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Cuba incrementa l’uso delle pene sostitutive alla privazione della libertà |
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27 settembre 2012 - www.granma.cu
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Cuba ha incrementato l’uso delle pene sostitutive o alternative alla privazione della libertà e dei benefici di scarcerazione anticipata durante gli ultimi 12 anni, ha informato il presidente del Tribunale Supremo Popolare, Rubén Remigio Ferro. Il funzionario ha precisato che l’Isola privilegia l’utilizzo di pene detentive solo nei casi di delitti gravi, che danneggiano in maniera violenta ed aggressiva gli individui della società.
Al riguardo, ha segnalato che il paese aderisce alle disposizioni delle Nazioni Unite sulla prevenzione del delitto e l’attenzione alle persone che commettono reati -conosciute come Regole di Tokio -, rivolte a promuovere pene che non prevedono l’incarceramento.
Queste sanzioni alternative costituiscono attualmente un proposito definito nel mondo, ha sottolineato Remigio Ferro.
Secondo quanto ha spiegato, Cuba ha una posizione di vantaggio in questa problematica grazie alle caratteristiche del suo sistema sociale, che ha al centro del suo progetto l’essere umano, i suoi problemi e soddisfare le sue necessità.
A più di 12 anni dalla sua istituzione, questa iniziativa dimostra un alto livello di efficacia, infatti migliaia di persone hanno beneficiato di questo programma ed hanno scontato adeguatamente le loro condanne, ha dichiarato alla stampa.
Ha affermato che molti si sono reinseriti pienamente ai lavori sociali, conquistando valori e rettificando la condotta che li aveva portati a delinquere.
Le dichiarazioni di Remigio Ferro coincidono con la realizzazione del VII Seminario Nazionale che analizza le attività di controllo, influenza ed attenzione alle persone che scontano le loro condanne nella società.
Il presidente del TPS spiega che le condanne sono ridisegnate costantemente in funzione del contesto sociale cubano, immerso in un processo di attualizzazione del suo modello economico basato sulle direttive del VI Congresso del Partito Comunista celebrato nell’aprile del 2011.
La società ha l’obbligo ed il dovere di inserire i condannati nel nuovo scenario economico sociale, ha ribadito.
“Nel nostro paese, il 97% delle persone che scontano le loro condanne in libertà hanno un lavoro e tra questi il 30% lavora in settori non statali (lavoratori in proprio)”, ha sottolineato.
In questa VII edizione del Seminario si affronterà il tema della responsabilità dei condannati nell’adempiere adeguatamente ai requisiti di condotta positiva che implica la loro sanzione, e saranno presentate delle proposte di modifiche alla normativa vigente. |
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Elogiato il sistema cubano per il reinserimento sociale dei detenuti |
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20 settembre 2012 - Yeanny González Peña www.granma.cu
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Il presidente del Tribunale Supremo Popolare, Rubén Remigio, ha definito positivi i risultati del sistema cubano per il reinserimento sociale, il controllo e l’attenzione alle persone che scontano condanne penali in libertà.
A più di 18 anni dalla sua istituzione, questa iniziativa dimostra il suo alto livello di efficacia, infatti migliaia di persone hanno scontato adeguatamente le pene imposte, ha affermato nelle sue dichiarazioni alla stampa.
Al riguardo ha ricordato che molti si sono reinseriti pienamente nei lavori sociali, conquistando valori e rettificando una condotta che un tempo li aveva portati a compiere un delitto.
Ha inoltre sottolineato che il sistema si può migliorare ulteriormente e dev’essere ridisegnato secondo il contesto del paese, che nel caso di Cuba si trova nel mezzo dell’attualizzazione del modello economico nazionale.
Remigio ha ricordato che nei giorni 20 e 21 di settembre si celebrerà un seminario nazionale che analizzerà le attività di controllo, influenza e attenzione alla persone che scontano le loro condanne nella società.
Ha spiegato che questo tipo di incontro si celebra periodicamente con lo scopo di rafforzare e perfezionale il lavoro coordinato tra le istituzioni, gli organismi e le organizzazioni sociali e di massa con il fine di rettificare la condotta di coloro che hanno commesso dei delitti.
Il seminario è un’occasione per lo scambio, la riflessione, l’identificazione delle difficoltà e dei progressi nella realizzazione delle diverse attività della società con la popolazione sottoposta ai programmi di buona condotta, ha sottolineato Remigio.
I programmi di reinserimento sociale costituiscono una missione umanitaria che cerca di rendere più efficiente la gestione di temi complessi come il fenomeno del delitto e le sue manifestazioni, in maniera da rendere i metodi utilizzati aderenti alla vocazione umanistica del progetto sociale cubano, ha riferito.
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Ha affermato Elías Carranza, direttore dell’Istituto Latinoamericano delle Nazioni Unite per la Prevenzione del Delitto e il Trattamento del Delinquente |
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24 maggio 2012 - Dai Liem Lafá Armenteros www.granma.cu
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“Cuba ha ottenuto forti risultati nella riduzione della criminalità ed è il paese più sicuro della regione”, ha affermato Elías Carranza, direttore dell’Istituto Latinoamericano delle Nazioni Unite per la Prevenzione del Delitto e il Trattamento del Delinquente (ILANUD).
In una conferenza magistrale, durante l’apertura del VI Incontro Internazionale Giustizia e Diritto, il funzionario ha elogiato le conquiste della nazione nello sport, nella cultura, la salute, e per il fatto d’aver sradicato l’esclusione sociale, segnala un dispaccio dell’Agenzia d’Informazione Nazionale (AIN).
Analizzando il tema “Criminalità, Giustizia Penale e Carcere in America Latina e nei Caraibi”, Carranza ha sottolineato che Cuba è un caso distinto, dato che non presenta la grave situazione di violenza e criminalità che caratterizza l’attuale contesto del continente.
“Senza dubbio, ha detto, se si eliminasse il blocco che gli Stati Uniti impongono all’Isola, molti paesi riceverebbero benefici in un fruttifero scambio d’esperienze con i professionisti cubani, nel campo della giustizia”.
“La situazione dei delitto e dell’insicurezza a livello continentale si è deteriorata negli ultimi trent’anni, con l’aumento delle morti violente dentro e fuori delle carceri”, ha dichiarato Carranza.
Nel mezzo di questo scenario, essere condannato significa essere costretto ad una pena di morte aleatoria per i livelli di violenza incontenibile, per la mancanza di salubrità e per la violenza che esistono nelle prigioni.
“Questo fenomeno non è esclusivo dell’America Latina e dei Caraibi, ma è proprio della globalizzazione e si manifesta anche a scala mondiale”, ha detto ancora.
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