Playa Girón, ubicata nella Baia dei Porci, al sud della provincia cubana di Matanzas, fu il principale punto di sbarco delle forze mercenarie addestrate dall’Agenzia Centrale di Intelligence degli Stati Uniti (CIA), il 16 aprile del 1961, ed il luogo dove furono sconfitte 68 ore dopo.
Il piano di invasione fu approvato dal presidente nordamericano Dwight D. Eisenhower, il quale il 17 marzo del 1960 ordinò l’inizio del reclutamento di mercenari di origine cubana. Ad ognuno di loro fu offerto il pagamento di 225 dollari mensili, più 50 per il primo figlio e 25 per i restanti. In totale furono destinati inizialmente a tale scopo 4,4 milioni di dollari, cifra che in seguito si moltiplicò varie volte. Si stabilirono 13 campi d’addestramento disseminati tra Guatemala, Nicaragua, Stati Uniti e basi militari nordamericane a Puerto Rico e nella zona del canale di Panama.
Dieci giorni dopo le elezioni, il 18 novembre del 1960, la CIA impose al Presidente eletto John F. Kennedy i dettagli del piano e questi approvò di proseguire con i preparativi.
Il 15 aprile del 1961, mentre i gruppi navali mercenari navigavano verso Cuba scortati dalle navi della Marina Militare degli Stati Uniti, otto bombardieri B-26 decorati con lo stemma della Forza Aerea cubana, bombardarono due basi dell’aviazione ed un aeroporto civile. Il giorno 16, alla sepoltura delle vittime dell’attacco, fu proclamato il carattere socialista della Rivoluzione e fu decretato l’allarme di combattimento in tutto il paese. In questa data si celebra ogni anno il Giorno del Miliziano.
All’1:30 del giorno 17 cominciò lo sbarco della denominata Brigata 2506, la quale aveva caratteristiche similari alle unità di assalto anfibio delle forze armate degli Stati Uniti e comprendeva circa 1500 uomini fortemente armati, compresi mezzi corazzati ed artiglieria di campagna; 30 aerei e 150 uomini integravano l’aviazione mercenaria. Furono realizzati anche sbarchi aero-tattici negli accessi all’entrata della spiaggia.
Le truppe cubane erano composte da combattenti dell’Esercito Ribelle e dalla Polizia Nazionale Rivoluzionaria, però la maggioranza era costituita da miliziani con scarsa o nessuna esperienza di combattimento. In particolare chi conduceva i mezzi corazzati e gli artiglieri avevano ricevuto gli armamenti poche settimane prima.
Queste truppe, guidate personalmente dal Comandante in Capo Fidel Castro, non concessero un minuto di tregua al nemico ed alle 17:30 del 19 di aprile, gli invasori erano completamente sconfitti, anche se i combattenti rivoluzionari e la popolazione civile, pagarono una caro prezzo con un totale di 176 morti, 300 feriti e 50 mutilati.