Nel pomeriggio del 20 aprile del 1957, vittime di una vile delazione, furono brutalmente assassinati in Humblodt 7, Fructuoso Rodríguez, Joe Westbrook, José Machado e Juan Pedro Carbó Serviá.
Quel crimine, che è un esempio eloquente della bestialità e della vigliaccheria dei sicari della tirannia di Batista, assume una rilevanza storica per il valore dei morti di quel giorno, che erano parte dell’avanguardia universitaria.
Fructuoso, Joe, "Machadito" e Carbó Serviá, con l’impegno rivoluzionario delle loro brevi vite, sono un esempio per la gioventù di oggi.
• Joe Westbrooka aveva una straordinaria sensibilità umana, era profondamente martiano, e coniugava in sè pensiero e azione, che si riflettevano chiaramente con la stessa serenità con cui reagì di fronte alla brutalità della polizia, quando riuscì ad entrare in un appartamento dell’edificio e poi quando giunsero gli sciacalli e lui stesso calmò la padrona di casa e con sangue freddo aperse la porta, pur sapendo che lo avrebbero assassinato.
Dopo il colpo del 10 marzo , Joe si era vincolato al movimento Nazionalista Rivoluzionario del professor Rafael García Bárcena. Già iscritto nella Scuola di Scienze sociali e Diritto amministrativo dell’Università de l’Avana, collaborò con il Fronte Civico delle Donne Martiane. Poi con altri giovani s’impegnò per unificare le forze rivoluzionarie dell’Università, periodo nel quale, così come realizzava continuate riunioni ed altre attività, doveva eludere la persecuzione della polizia. Nel 1955 fu fondatore del Direttorio Rivolzionario del quale fu dirigente sino alla morte. Era presente alla firma della Carta del Messico tra Fidel e José Antonio e partecipò all’azione di Radio Reloj, quel 13 marzo.
• Fructuoso Rodríguez, quello con lo sguardo quieto e inquieto” fu, con José Antonio, uno dei leader più conosciuti dell’Università de L’Avana. Alunno dell’Istituto del Vedado, fu espulso per la sua opposizione alle manovre dei corrotti dirigenti studenteschi.
Nel 1951 Fructuoso s’iscrisse alla facoltà d’Agronomia dell’Università de l’Avana. Le sue prime attività insurrezionali le sviluppò nell’organizzazione del professor García Bárcena. Negli anni 1954 y ’55 realizzò un’intensa attività con diversi gruppi e in differenti azioni. Il 2 dicembre del 1955 fu ferito alla testa dalla polizia, che aveva aggredito una manifestazione di protesta. Fu fondatore e dirigente del Direttorio Studentesco e andò a Città del Messico in occasione della firma della Carta del Messico.
Tornato a Cuba passò alla clandestinità e partecipò all’assalto di Radio Reloj.
Alla morte di José Antonio, lo sostituì come presidente della FEU e segretario generale del Direttorio Rivoluzionario.
• José Machado, “Machadito”, aveva uno straordinario coraggio e serenità di fronte al pericolo, un atteggiamento che mise in evidenza una volta di più durante l’assalto al Palazzo Presidenziale, così come racconta il comandante Faure Chomón: “ Mentre ci si ritirava per le scale, i proiettili di quella che sembrava un’arma di grosso calibro strappavano pezzi di parete al passaggio dei nostri compagni. Assieme a quelli che restavano al pianterreno, cominiciò la ritirata, prendendo diverse direzioni.
“Machadito” perse Carbo e per quello entrò di nuovo nel Palazzo, cercandolo.
“Machadito” fu un vero eroe dell’assalto al Palazzo. Si ritirò con Evelio Prieto e altri compagni in calle Monserrate, sparando a destra e a sinistra", pur essendo ferito.
“Machadito”era nato a Manzanillo; per aver diretto uno sciopero degli studenti fu espulso dall’Istituto dove studiava. S’iscrisse alla facoltà di Scienze Sociali dell’Università de L’ Avana nel 1952. Fu fondatore e dirigente del Direttorio Rivoluzionario ed fu presente alla firma della Carta del Messico.
• Juan Pedro Carbó Serviá si era laureato in Veterinaria nel 1953, con il massimo dei voti. Fu gravemente ferito nella manifestazione del 7 dicembre del 1955. Partecipò a numerose azioni contro la dittatura. Fu fondatore e dirigente del Direttorio Rivoluzionario ed era presenta alla firma della Carta del Messico. Partecipò all’attacco al Palazzo e fu ferito a un piede, Venti giorni prima del massacro di Humboldt 7, gli proposero d’uscire dal paese, ma rifiutò fermamente dicendo: “Credo che il mio obbligo sia restare sino alla fine”.
Quel 20 aprile del 1957, verso le 17.00, l’assassino Esteban Ventura ed altri noti criminali del regime irruppero con violenza nell’appartamento di Humboldt 7, dove c’erano i quattro giovani, che pochi attimi dopo furono selvaggiamente massacrati.
Ma quello non bastava alle bestie della tirannia, che trascinarono per i capelli i cadaveri sino all’angolo della strada, di forte all’indignazione degli abitanti.
L’anno dopo, il 20 aprile del 1958, in un’azione rivoluzionaria preparata come omaggio ai valori caduti di Humboldt 7, moriva eroicamente il giovane combattente Mario Reguera “Reguerita”. Il popolo ricorda con affetto e con rispetto la memoria di quei giovani decisi e coraggiosi, che hanno lasciato alle future generazioni un legato esemplare ed immortale.