spedizione, preparammo quell’attacco alla caserma di El Uvero, il 28 maggio del 1957.
Quel giorno l’attacco del gruppo della Sierra Maestra ottenne un successo tra i più grandi perchè era uno dei primi e perchè fu uno dei fatti che diedero maggior forza alle nostre truppe; uno dei maggiori trionfi del nostre forze, provocando al nemico la perdita di 11 morti, 19 feriti e 14 prigionieri non feriti, che portavano a un totale di 33 il numero dei prigionieri.
Credevamo, con quell’attacco, d’aiutare il gruppo dei compagni che erano sbarcati a nord della provincia, ma senza dubbio, già in quei momenti loro erano stati catturati.
Da lì si possono paragonare i fatti che avvennero poi, successivamente, i due pensieri e i due atteggiamento che animarono gli uomini di una e dell’altra parte ...
Furono 33 gli uomini che dovettero la vita al pensiero che animava coloro che stavano lottando per liberare la Patria dalla tirannia. 33 uomini che non ricevettero vessazioni di sorta e non furono maltrattati nè dall’operato, nè con le parole, anche se quel combattimento ci era costato 15 perdite, e tra quelle perdite sette erano compagni morti in azione, tra i più valorosi delle nostre truppe.
Noi mettemmo in liberta i prigionieri e curammo i feriti.
Che cosa stava succedendo in quello stesso giorno nel nord della provincia d’Oriente?
Che cosa stava succedendo ai prigionieri che caddero nelle mani delle forze della tirannia? Che fecero con loro? Assassinarono 16 dei partecipanti alla spedizione del “Corinthia” per pubblicare che nel combattimento vittorioso avevano inflitto alle forze rivoluzionarie 16 morti, per dare ad intendere che la sconfitta subita a El Uvero la mattina di quel giorno era stata compensata con una grande vittoria contro i partecipanti alla spedizione del
“Corinthia”...e ancora una volta pubblicarono un comunicato di guerra bugiardo e ipocrita. annunciando alla nazione e al mondo una delle loro tante vittorie militari che non riuscirono ad avere mai, perchè non potranno mai conquistare vittorie coloro che invece d’ottenerle con il coraggio e il sacrificio, le falsificano e le fingono, con il tradimento e il crimine.