Da dieci anni ormai, il carcere degli Stati Uniti nella baia di Guantanamo, Cuba, confina prigionieri in maniera illegale, nonostante le denunce della comunità internazionale che critica l’applicazione di maltrattamenti e torture contro i detenuti.

 

L’undici gennaio del 2002, l’amministrazione dell’ex presidente George W. Bush inviò verso l’installazione i primi prigionieri sospetti di aver commesso atti terroristici, presunti membri di Al Qaeda, talebani insorti ed altre persone, riporta Prensa Latina.

 

Da allora, 779 persone sono state detenute nel carcere, delle quali otto sono morte e 169 sono ancora agli arresti, segnalano le cifre del Dipartimento della Difesa.

 

Organizzazioni dei Diritti Umani e siti web come WikiLeaks hanno denunciato l’applicazione di torture contro i prigionieri, pratica permessa dall’ex segretario della Difesa Donald Rumsfeld come parte della cosiddetta crociata mondiale contro il terrorismo.

 

Circa 4800 pagine rivelate dal sito dedito a filtrare documenti segreti, constatano la violazione dei diritti umani di molti detenuti, le penose condizioni di vita nella prigione, e la scarsa, o addirittura nulla, relazione di molti dei prigionieri con Al Qaeda.

 

Sono riportati inoltre i casi di anziani con demenza senile, malati mentali e di 14 minorenni detenuti nell’enclave situato ad est del territorio di Cuba.

 

In altre prigioni segrete, che ancora oggi Washington mantiene in giro per il mondo, i detenuti hanno sofferto pressioni psicologiche, simulazioni di soffocamento, privazione del sonno ed altri metodi di interrogatorio proibiti dalla Convenzione dell’ONU sui Diritti Umani.

 

Recentemente, l’ex agente della CIA José A. Rodríguez Jr., responsabile degli interrogatori dei principali leader di Al Qaeda detenuti nella suddetta prigione, ha difeso l’applicazione delle torture, valutando che sono state totalmente legali ed hanno contribuito a salvare vite di cittadini statunitensi.

 

Rodríguez ha pubblicato al principio di maggio il libro Hard Measures (Misure Dure), che ha fatto montare la polemica nel paese sulla legittimità rispetto all’uso delle discutibili procedure.

 

Secondo il testo di Rodríguez, ritiratosi dalla CIA nel 2007 dopo 31 anni di servizio, è stato legittimo il trattamento ai leader di Al Qaeda come Khalid Sheikh Mohammed, presunto cervello degli attentati dell’11 settembre del 2001 e detenuto in prigioni clandestine tra il 2003 ed il 2006.

 

Sheikh Mohamed fu sottoposto a soffocamento simulato in 183 occasioni ed alloggiato il celle fredde, senza finestre e privato del sonno per 180 ore consecutive, riporta il materiale pubblicato.

 

Anche se lo stesso presidente Barack Obama ha riconosciuto che il cosiddetto sottomarino ed altre tecniche migliorate risultano metodi di tortura, simili a quelli praticati dai giapponesi e dai tedeschi nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, Rodríguez è stato dell’opinione opposta.

 

Secondo il giudizio degli analisti politici, il fatto che nel carcere ci siano ancora oltre 150 detenuti in un limbo giudiziario senza la formulazione di accuse, costituisce, di fronte alla legislazione internazionale, una vergogna per il governo che certifica ogni anno il rispetto dei diritti umani delle altre nazioni.

 

Organizzazioni dei diritti umani hanno sviluppato lo scorso gennaio, di fronte alla Casa Bianca, delle azioni per chiedere la chiusura di quello che qualificano come il sito dove si continua a perpetrare l’infamia.

 

La permanenza della prigione nel sudest dell’Isola caraibica, un territorio che il popolo cubano reclama, risulta essere una delle promesse incompiute del presidente Obama, iniziativa espressa quattro anni fa per conquistare il favore dell’elettorato ed ottenere la presidenza.

 

In un passo che contraddice quel proposito, il mandatario ha ratificato il 31 dicembre del 2011 la Legge di Autorizzazione della Difesa Nazionale del 2012, che impedisce la chiusura del centro penitenziario e proibisce il trasferimento dei prigionieri alle carceri federali.

 

La misura ha generato forti critiche tra gli attivisti politici, infatti consolida due polemici principi della chiamata guerra al terrorismo: la detenzione indefinita dei sospettati senza presentare accuse e la detenzione di cittadini statunitensi senza sottoporli ad un processo.

 

Il rappresentante dello stato di Washington Adam Smith, il democratico di maggiore rango nel Comitato dei Servizi Armati della Camera dei Rappresentanti, ha criticato la Casa Bianca per non considerare i benefici che porterebbe alla sicurezza nazionale la chiusura dell’installazione.

 

Continuo a pensare che questo centro di detenzione costituisce un punto nero per la nostra nazione agli occhi del mondo ed abbiamo la capacità di chiuderlo, cosa per la quale dobbiamo lavorare, ha dichiarato.

 

Jonathan M. Hansen, professore dell’Università di Harvard, ha considerato in un articolo riportato dal quotidiano The New York Times, che la base a Cuba è un enclave imperialista legato al passato.

 

La conservazione del carcere si deve, in buona misura, alla ferrea opposizione che mantengono i membri del Partito Repubblicano rispetto all’invio dei prigionieri verso istituti penitenziari in territorio continentale.