L’ex presidente statunitense James Carter (1977-81), ha condannato le violazioni dei diritti umani perpetrate dagli Stati Uniti nella cornice della loro ‘lotta contro il terrorismo’ ed ha sottolineato che il suo paese non ha l’autorità morale per parlare del tema.

 

In un articolo del The New York Times, Carter, premio Nobel della Pace, ha assicurato che le azioni dei servizi antiterroristi nordamericani violano dieci dei 30 articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ha riferito AFP.

 

“La rivelazione che alti funzionari hanno come obiettivi persone, tra le quali cittadini statunitensi, per assassinarle all’estero, è la prova più recente, una prova scomoda di come il nostro paese viola i diritti umani”, ha detto ancora.

 

“Questa evoluzione segue gli attentati dell’11 settembre del 2001 ed è continuata con la gestione dei due partiti (Repubblicano e Democratico), senza essere mai stata impugnata dall’opinione pubblica; come conseguenza il nostro paese non si può esprimere con autorità morale su queste questioni essenziali”, ha aggiunto.

 

Tra i fatti che Carter rimprovera alle autorità statunitensi ci sono gli attacchi con i droni, responsabili della morte dei civili, gli omicidi selettivi di statunitensi, la possibilità di detenere senza processo i sospettati e l’uso della tortura durante gli interrogatori.