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Cuba mette in guardia sul crescente
potere delle armi convenzionali |
29 ottobre 2012 - V.M.Carriba www.granma.cu
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Cuba ha messo in guardia presso la ONU sull’alto potere di distruzione raggiunto dalle armi convenzionali e sullo squilibrio esistente tra le nazioni industrializzate e quelle in via di sviluppo in quanto alla loro produzione, possesso e commercio.
Durante il dibattito nella prima commissione dell’Assemblea Generale sulle armi convenzionali, la delegata cubana, Yadira Ledesma, ha ribadito le avvertenze lanciate in tal senso dal Movimento dei Paesi Non Allineati.
Allo stesso modo ha incitato le Nazioni Unite ad affrontare le reali causa del traffico illecito di armi piccole e leggere, tra la quali ha citato la crescente povertà, il sottosviluppo e la mancanza di opportunità per tutti.
Ha inoltre criticato il fatto che gli sforzi internazionali su questo problema si concentrano nell’affrontare le sue manifestazioni solo nei paesi in via di sviluppo e non nel combattere in maniera efficace le sua cause.
Ledesma ha sottolineato l’importanza del Programma di Azione per prevenire, combattere ed eliminare il traffico illecito di armi piccole e leggere in tutti i suoi aspetti ed ha chiamato ad una maggiore cooperazione internazionale su questa materia.
Si è pronunciata a favore della totale proibizione delle bombe a grappoli, per il loro effetto indiscriminato e l’elevato numero di vittime civili che provocano.
La rappresentate di Cuba ha sottolineato la mancanza di un accordo e di consenso nella recente conferenza della ONU relativa al Trattato sul Commercio di Armi. Al riguardo, ha evidenziato il bisogno di un processo inclusivo e trasparente che tenga conto delle posizioni e delle preoccupazioni di tutti gli Stati per poter proseguire nei negoziati su questo tema.
Questo potrebbe essere l’unico modo per ottenere un trattato solido, universale ed efficace che contenga norme generali affinché tutti i paesi possano realizzare in modo ordinato le operazioni d’importazione, esportazione e trasferimento di armi convenzionali, ha spiegato.
Tutto ciò, senza danneggiare gli interessi della sicurezza nazionale o il diritto legittimo degli Stati di fabbricare, importare e conservare armi piccole e leggere per far fronte ai propri bisogni di sicurezza e legittima difesa, ha precisato.
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