Cultura - Biennale

 

 

 

Undicesima Biennale de

L’Avana: missione compiuta

 

 

 11 giugno 2012 - Pedro de la Hoz  www.granma.cu

 

 

L’Undicesima Biennale de L’Avana ha chiuso il suo ciclo d’esposizioni in questo fine settimana ed ha confermato la sua gerarchia di evento artistico tra quelli con il più alto potere di convocazione in America Latina e nei Caraibi e di maggior partecipazione popolare.

 

Sul Malecón, lo scultore cubano Jeff  ha messo questa scultura di metallo gonfiato a forma di caramella,  che è piaciuta molto a tutti i passanti -
Sul Malecón, lo scultore cubano Jeff
ha messo questa scultura di metallo
gonfiato a forma di caramella, che
è piaciuta molto a tutti i passanti

Artisti di 43 paesi hanno apportato realizzazioni che hanno trasformato praticamente tutta la città in una galleria, con la più amplia gamma di possibilità d’espressione dell’arte contemporanea.

 

Lo staff dei curatori, coordinati dal Centro Centro Wifredo Lam, è riuscito a coniugare le forme tradizionali d’esibizione nei musei e nelle gallerie, con azioni all’aria aperta e nell’ambito comunitario, come quelle nel Malecón, nel Prado, nel quartiere San Agustín, e nel Vedado, dove René Francisco e il collettivo Cuarta Pragmática sono intervenuti nello spazio cittadino con una proposta che ha mobiliato l’interesse degli abitanti e dei passanti.

 

Un altro successo della Biennale è stato il suo inserimento nella docenza, con l’incorporazione, come aree di lavoro e d’esposizione, dell’Istituto Superiore d’Arte, della città universitaria José Antonio Echeverría e dell’Accademia di San Alejandro.

 

L’arte cubana ha occupato un posto di grande importanza, celebrato da decine di critici, galleristi ed esperti stranieri, che hanno coinciso nell’apprezzare la vitalità e la diversità della creazione contemporanea nell’Isola e ne sono stati testimoni il ministro di Cultura, Rafael Bernal Alemany, che ha accompagnato nella Fortezza de La Cabaña gli artisti e i Curatori, che hanno spiegato la più grande e molteplice mostra d’arte cubana mai concepita negli ultimi tempi, in compagnia di Rubén del Valle Lantarón, presidente del Consiglio Nazionale delle Belle Arti e di Jorge Fernández, direttore del Centro Wifredo Lam.

 

Haiti nella XI Biennale de L’Avana

 

 

5.06.12 - Elsy Fors Garzon www.granma.cu

 

 

Una delegazione di prestigiosi artisti di Haiti partecipa alla XI Biennale de L’Avana, con la collaborazione de la Casa de las Américas, dove si è svolta una Settimana di Cultura di questo paese.

 

Il quotidiano Haití Libre, ha pubblicato che dal 1º all’11 giugno durerà l’occasione straordinaria per Cuba di conoscere e apprezzare gli avvenimenti contemporanei della cultura, della società, della creatività artistica e della produzione audiovisiva di Haiti.

 

Grazie al dialogo tra le istituzioni dei due paesi, le conferenze specialistiche, gli incontri di artisti e le esposizioni si rinforzeranno i vincoli tra le due fraterne nazioni e Cuba potrà apprezzare la dimensione culturale di Haiti, hanno segnalato i dirigenti della delegazione di questo paese.

 

Tra gli artisti che hanno partecipato alla Settimana di Cultura di Haiti nella Casa, ci sono Phillipe Dodard, Direttore della scuola d’Arte di Haiti, Michèle Frisch, Direttrice del Museo del Pantheon Nazionale di Haiti e Barbara Prézeau, artista e curatrice.

 

Gli specchi di Rachel

Valdes nel Malecón

 

 

31.05.12 -  www.granma.cu

 

 

L'artista cubana Rachel Valdes invita a riflettere sulla dualità tra la vita reale e quella ideale dell'essere umano, guardando in un grande specchio situato nel Malecón.

 

“Realtà, o Happily ever after”, è uno dei 25 elementi del progetto collettivo “Dietro il muro”, che compre circa 7 chilometri del Malecón e altre zone circostanti, che attira molto pubblico interessato a questa Biennale de L'Avana.

 

Con i suoi sedici metri di lunghezza e tre d’altezza, lo specchio attira l'attenzione di giovani e adulti dal 13 maggio quando fu posto nel lungomare della capitale.

 

I passanti si specchiano e si guardano e i turisti scattano fotografie.

 

“La mia installazione tratta la realtà oggettiva e quella soggettiva", ha detto a Prensa Latina l'autrice, che partecipa per la prima volta all'appuntamento cubano culturale più importante nel campo delle belle arti.

 

“Io mostro con una metafora il senso del cammino nella vita dell'uomo, con un percorso ri di 16 metri fra due realtà, quella in cui si vive e quella ideale. Alla fine del cammino si desidererà un finale felice. L'essere umano vede tutto quello che lo circonda ma poche volte guarda sè stesso. Questo è il tema che voglio stimolare con il mio lavoro”.

 

Rachel Valdes ha aggiunto d’essere molto contenta di partecipare in uno spazio pubblico a questa Biennale con altri creatori molto diversi, e perchè il pubblico ha accolto la sua opera con molto calore.

 

“È gratificante vedere che le persone si fermano e si raggruppano davanti allo specchio, ognuno con la sua energia e la sua esperienza”, ha sostenuto.

 

Questa giovane artista si è diplomata in pittura, nell'Accademia San Alejandro ed è una tra i circa 400 artisti cubani che partecipano alla Biennale assieme ad altri 185 creatori di 43 paesi.

 

Undicesima Biennale de L’Avana
 

Il Cavallo di Troia è

arrivato nel Vedado

 

 

25.05.12 -  www.granma.cu

 

 

Una copia di legno di circa 10 metri d’altezza del mitologico Cavallo di Troia si può vedere in un parco de L’Avana, dove ogni giorno passano centinaia di persone per scoprire cosa nasconde al suo interno questa gigantesca scultura.

 

Ma non ci sono guerrieri nascosti per conquistare l'antica città di Troia, come racconta Omero, e tanto meno mucchi armi per la strategica conquista: la scultura pezzo di 11 metri cubi di legno, dopo una ripida scaletta, presenta una piccola galleria, dove sono esposte opere di giovani artisti.

 

Il progetto realizzato dai cubani Claudia Hechavarria e Alberto Matamoros per l'Undicesima Biennale de L'Avana, s’incontra nel parco tra Calle 15 e Calle 16, nel quartiere del Vedado, un luogo che rende omaggio a Wifredo Lam, il grande artista cubano.

 

In sei settimane il Cavallo è stato assemblato e montato, dopo due anni di lavoro per i disegni, per dare la forma definitiva al progetto. È stato inserito anche l'equipaggiamento tecnico per l’aria condizionata e l’illuminazione.

 

“Per collocarlo abbiamo lavorato soltanto due giorni. È stata una sfida, ma abbiamo contato anche sull'aiuto di mio padre", ha raccontato Matamoros.

 

Più di 700 persone vogliono visitare il Cavallo ogni giorno, dopo la sua inaugurazione di una settimana fa. Il pubblico fa lunghe file ed entra a gruppi di dieci.

 

“L'ingresso è stato concepito in maniera dinamica e molti curiosi bussano alla porta anche a mezzanotte per ammirare l’esposizione”.

 

Ogni settimana mostreremo opere d’artisti delle nuove generazioni.

 

Questo il nostro obiettivo, promuovere le opere di giovani artisti.

 

La prossima mostra sarà di Kelvin Castro, a cui seguirà Omar Yero.

 

Al di là della grande scultura, il Cavallo de L'Avana diventerà una galleria itinerante.

Quando la Biennale sarà terminata, il prossimo 11 giugno, il Cavallo percorrerà altri due parchi de L'Avana.

 

“Ci hanno proposto d’installarlo nella Piazza Vecchia del centro storico", ha informato Matamoros.

 

I due artisti pensano alla realizzazione di tre nuovi progetti diversi.

 

Il primo è una piramide che conterrà uno spazio espositivo al suo interno.

 

“Per questa nuova scultura useremo polispuma, un derivato del petrolio come base e le sue pareti dovranno ricordare un tipico solar cubano”, ha aggiunto Alberto Matamoros.

 

Undicesima Biennale de L’Avana
 

Rancaño nei sentieri complementari

 

 

24.05.12 - Virginia Alberdi Benítez www.granma.cu

 

Contrario alla filosofia del racconto di Borges, dove scegliere una o l’altra direzione di un sentiero che si biforca cambia il destino delle persone, Ernesto Rancaño ci propone un viaggio sorprendente nei cammini della simmetria e della visione speculare che ci conduce alla complementarità delle immagini.

 

La sua esposizione “L’altra metà di me stesso”, che forma parte del portentoso programma di esibizioni collaterali dell’Undicesima Biennale de L’Avana nella Fortezza de La Cabaña, si svolge sotto una volta dell’antica costruzione come un’installazione la cui lettura esige continuità, anche se pezzo per pezzo (ovvero, ognuna delle situazioni oggettuali) costituisce una metafora indipendente.

 

Il letto, il tavolo, la valigia, il luogo per lavarsi, ovvero, l’utensileria impiegata, ci rimanda alla più rigorosa e comune agenda quotidiana. Però il montaggio scenografico è deliberatamente illusorio. Ogni scena costituisce una metà che si completa riflessa in uno specchio, con tale precisione iconografica che si doppia l’immagina a punto tale che d’innanzi all’osservazione frontale, lo spettatore perde la nozione di cosa è reale e cosa è riflesso.

 

A questo punto sono molte le domande che si formula lo spettatore, e molto varie le risposte possibili, dalla erosione dei rituali consuetudinari fino alla fragilità dello spazio come categoria fisica ed emozionale.

 

Forse le ragioni dell’artista sono altre a molto diverse. A lui basta aver creato immagini parallele di identico segno visuale. Alle sue creazioni non manca l’ingegno per affermarsi in una scala alternativa a quella che fino ad oggi ci aveva presentato nella sua carriere.

 

Anche se nulla cade dal cielo. Nei disegni e nei dipinti di Rancaño, celebrati per la minuziosa pulizia del tratto e la concentrata definizione figurativa, si poteva già avvertire questa derivazione poetica, che si è resa evidente nel procedere con criteri istallativi (l’uso dello specchio) di fronte alla convocazione per festeggiare il centenario di Lezama Lima nell’esposizione collettiva “Quantità stregate”, nella Biblioteca Nazionale José Martí.

 

Rancaño sembra aver chiuso un ciclo con “L’altra metà di me stesso”. Però non si può essere sicuri di questo. Con un artista di tale calibro, con tanta immaginazione e rigore, nessuno può essere sicuro di quanto sorprendenti possano essere i prossimi passi.

 

Formiche nel malecon de L’Avana,

la Biennale nel suo apogeo

 

 

21.05.12 - Anubis Galardy www.granma.cu

 

 

Dinnanzi agli occhi dei passanti, in pieno malecon de L’Avana, una moltitudine di formiche sembra avanzare sulla facciata dell’antico cinema Fausto, oggi disabitato da immagini dei film, grazie alla seduzione dell’arte.

 

A prima vista, camminano in una lenta marcia solitaria, una ad una, in coppia o in gruppi compatti, come fanno nella realtà quando annusano qualcosa di appetibile e convocano i propri simili, con lievi tocchi di antenne ed un passo a zigzag, organizzandosi per trasportare l’appena scoperto e succulento carico.

 

Sono 600 formiche e l’artefice dell’istallazione, il colombiano Rafael Gómez Barros è orgoglioso del suo gruppo di piccoli insetti, creature come le chiama lui. Le ha create con diletto impiegando fibre di vetro e resine, le zampe sono costruite con rami di un albero che nella sua terra chiamano jazmín.

 

L’idea è che ognuna di loro, come ha spiegato a Prensa Latina, possieda la propria individualità, sia diversa, un pezzo unico. In sintesi, ogni formica transitando, vagando nel proprio territori metaforico, nella sua Casa presa, come ha chiamato la sua opera l’autore prendendo in prestito il titolo del racconto di Julio Cortázar.

 

Quel racconto magistrale nel quale gli ultimi sopravvissuti di una famiglia sono circondati progressivamente dai ricordi, finiscono per abbandonare l’abitazione, l’intorno familiare, e lanciare dietro di se la chiave d’entrata per chiudere le porte a qualsiasi possibilità di ritorno.

 

Quello che voglio, ha descritto l’artista, è intervenire su diversi monumenti ed invitare il pubblico ad assumerli come un retaggio cultural-architettonico.

 

In Colombia - dov’è cominciato il cammino per il mondo di questa istallazione -, quello che ci siamo proposti, come progetto socioculturale, è stato di indurre il pubblico ad una riflessione sull’immigrazione e lo spostamento generato dalla violenza e le contraddizioni interne del paese.

 

Qui a L’Avana, ha aggiunto, la nostra premessa -come qualcosa di nuovo nel progetto- è stata di convocare le persone e le famiglie che circondano il cinema Fausto. Sia le fotografie che i video circoleranno in internet, volando nella rete, come famiglie immaginarie.

 

Si tratta di un nuovo pensiero dove si mette a fuoco un mondo senza frontiere, ha concluso.

 

Con scarsa fortuna nella letteratura -salvo una breve menzione in Aristofane o un passaggio devastante nella casa in rovina di Cent’anni di solitudine- le formiche diventano protagoniste della Biennale e, in un certo senso, hanno un prolungamento extra nella moltitudine che pullula nella festa delle arti visive.

 

Debuttante nel panorama delle belle arti internazionali a cielo aperto a L’Avana, Gómez è giunto in città 15 giorni prima per accomodare le sue creature, familiarizzarle con il proprio spazio.

 

La Biennale è stato un processo liberatorio per me, ha affermato, mi ha permesso di uscire dall’intimo all’aperto, sentire la trasformazione che genera in un artista l’appropriarsi di un luogo e vedere come la propria opera si arricchisce, cambia.

 

Vinta la prima impressione, le sue formiche sono ormai una presenza familiare, una pennellata audace nel paesaggio cittadino, abitando in un’altra realtà -quella dell’arte- oltre la sua onnipresenza materiale, comune, quotidiana.

 

La Biennale de L’Avana: il cavallo

di Troia nel parco all’angolo

 

 

18.05.12 www.cubadebate.cu Traduzione di Paola Flauto

 

 

Il cavallo di Troia del mio parco. Foto: Pablo Urbano/CubadebateMartedì 15 di Maggio alle 8.30 pm tutta la famiglia si è preparata per assistere all’inaugurazione dell’installazione “Un cavallo a L’Avana” nel parco dell’angolo.

 

Come al solito, arriviamo tardi, per cui ci siamo persi l’inaugurazione. In ogni modo, al rimanere ufficialmente aperto, il cavallo presentava già una significativa coda (mi riferisco alla fila per entrare e non alla coda del cavallo) che considerata la distanza dalla “bodega”, posizionava l’opera plastica nel bel mezzo del mio contesto più familiare.

 

Mia moglie, mio figlio maggiore e la sua fidanzata, i quali si sono mantenuti con una volontà di ferro, sono riusciti ad entrare nella pancia del cavallo.

 

Io sono dovuto ritornare a casa perchè la mia principessa “assoluta”, cioè mia figlia , aveva sonno e nessuna intenzione di fare la fila.

 

A dire il vero, la fila scorreva in modo così rapido, che avrebbe potuto fare da esempio alla miglior “shopping” della città dove troviamo sempre qualcuno che, come un portiere di calcio, cerca di evitare in tutti i modi che si approfitti dell’aria condizionata del negozio. Inoltre e grazie agli organizzatori, non c’era nessuno che intimava di lasciare le borse all’esterno e, meno, che le aprissimo all’uscita. Visto che dovetti lasciare il sito senza poter entrare al cavallo per le ragioni che ho già spiegato, crebbe la mia motivazione a visitarlo alla prossima occasione e così me ne andai, abbracciato a mia figlia, pensando alla magia di questa città.

 

Il giorno dopo, di sera, dopo aver avuto una giornata produttiva che mi ha notevolmente stimolato, non potetti resistere alla tentazione di cercare di entrare nella pancia del Cavallo e me ne andai al parco con lo stesso entusiasmo con cui i Troiani si avvicinarono alla bestia di legno, anche se, nel caso mio, ero stato avvisato precedentemente sul contenuto interno del trofeo. Già mia moglie, mio figlio e la fidanzata , mi avevano avvertito.

 

E lì riposava, magnifico, di legno massiccio e di spalle alla Chiesa neogotica che non si finì mai di costruire e che vedo tutti i giorni dal mio balcone, attraverso gli immensi ficus che non vengono a tagliare e che formeranno un caos inimmaginabile quando verrà il prossimo ciclone.

 

Sicuramente più crescono e più danno riparo ai zunzun (colibrì) e ai colombacci e ci regalano un verde luminoso ed un’ ottima frescura.

 

Infine sono entrato al parco dove i miei due figli andavano sui pattini, sperando che non ci fosse fila, però questa, a Cuba, è impossibile! Si tratti di ciò che si tratti! Armato di buona volontà chiesi chi fosse l’ultima persona e mi dedicai a chiarire varie volte che non era necessario pagare come se fossi un membro della commissione organizzatrice della Biennale, che è l’evento che promuove questa iniziativa.

 

Realmente non c’era nessuna informazione al riguardo, però lo sapevo per l’esperienza della notte precedente e soprattutto per l’inerzia del vissuto durante tanti anni nonostante le sfuriate di qualche tecnocrata per convertire quello che gli passa davanti in “gratuità indebite”. questa Biennale è un regalo che ci facciamo noi cubani ed è di quelle cose buone costruite durante molti anni, lontano da pressioni mercantilistiche, tanto comuni di questi tempi.

 

Mentre godevo di quella meraviglia “socio-culturale” di avere un cavallo di quasi tre metri a meno di 100 metri da casa, incontrai Reina, la stomatologa e amica di famiglia da tanti anni. Una mulatta dagli occhi verdissimi, che già era dottoressa in scienze prima dell’arrivo del periodo speciale, credo che realmente era candidata a dottoressa che era come le dicevano allora.

 

Forse mi confondo con il suo titolo, ma la cosa più importante è che Reina, é stata sempre una donna molto sensibile e colta e fu una coincidenza positiva averla trovata ai piedi del cavallo.

 

Menziono Reina perchè oltre all’allegria dell’incontro, condividemmo insieme quel “momento culturale” ed ebbi l’occasione di aiutarla a salire e a scendere perchè aveva una busta piena di vegetali che conteneva almeno un’ananas, la cui corona mi punse leggermente. Mi vennero alla mente Silvestre de Balboa e Espejo de Paciencia, la “Oda a la piña”di Manuel de Zequeira y Arango, ma soprattutto ” La piña…, como una reina”, che venne musicata meravigliosamente dal nostro Noel Nicola e che tanto piaceva cantare ai nostri figli. Quanto pesava l’ananas di Reina!, però niente ci avrebbe impedito di salire sul nostro cavallo.

 

La notte precedente, notte di inaugurazione, c’erano alcuni giovani travestiti da soldati, più in stile persiano che troiano, con l’addome ben disegnato in papier maché al “300″, che aiutavano a salire e a scendere i visitanti.

 

Ricordai allora le incisioni delle lotte che illustravano l’Iliade che leggevamo nella versione classica della “Edad de Oro”. Nonostante l’ananas, con Reina e questa volta senza scorte nè soldati, salimmo liberamente attraverso la scala inclinata, come spinti dai rami del fagiolo magico che una volta ci avevano portato fino al cielo.

 

Nonostante mia moglie mi avesse parlato di cose molto belle, cercò di evitare di darmi i dettagli affinché non perdessi l’incanto della scoperta. Questo lo fa con i film e con altre cose che vuole che ammiri da solo, in questo modo aiutò la mia sorpresa. Era uno spazio con una esposizione di quadri, tappezzata e accudita da una ragazza amabile e tranquilla, la quale risultò essere una tra gli artisti che costruirono il cavallo. Con molta semplicità, sicura della propria opera e sorridente, ci spiegò che si trattava di un cavallo di Troia, ma differente. Come dire, qualcosa simile a Pedro Duque , “el otro”. Secondo quanto ci disse, era un cavallo di Troia che non implicava fregature nè tradimenti, dove la gente avrebbe trovato solo cose buone e gradevoli.

 

Ha appoggiato questo messaggio con un “bigliettino” dove venivano identificati gli autori, Alberto Matamoros e Claudia Hechavarría, abbiamo già i loro nomi, e che diceva in maiuscolo e grassetto: ” UN CAVALLO ALL’AVANA! seguito da una nota in stile catalogo che dice “Ci renderà testimoni della presenza di un gigantesco cavallo di legno che come simbolo di offerta e spogliato della sua apparenza ingannatrice e bellica,ci regala arte al suo interno sotto gli auspici dell’amore…”, e così continuava, il tutto presentato sottoforma di cavallo, completato da personaggi allo stile di Raúl Martinez, con dettagli di data e luogo che evidentemente era stato concepito per venire consegnato durante la cerimonia di inaugurazione ma che in questo momento serviva come informazione al visitatore.

 

Scarsità di carta che mi ricordò l’incarto delle pizze calde da dieci pesos e che già non si trovano più a cinque, che così buoni rapporti mantengono con l’industria cartaria.

 

In seguito mi raccontarono che la macchina che doveva imprimere il catalogo, gli aveva giocato un brutto scherzo all’ultimo minuto.

 

Se consideriamo che in questa Mini galleria, situata dentro la pancia del cavallo, c’e’ un condizionatore d’aria e che la macchina funziona, allora non rimane alcun dubbio che si tratti di un regalo veramente speciale.

 

Lo dico metaforicamente e realmente, considerando che il calore da molti giorni è divenuto insopportabile e sembra che continuerà per molti mesi.

 

L’opera plastica all’interno del cavallo viene resa ancora più significativa dall’apparato in questione e la sua capacità di raffreddamento fa ripetere, come se tutti coloro che vi salgono si fossero messi d’accordo, quel ” Caspita! addirittura con aria condizionata! Molto più autentico e coerente che il “Caspita, che economico!, che comincia ad apparire in vari posti e che ha quasi un sapore eufemistico riferito al nostro contesto.

 

La temperatura gradevole veniva condivisa da opere plastiche e un quadro con un cuore che ha i colori della bandiera cubana e l’isola nel bel mezzo richiama l’attenzione, casualità? Sistemato proprio dove potrebbe trovarsi il cuore immaginario del cavallo e opera della stessa Claudia, da quanto ho potuto verificare, uscì fuori convinto del fatto che quello fosse il cuore del cavallo, pieno di Cuba.

 

Sono uscito o meglio, sceso, dopo essere stato portato quasi fino alle nuvole, nonostante non avessi smesso di prestare attenzione a Reina e all’Ananas affinchè non cadessero.

 

La sera era piena di luce e pensai alla ragazza, il potenziale del nostro popolo e la meraviglia della cultura quando una “P” seguita da quattro lettere, spiattellata a tutta forza dai polmoni di un adolescente che si trovava nel pieno di una partita di calcio,rimbombò nelle mie orecchie.

 

Questo mi ha fatto ritornare con i piedi a terra e senza abbandonare l’elevazione dire a me stesso, ancora una volta, che il fatto di vivere in questa città surrealista, eclettica e tropicale è un regalo, che è sicuro che la cultura non ha un momento fisso in questo paese e che spero tanto che così sarà per sempre.

 

Quanti ricordi, quanta energia positiva.

 

Da molto tempo ormai mi avevano riprogrammato il senso dell’espressione cavallo di Troia o troiano con tutto il discorso dei virus e della sicurezza informatica.

 

Non avevo idea di quanta ispirazione potesse nascere da un Cavallo di Troia posto nel bel mezzo dell’Avana e di questi tempi.

 

Di fronte, a pochi passi, la chiesa e mentre mi giravo verso il cavallo ,andando via, quasi arrivando alla strada, mi girai nuovamente per fare un’ultima foto e non so per quale motivo, mi venne in mente l’immagine del Taj Mahal, che miscuglio!

 

Proprio ieri leggevo la trascrizione di una conferenza di Mario Testa, che è un salubrista ed un epistemologo essenzialista latinoamericano, il quale riferendosi a mò di elogio alla creatività del popolo cubano e alla sua capacità di contestualizzare le costruzioni teoriche più sofisticate, incluso le sue, ricordava che un collega cubano gli disse una volta: “vieni e fai il corso come ti pare e piace e vedrai il riso con mango che uscirà fuori”.

 

Non c’e’ nessun dubbio sul fatto che Kant fosse un genio per aver scoperto che vediamo attraverso le cose che abbiamo in testa! ” la cosa per sè”.

 

L’Età dell’Oro, e grazie ad essa L’Iliade e le avventure delle 7 di sera, e anche i libri per colorare e molte altre esperienze possono essere rivissute e rese tangibili grazie ad un cavallo le cui dimensioni, riescono a farci sperimentare la materialità di un mito.

 

I suoi quasi tre metri di altezza non sono stati invano. Niente di virtuale. In questo caso materialità totale, che viene come anello al dito nel bel mezzo di tanto Facebook e SMS. Totalmente pino, totalmente ferro, totalmente aria condizionata!

 

Materialità che faccia da base alla soggettività libera e incommensurabile di ognuno di noi e che ci aiuti a ricostruire il sogno delle cose che abbiamo bisogno di condividere.

 

Il fogliettino che ci ha consegnato Claudia, insieme al suo sorriso, mi fece accorgere anche che, il parco dell’angolo, adesso si chiama “Wilfredo Lam”. Non lo sapevo. Ero a conoscenza che da un paio d’anni avevano piantato una scultura senza che sapessimo da dove fosse arrivata. Un bel giorno arrivarono con uno spettacolare spiegamento di forze e quasi letteralmente piantarono la scultura che continua ancora a rigettare terra sul parco.

 

Lam sarà sempre il benvenuto nelle nostre piazze, però la forma in cui ci arrivò la scultura fu quasi come se un meteorite si fosse abbattuto nel bel mezzo del parco.

 

Qualcosa di simile ci è successo in certi posti sacri della città in cui dalla sera alla mattina ci hanno cambiato il paesaggio, non sempre malvagiamente, ma non sempre a fin di bene.

 

Continuo a sentirmi combattuto tra sensazioni contrarie ogni qualvolta si piantano sculture senza che i cittadini siano partecipi di tali decisioni. Credo che il Cavallo di Troia che ci visita, ci possa aiutare a comprendere meglio l’essenza di questa freccia di bronzo che in forma di uccello, scappando verso il cielo, si erge in omaggio al pittore di tale opera straordinaria che è “La Jungla”.

 

Il modo in cui il Cavallo è arrivato nel nostro parco è emblematico: evocando le nostre esperienze precedenti ma sconvolgendo il mito. Armato pezzo a pezzo con l’aiuto dei vicini e accogliendo tutti nel proprio seno dalla prima notte.

 

Enorme ma per niente pretenzioso, contundente nella forma e nel contenuto, transitorio.

 

Il Cavallo che si trova nel parco di 15 y 16 nel Vedado, all’Avana, ci ha fatto pensare, ci sorprende e ci aiuta tra le altre cose , a cercare di comprendere qualche intruso. Ci chiede di non abbandonare i sogni, che siamo disposti a ricevere e a regalare, a meravigliarci come eterni bambini e a lottare per le cose nelle quali crediamo e che vale la pena condividere con gli altri.

 

 

Arte ed ecologia nell’XI Biennale de L’Avana

 

 

15.05.12con informazioni di Prensa Latina traduzione di Paola Flauto

 

 

L’arte al servizio dell’ecologia e dell’uso delle fonti di energia rinnovabili in accordo con le esigenze della società contemporanea sarà presente oggi in due progetti collettivi della biennale de L’Avana.


Il primo tra questi sarà un Museo aero solare, proposta da sei artisti europei: l’argentino Tomas Saraceno, il tedesco Benedike Bjerre, il francese Simon Guillard, il belga Tim Rottiers e le italiane Michela Saccheto e Maria Giulia Cantaluppi, nella sede dell’accademia degli ingegneri e architetti.

 

In questa quinta giornata aprirà le sue porte il megaprogetto Mac/San dedicato alle pratiche artistiche nel campo pubblico.


Si tratta di un Museo di Arte Contemporaneo nella località di San Agustin, all’ovest de L’Avana, che secondo i suoi gestori, è un’installazione senza pareti, di natura ibrida.

 

Mac/San nel suo insieme include spettacoli su un nuovo canale televisivo e il Biocub, un essiccatore di frutti che sarà alla portata dei suoi abitanti.

 

Inoltre interventi su edifici con una visuale sulla costruzione del futuro e il San café, con assaggiatori e gastronomici, i quali offriranno consigli e ricette per la elaborazione di questo prodotto.

 

L’artista austriaco, Hermann Nitsch, si troverà nel campo da golf dell’Istituto superiore d’Arte (ISA) con il suo Aktion 135 ed inoltre avvierà la prima delle cinque giornate dedicate agli eventi teorici, con scambi sul tema generale di questo concetto: le pratiche artistiche e l’immaginario sociale.

 

Una delle principali attrazioni del giorno precedente è stata l’inaugurazione del progetto collettivo “Detrás del muro”, con installazioni di 25 artisti lungo il Malecon de L’Avana, dal piazzale de La Punta fino al Parque Maceo.

 

Arte ed ecologia nella festa cubana delle arti visive

 

 

14.05.12 - A.L.Arbesù www.granma.cu

 

 

L’arte in funzione dell’ecologia e dell’uso delle fonti rinnovabili di energia, in accordo alle esigenze della società contemporanea, sarà presenta il 14 maggio in due progetti collettivi della biennale de L’Avana.

 

Il primo sarà un Museo aero solar, proposto da sei artisti: l’argentino Tomás Saraceno, il tedesco Benedike Bjerre, il francese Simón Guillard, il belga Tim Rottiers e le italiane Michela Saccheto e Maria Giulia Cantaluppi, nella sede dell’accademia degli ingegneri e degli architetti.

 

In questa quinta giornata aprirà le porte il megaprogetto Mac/San dedicato alle pratiche artistiche nel dominio pubblico.

 

Si tratta di un Museo di Arte Contemporanea nella località di San Agustín, nella zona ovest de L’Avana, che secondo i gestori, è un’installazione senza pareti, di natura ibrida.

 

Mac/San è un insieme di performance sul nuovo canale TV ed il Biocub, uno spazio per seccare frutti a disposizione degli abitanti.

 

Ci saranno inoltre interventi su edifici con una visione sulla costruzione del futuro ed il San café, con assaggiatori e specialisti della gastronomia, che offriranno consigli e ricette per la preparazione di questi prodotti.

 

L’artista austriaco Hermann Nitsch, sarà nel campo di golf dell’Istituto Superiore d’Arte con il suo Aktion 135 e farà partire la prima delle cinque giornate dedicate agli eventi teorici, con scambi di opinioni sul tema generale di questo appuntamento: le pratiche artistiche e l’immaginario sociale.

 

Uno degli eventi principali della giornata precedente è stata l’inaugurazione del progetto Dietro il muro, con la partecipazione di 25 artisti sul malecon de L’Avana, dal piazzale de La Punta fino al parco Maceo.

 

 

La Biennale è per le strade

 

 

12.05.12 - P.Hoz www.granma.cu

 

 

I primi momenti della 11ª Biennale de L’Avana, inaugurata ufficialmente venerdì 11, hanno sottolineato la vocazione della partecipazione del proposte artistiche e la caratterizzazione del centro storico della capitale come ambito propizio per il confronto con le tendenze visive più attuali.

 

Alle esposizioni aperte al primo piano del Gran Teatro de L’Avana, doveLa Biennale è per le strade  artisti di una decina di paesi esibiscono installazioni e proiettano video; nel Centro Ispanoamericano di Cultura, nel quale la mostra collettiva “ Open Score” presenta un contrappunto tra l’alta tecnologia e l’arte; nel Centro di Sviluppo delle Arti Visive trasformato in “La casa del successo”, una mostra dei cambi che si operano nella visualità quotidiana di questi tempi, si sono sommate diverse azioni che coinvolgono in una o altra maniera il pubblico.

 

Una delle più attraenti e con fondamenta profonde, è stata quella che ha visto protagonisti l’artista cubana María Magdalena Campos e il compositore nordamericano Neil Leonard nel cortile del Centro Wifredo Lam, con venditori ambulanti, strilloni e comparse. Con il titolo “Llegò Fefa” (è arrivata Fefa), la performance, ricreando artisticamente questa pratica ancestrale di strada, le ha dato dignità, come elemento portatore di profondi avvenimenti culturali e della convivenza comunitaria.

 

Inoltre ha richiamato l’attenzione la capacità del sudafricano Steve Cohen di auto trasformarsi in una scultura che transita nella questione dell’identità di genere.

 

Il ministro di Cultura, Rafael Bernal, in compagnia di Rubén del Valle Lantarón e di Jorge Fernández, presidente e direttore della Biennale, rispettivamente, ha percorso alcuni degli spazi espositivi.

 

La Biennale de L’Avana entra in ebollizione

 

 

11.05.12 - P.Hoz www.granma.cu

 

 

Con l’inaugurazione del sua programma collaterale, l’Undicesima Biennale de L’Avana ha posto in marcia un circuito dedicato alla promozione dell’arte contemporanea cubana, che ha il suo nucleo alla fortezza di San Carlos de la Cabaña, con molte irradiazioni in altri spazi.

 

Nei padiglioni di questa fortezza coloniale sono esposte più di 70 mostre personali e collettive che comprendono i più diversi discorsi estetici, che formano il panorama delle belle arti della Cuba attuale.

 

Ieri sono state inaugurate nel Museo Nazionale delle Belle Arti, le esposizioni di Abel Barroso e Sandra Ramos, mentre in Factoría Habana s’installerà il progetto “Le metafore del cambio”, centrato nella produzione artistica degli ultimi decenni.

 

Manuel Mendive ha realizzato nel Paseo del Prado e sino ai Giardini del Capitolio, la sua performance “Las cabezas”, con il maestro Frank Fernández como artista invitato.

 

Arte con le porte aperte

 

 

9.05.12 - P.Hoz www.granma.cu

 

 

La partecipazione di 180 artisti provenienti da 43 paesi all’Undicesima Biennale de L’Avana, a partire dal prossimo venerdì 11 maggio, confermerà, secondo gli organizzatori, il potere attrattivo dell’evento ed il crescente interesse e rispetto per le realizzazioni sociali e culturali cubane.

 

Artisti di fama mondiale, come l’austriaco Hermann Nitsch, i russi Ilya ed Emilia Kabakov, la serba Marina Abramovic, il norvegese Crispin Gurholt ed il nordamericano Andrés Serrano si sommano all’impressionante lista di creativi provenienti dall’America Latina, dall’Africa e dal Medio Oriente che sosterranno il fondamento storico della Biennale come appuntamento di riconoscimento degli artisti del Terzo Mondo.

 

Oltre ai contributi individuali risaltano in questa occasione una decina di progetti collettivi, uno dei più attesi, "Cinema remix & reloaded 2.0", programmato per la galleria Collage Habana, riunisce le espressioni di artiste nere degli Stati Uniti, Sudafrica e Botswana.

 

Gli organizzatori hanno inoltre richiamato l’attenzione riguardo a quanto succederà preso l’Istituto Superiore d’Arte, per quanto rappresenta in termini di esperienza per gli artisti invitati, dove creativi della Germania, Argentina, Brasile, Cile, Cina, Spagna, Haiti, Panama, Repubblica Dominicana e Cuba proporranno azioni che coinvolgono gli spettatori.

 

Rubén del Valle Lantarón, presidente del Consiglio Nazionale di Belle Arti, ha ricordato che la Biennale è nata e cresciuta come frutto della politica culturale della Rivoluzione ed oggi continua ad essere possibile grazie ad una pianificazione razionale delle risorse ed al solidale appoggio delle istituzioni e degli amici della cultura cubana.

 

 

Undicesima Biennale de L’Avana
 

Tutta una città per l’arte 

 

 

 

5 maggio 2012 - Pedro de la Hoz J.L.E.Betancourt www.granma.cu

 

 

Quando il prossimo venerdì, 11 maggio, nella mattinata si aprirà, al primo piano del Gran Teatro, la prima delle mostre collettive che rispondono alla parola d’ordine “Pratica artistica e immaginari sociali”, l’Undicesima Biennale de L’Avana trasformerà la capitale cubana per un mese, in una gigantesca vetrina dell’arte contemporanea a scala mondiale.

 

Nella stessa giornata comincerà l’esibizione di centinaia di opere di artisti di 43 paesi, con un accento speciale sui creatori del Terzo Mondo, in gallerie, musei e spazi pubblici del Centro Storico de L’Avana, in una fitta trama, i cui epicentri saranno situati nel Centro Wilfredo Lam, l’istituzione incaricata dello svolgimento della Biennale, il Centro di Sviluppo delle Arti Visive e il Centro Ispano-americano di Cultura.

 

Sabato 12 continuerà il ciclo delle aperture delle esposizioni centrali della Biennale nell’Istitito Superiore d’Arte, nel Museo Nazionale delle Belle Arti e nella Casa dell’Alba culturale; il giorno dopo nel Pabellón Cuba, Collage Habana, la galleria Galiano e sul Malecón dal parco Maceo sino alla Punta.

 

Con le esposizioni propriamente dette, si svolgerà un insieme d’azioni pratiche in piazze, parchi e in altre aree urbane e a partire da lunedì 14, per una settimana, si svolgerà un colloquio nel quale si dibatteranno le tendenza più attuali della creazione visiva e il suo impatto sociale, mentre s’inaugureranno altre mostre e gli artisti invitati realizzeranno performance.

 

Il detto programma collaterale avrà come piatto forte, da giovedì 10, nei presidi della Fortezza de La Cabaña, il più affascinante spiegamento dell’arte cubana contemporanea che si sia mai visto negli ultimi tempi, con opere di diverso linguaggio di artisti di varie generazioni.