Obama riporta indietro l’orologio di Guantanamo

 

 

24 agosto 2012 -  www.granma.cu

The Washington Post Baher Azmy, direttore giuridico del Centro per i Diritti Costituzionali degli USA

 

 

 

Le nuove norme emanate dal Dipartimento di Giustizia di Obama minacciano con riportare (il carcere nel territorio illegalmente occupato di) la Baia di Guantanamo al buco nero legale nel quale si trovava fin dai primi giorni del governo di George W. Bush. Le norme, che cominciarono a manifestarsi a maggio, saranno riviste di fronte ad un giudice federale di Washington. Come conseguenza del loro contenuto, si restringe l’accesso degli avvocati a far visita ai clienti che hanno perso la loro richiesta iniziale di habeas corpus. L’effetto generato sarà di privare i tribunali del controllo per le visita degli avvocati ai loro clienti, dotando l’esercito di poteri discrezionali quasi completi per decidere gli avvocati che possono, e quando, visitare i detenuti, quanti avvocati possono lavorare sul caso, che tipo di informazioni possono ottenere ed usare per rappresentare i propri clienti e dove ed in che modo queste informazioni possono essere utilizzate.

 

Ovvero, invece di chiudere il campo di prigionieri come promesso, il presidente Obama ha ritrasformato Guantanamo nell’ermetico e disperato campo di reclusione che tanto criticò quando era candidato.

 

Da quando la prigione di Guantanamo aprì le sue porte nel 2002, i suoi tratti distintivi sono stati il rifiuto alla supervisione giudiziaria e l’esclusione degli avvocati. L’amministrazione di George W. Bush elogiava quel luogo che ospitava i “combattenti nemici” perché le autorità pensavano che la base militare -ed il trattamento dei detenuti- sarebbe rimasta lontana dal giudizio dei tribunali. Dopo che il Tribunale Supremo respinse questa strategia nella sua sentenza del 2004 nel caso Rasul contro Bush, gli avvocati giunsero numerosi alla base. Molto rapidamente si capì che i prigionieri erano stati vittime di abusi e torture, ed inoltre che la maggior parte di loro non meritavano di essere imprigionati. Dalla sentenza Rasul, sono stati liberati oltre 600 dei quasi 800 uomini musulmani transitati per Guantanamo.

 

Nel 2008, la sentenza del tribunale nel caso Boumediene contro Bush riaffermò che i detenuti avevano diritto ad una revisione giudiziaria significativa delle basi legali ed effettive della loro detenzione. Il caso Boumediene riaprì i tribunali ai detenuti, recuperando il diritto di habeas corpus dopo anni di sospensione.

 

Nei primi tre anni seguiti alla sentenza Boumediene, la maggior parte dei detenuti vinsero la loro causa nei tribunali inferiori, fatto che evidenziò l’inconsistenza delle argomentazioni usate dall’amministrazione Bush per eseguire gli arresti. Però lo scorso anno, la Corte d’Appello statunitense per il Circuito DC ha stravolto tutte queste decisioni imponendo degli standard legali che rendono praticamente impossibile vincere un caso di habeas corpus. Nel frattempo, il rifiuto del Tribunale Supremo a rivedere la sfida dei tribunali del Circuito DC rispetto alla promessa contenuta nel caso Boumediene - nonostante una richiesta di supplica presentata quest’anno in sette appelli diversi - scrive la parola fine ad una supervisione giuridica significativa di Guantanamo.

 

In questo modo, le nuove norme del Dipartimento di Giustizia stanno facendo tornare Guantanamo al punto di partenza. Questo mese, in una presentazione in tribunale, l’amministrazione Obama ha mostrato il suo scorretto ragionamento argomentando che, in assenza di petizioni attive di habeas corpus, gli avvocati non hanno bisogno di avere garantite le visite ai loro clienti e neanche l’accesso alle informazioni riservate necessarie per poter presentare le loro richieste.

 

Però non ci sono giustificazioni militari o legali plausibili per castigare in questo modo i detenuti. Guantanamo continua ad essere a migliaia di km da qualsiasi ostilità attiva. Inoltre, dopo migliaia di visite di avvocati ai loro clienti durante gli ultimi otto anni, non è stato diffuso nessun rapporto credibile sulla divulgazione di informazioni riservate o su danni alla sicurezza nazionale.

 

Il passo indietro dell’amministrazione Obama, a causa della valutazione dei tribunali del Circuito D.C. sul caso Boumediene e la mancata promessa del presidente di chiudere la prigione, stanno restituendo lo status quo di Guantanamo all’era precedente al caso Rasul, quando era un luogo iconico della negazione dei diritti giuridici dell’essere umano o dell’accesso al mondo esterno.

 

Questa evoluzione è tanto poco sorprendente quanto pericolosa. Nel 2004, il Tribunale Supremo si sentì motivato ad assicurare una supervisione giudiziaria sulle operazioni di detenzioni a Guantanamo a causa delle rivelazioni sulle torture di Abu Ghraib, e di fronte ad una serie di arresti senza la formulazione di accuse o la richiesta di un processo. Attualmente la maggior parte delle persone credono che Obama abbia messo fine alle torture a Guantanamo. Tuttavia questo non significa che non sia necessario un controllo giudiziario. Gli abusi e le torture potrebbero facilmente ripetersi se non esiste la vigilanza adeguata. Nonostante tutto, il problema fondamentale è sempre stato la detenzione indefinita senza accuse o processo, che rappresenta in se stessa una forma di tortura.

 

La tortura è stata l’eredità del presidente Bush. Spero che l’eredità di Obama non sia la legittimazione della detenzione indefinita senza accuse e processo e fare di Guantanamo il luogo dove gli Stati Uniti mandano i detenuti musulmani ad invecchiare e morire.