Da
oltre un
decennio,
la base
navale
USA in
Guantanamo
è
diventata
una
prigione
militare
che, al
riparo
di una
cosiddetta
guerra
contro
il
terrorismo
internazionale,
è
diventato
un
moderno
campo di
concentramento.
Situata
in un
territorio
arbitrariamente
occupato
a Cuba
da più
di un
secolo,
l'enclave
delle
forze
armate
degli
Stati
Uniti è
un
centro
di
tortura
dove, in
totale
impunità,
la
Central
Intelligence
Agency
(CIA),
con
l'approvazione
della
Casa
Bianca e
del
Pentagono,
viola i
più
elementari
diritti
umani di
centinaia
di
persone.
Centinaia
di
detenuti
stranieri
sono
rinchiusi
dietro
le
recinzioni
della
base-prigione,
rigorosamente
isolati
dal
resto
del
mondo,
sotto un
assoluto
abbandono
giuridico
e
esposti
ai più
impressionanti
abusi,
comprese
crudeli
torture.
Il mondo
ha
potuto
conoscere
gli
orrori
commessi
in
questo
campo di
concentramento,
attraverso
le
testimonianze
offerta
da
alcuni
di
coloro
che sono
riusciti
ad
uscire
da
questo
inferno,
che
concordano
nel
raccontare
i modi
ripugnanti
in cui
vengono
trattati
i
prigionieri,
le
diverse
forme di
tortura
e i
trattamenti
crudeli,
degradanti
e
inumani
a cui
sono
sottoposti.
Guantanamo
è, senza
dubbio,
una
versione
moderna
e
raffinata
del
terrore
contro
la
specie
umana,
nello
stile
dei
metodi
usati
dai
nazisti
di
Auschwitz, Dachau,
Sachsenhausen,
Buchenwald,
Flossenburg,
Mauthausen
e
Ravensbrück.
Un
mostro
"giuridico",
dove
tribunali
militari
possono
imporre
condanne
a morte
e le
loro
decisioni
sono
inappellabili,
accettando
come
prova
credibili,
le
"confessioni"
ottenute
sotto
coercizione
o
tortura.
La
creazione
della
prigione
militare
nella
Base
Navale
di
Guantanamo
è stato
il
risultato
di un
ampio
piano
ideato e
approvato
durante
l'amministrazione
dell'allora
presidente
degli
Stati
Uniti,
George
W.
Bush,
come una
alternativa
per
assumere
e
isolare
dal
centro
delle
operazioni
militari
i
prigionieri
di
guerra
catturati
durante
la
crociata
intrapresa
delle
forze di
occupazione
degli
Stati
Uniti
contro i
territori
di Iraq
e
Afghanistan.
Violando
i codici
stabiliti
dalla
Convenzione
di
Ginevra,
Washington
classificò
questi
prigionieri
come
"combattenti
nemici
illegali",
accusati
di far
parte di
gruppi
estremisti
talebani
o di
Al-Qaeda,
decidendo
la loro
detenzione
a tempo
indeterminato,
e di
fatto,
decretando
la
totale
assenza
dei
diritti
per la
loro
difesa
legale.
Attraverso
documenti
trapelati
da
Wikileaks
su
Internet,
si sono
conosciuti
dettagli
della
situazione
in cui
si
trovano
ancora
molti
dei
prigionieri
stipati
nella
Base
Navale
di
Guantanamo,
e fin
dove
giungevano
le
pratiche
violente
degli
interrogatori
della
CIA,
ossessionati
da
ottenere
confessioni
che
fornissero
dati
relativi
al
leader
di al-Qaeda,
Osama
Bin
Laden.
Wikileaks
ha
rivelato
l'esistenza
di
prigionieri
che
soffrono
di
disturbi
psichiatrici
e
tentativi
di
suicidio
avvenuti
dietro
il filo
spinato.
L'arroganza
dei
militari
USA e la
totale
mancanza
di
rispetto
verso la
vita
umana ha
portato
gli
psichiatri
militari
della
base ad
affermare
che la
malattia
mentale
di
alcuni
prigionieri
si
"trasforma
in
pericolo
di
militanza
nei
gruppi
estremisti".
I
documenti
segreti
del
Pentagono
dati
alla
luce da
Wikileaks
dimostrano
che
molti di
questi
detenuti,
nonostante
la loro
malattia,
passarono
anni
rinchiusi
prima di
essere
trasferiti
ai loro
paesi
d'origine.
Il mondo
ha
conosciuto
il caso
dell'afgano
Modula
Abdul
Raziq,
arrestato
in
Afghanistan
da forze
antitalebane
e
detenuto
a
Guantanamo
nel
gennaio
del
2002, a
cui si
diagnosticarono
sintomi
di
schizofrenia
e di
altre
anomalie
psicotiche.
Durante il suo trasporto in
aereo fino al carcere
dovette essere sedato e
ammanettato e dal suo arrivo
alla base ha mostrato
comportamenti psicotici
estremi come la rottura
della sua uniforme, legare
pezzi di stoffa alle sue
estremità, mangiare le sue
feci, bere shampoo, urinare
nella sua borraccia, gettare
acqua
sporca e
sputare
alle
guardie.
Juma
Mohammed
Abd al
Latif al
Dosari,
38 anni,
nativo
del
Bahrain,
è stato
coinvolto
in una
dozzina
di
tentativi
di
suicidio,
giungendo
anche a
tagliarsi
il
collo,
come
registrato
da una
nota nel
luglio
2006.
Il
saudita
Mishal
Awad
Sayaf
Alhabiri,
31 anni,
ha
tentato
il
suicidio
impiccandosi
nella
sua
cella e
ha
subito
gravi
danni
cerebrali
dalla
perdita
di
ossigeno,
finendo
su una
sedia a
rotelle.
Questi
casi
sono
solo un
esempio
sino a
dove
arriva
la
degradazione
umana
dei
carcerieri
e le
sofferenze
inflitte
alle
loro
vittime,
che
abbatte
il
limite
della
tolleranza
di
fronte
al
dolore e
la
tortura.
In un
recente
rapporto
pubblicato
dalla
Union of
American
Civil
Liberties (ACLU),
si é
rivelato
l'uso di
metodi
duri di
interrogatorio
da parte
della
CIA e
altre
agenzie
USA,
personale
militare
e di
intelligence,
e di
contrattisti
delle
imprese
private
di
sicurezza
nella
prigione.
Il
rapporto
dell'ACLU
dimostra
come i
prigionieri
venivano
legati
mani e
piedi in
posizione
fetale
sul
pavimento
della
stanza
degli
interrogatori
per 18,
24 o più
ore
senza
ricevere
cibo o
acqua e
spesso
doveva
stare
distesi
nella
propria
urina o
feci.
Si é
saputo
inoltre
che
altri
prigionieri
furono
rinchiusi
in
camere a
basse
temperature
generate
da
sistemi
di
condizionamento
d'aria
in cui
rabbrividivano
e altri
senz'aria
e molto
caldi.
Uno dei
casi più
crudeli
di
tortura
fu
quello
del
detenuto
la cui
testa e
barba
furono
avvolti
con
nastro
adesivo
come
punizione
per
recitare
versetti
del
Corano,
mentre
un altro
gli
coprirono
la
faccia
con una
bandiera
israeliana.
Si
denunciarono
anche
offese
ai
praticanti
dell'Islam,
dettagliando
incidenti
che
coinvolgono
una
militare
statunitense
in
pratiche
di
indole
sessuale
e un
agente
del
Federal
Bureau
of
Investigation
(FBI),
travestito
da prete
cattolico,
per
"battezzare"
i
prigionieri;
in un
altro
affronto
di
carattere
confessionale.
Molte di
queste
pratiche
illegali
e
degradanti
e le
crudeli
tecniche
d'interrogatorio
furono
approvate
dall'ex
Segretario
alla
Difesa,
Donald
H.
Rumsfeld,
e
dall'ex
Procuratore
Generale,
Alberto
Gonzales,
entrambi
stretti
collaboratori
della
squadra
di
governo
dell'ex
presidente
George
W. Bush.
Nonostante
la
grande
condanna
internazionale
e la
costante
denuncia
delle
atrocità
commesse
dalla
CIA e le
forze
militari
statunitensi
nella
base,
più di
dieci
anni ha
impiegato
la
Commissione
Interamericana
dei
Diritti
Umani (CIDH)
per
contestare,
per la
prima
volta,
il
governo
USA a
favore
dell'
algerino
Djamel
Ameziane,
uno dei
prigionieri.
Quindi
molto
tempo
dopo, il
CIDH, di
discutibile
credibilità
e una
lunga
storia
di
ingerenza
negli
affari
interni
dell'America
Latina,
insieme
con il
Centro
per i
Diritti
Costituzionali
(CCR con
il suo
acronimo
in
inglese)
e il
Centro
per la
Giustizia
e
Diritto
Internazionale
(CEJIL)
hanno
deciso
di
richiedere
alla
Casa
Bianca
di porre
fine
all'ingiusta
detenzione
di
Ameziane.
Il
prigioniero
algerino,
uno tra
i molti
prigionieri
senza
accuse
formali,
da più
di 10
anni
rinchiuso
senza
accuse e
senza il
diritto
ad un
equo
processo,
è
riuscito
a che si
proponesse
un
ricorso
di
habeas
corpus a
suo
favore,
per la
palese
violazione
dei suoi
diritti
umani.
Le
crudeli
torture
a cui si
sono
sottoposti
i
prigionieri
a
Guantanamo
furono
giustificate
da alti
funzionari
delle
amministrazioni
Bush e
dell'attuale
presidente
Barack
Obama,
anche
quelle
usate
contro
Khalid
Sheikh
Mohammed,
presunta
mente
degli
attentati
terroristici
a New
York,
Washington
e
Pennsylvania
l'11
settembre
2001,
che è
stato
sottoposto
a
waterboarding
(affogamento
simulato)
183
volte e
alloggiato
in celle
frigorifere,
senza
finestre
e
privato
del
sonno
per 180
ore
consecutive.
Tecniche
simili
sono
state
applicate
ad Abu
Zubaydah,
il terzo
più alto
grado
dell'organizzazione
talebana
e Abd
al-Rahim
al
Nashiri,
accusato
di aver
pianificato
l'attentato
alla
nave
della
Marina
militare
USA USS
Cole nel
2002.
Anche se
lo
stesso
Presidente
Obama ha
riconosciuto
che il
cosiddetto
"sottomarino"
e altre
tecniche
avanzate
sono
metodi
di
tortura,
simili a
quelli
praticati
dai
nazisti
tedeschi
e
giapponesi
durante
la
Seconda
Guerra
Mondiale,
ufficiali
della
CIA, FBI
e
Pentagono
dicono
il
contrario.
La Base
Navale
USA di
Guantanamo
rimane,
come
affermano
specialisti
del
settore,
un "buco
nero" in
termini
di
rispetto
dell'integrità
umana, e
anche se
il
governo
degli
Stati
Uniti
insiste
nell'ergersi
a
paladino
dei
diritti
dell'uomo,
sta solo
contribuendo
a
riempire
di
vergogna
la
storia,
con le
mani
sporche
di
sangue.
Guantánamo:
Versión
moderna
y
refinada
del
terror
impuesto
por
EE.UU.
Miguel
Fernández
Martínez*
Desde
hace más
de una
década,
la Base
Naval
norteamericana
en
Guantánamo
se
convirtió
en una
prisión
militar
que, al
amparo
de una
supuesta
guerra
contra
el
terrorismo
internacional,
devino
en
moderno
campo de
concentración.
Enclavada
en un
territorio
arbitrariamente
ocupado
a Cuba
desde
hace más
de un
siglo,
el
enclave
de las
fuerzas
armadas
estadounidenses
es un
centro
de
torturas
donde,
en la
más
absoluta
impunidad,
la
Agencia
Central
de
Inteligencia
(CIA),
con el
beneplácito
de la
Casa
Blanca y
el
Pentágono,
viola
los
derechos
humanos
más
elementales
de
cientos
de
personas.
Centenares
de
prisioneros
extranjeros
se
mantienen
encerrados
tras las
alambradas
de la
base-prisión,
rigurosamente
aislados
del
resto
del
mundo,
bajo un
absoluto
desamparo
legal y
expuestos
a las
más
impresionantes
vejaciones,
incluidas
crueles
torturas.
El mundo
ha
podido
conocer
los
horrores
cometidos
en ese
campo de
concentración,
a través
de los
testimonios
ofrecidos
por
algunos
de los
que
lograron
salir de
ese
infierno,
quienes
coinciden
en
narrar
las
maneras
repudiables
en que
son
tratados
los
prisioneros,
las
diferentes
modalidades
de
tortura
y los
tratos
crueles,
degradantes
e
inhumanos
a que
son
sometidos.
Guantánamo
es, sin
dudas,
una
versión
moderna
y
refinada
del
terror
contra
la
especie
humana,
al
estilo
de los
métodos
empleados
por los
nazis en
Auschwitz,
Dachau,
Sachsenhausen,
Buchenwald,
Flossenburg,
Mauthausen
y
Ravensbrück.
Un
engendro
“jurídico”
donde
cortes
militares
podrán
imponer
condenas
de
muerte y
sus
decisiones
serían
inapelables,
aceptando
como
pruebas
creíbles,
las
“confesiones”
conseguidas
bajo
coacción
o
tortura.
La
creación
de la
prisión
militar
en la
Base
Naval de
Guantánamo
fue el
resultado
de un
amplio
plan
gestado
y
aprobado
durante
la
administración
del
entonces
presidente
de
Estados
Unidos,
George
W. Bush,
como una
alternativa
para
asumir y
aislar
del
centro
de
operaciones
militares
a los
prisioneros
de
guerra
capturados
durante
la
cruzada
emprendida
por las
fuerzas
norteamericanas
de
ocupación
contra
los
territorios
de Irak
y
Afganistán.
Violando
los
códigos
establecidos
por la
Convención
de
Ginebra,
Washington
clasificó
a estos
prisioneros
como
“combatientes
enemigos
ilegales”,
acusados
de
formar
parte de
grupos
extremistas
talibanes
o de
Al-Qaeda,
decidiendo
su
retención
indefinida,
y de
hecho,
decretando
la
ausencia
total de
derechos
para su
defensa
legal.
A través
de
documentos
filtrados
por
Wikileaks
en
Internet,
se han
conocido
detalles
de la
situación
en que
se
encuentran
aún
muchos
de los
prisioneros
hacinados
en la
Base
Naval de
Guantánamo,
y hasta
dónde
llegaban
las
prácticas
violentas
de los
interrogadores
de la
CIA ,
obsesionados
por
conseguir
confesiones
que les
aportaran
datos
acerca
del
líder de
Al-Qaeda,
Osama
Bin
Laden.
Wikileaks
reveló
la
existencia
de
presos
aquejados
de
enfermedades
psiquiátricas
y los
intentos
de
suicidio
que se
sucedieron
detrás
de las
alambradas.
La
arrogancia
de los
militares
norteamericanos
y el
irrespeto
total
hacia la
vida
humana
llevó a
los
psiquiatras
militares
de la
Base a
afirmar
que la
enfermedad
mental
de
algunos
presos
se
“transforma
en
peligro
de
militancia
en los
grupos
extremistas”.
Los
documentos
secretos
del
Pentágono
dados a
la luz a
través
de
Wikileaks
demostraron
que
muchos
de estos
reos, a
pesar de
su
enfermedad,
pasaron
años
encerrados
antes de
ser
trasladados
a sus
países
de
origen.
El mundo
conoció
el caso
del
afgano
Modulá
Abdul
Raziq,
detenido
en
Afganistán
por
fuerzas
antitalibanes
y
recluido
en
Guantánamo
en enero
de 2002,
a quien
se le
diagnosticaron
síntomas
de
esquizofrenia
y otras
anomalías
psicóticas.
Durante
su
traslado
en avión
hasta el
penal
tuvo que
ser
sedado y
maniatado
y desde
su
llegada
a la
Base
demostró
extremos
comportamientos
psicóticos
como
romper
su
uniforme,
atar
trozos
de ropa
en sus
extremidades,
consumir
sus
heces
fecales,
beber
champú,
orinar
en su
cantimplora,
arrojar
agua
sucia y
escupir
a los
guardianes.
Juma
Muhamed
Abd al
Latif al
Dosari,
de 38
años,
natural
de
Bahréin,
estuvo
involucrado
en una
docena
de
intentos
de
suicidio,
llegando
incluso
a
cortarse
el
cuello,
según
recoge
una
ficha de
julio de
2006.
El saudí
Mishal
Awad
Sayaf
Alhabiri,
de 31
años,
intentó
suicidarse
colgándose
en su
celda y
sufrió
severos
daños
cerebrales
por la
pérdida
de
oxígeno,
terminando
en una
silla de
ruedas.
Estos
casos
son solo
una
muestra
de hasta
dónde
llega la
degradación
humana
de los
carceleros
y el
sufrimiento
provocado
en sus
víctimas,
que roza
el
límite
de la
tolerancia
ante el
dolor y
la
tortura.
En un
reciente
informe
divulgado
por la
Unión de
Libertades
Civiles
de
Estados
Unidos (ACLU,
por sus
siglas
en
inglés),
reveló
el
empleo
de duros
métodos
de
interrogatorios
por
parte de
la CIA y
de otros
servicios
estadounidenses,
personal
militar
y de
inteligencia,
y de
contratistas
de
empresas
privadas
de
seguridad
en la
prisión.
El
informe
de ACLU
demuestra
cómo los
prisioneros
eran
atados
de manos
y pies
en
posición
fetal en
el piso
de la
sala de
interrogatorios
durante
18, 24 o
más
horas,
sin
recibir
alimentos
o agua,
y a
menudo
debían
estar
tumbados
sobre su
propia
orina o
excrementos.
Se
conoció
además
que
otros
prisioneros
fueron
encerrados
en
habitaciones
con
bajas
temperaturas
generadas
por
sistemas
de aire
acondicionado
en las
que
temblaban
de frío
u otras
sin aire
y muy
calurosas.
Uno de
los
casos
más
crueles
de
tortura
fue el
de un
detenido
cuyas
cabeza y
barba
fueron
envueltas
con
cinta
adhesiva
como
castigo
por
recitar
versos
del
Corán,
mientras
que a
otro le
cubrieron
la cara
con una
bandera
israelí.
También
se
denunciaron
ofensas
a los
practicantes
de la
religión
islámica,
detallando
incidentes
que
involucraron
a una
militar
estadounidense
en
prácticas
de
índole
sexual,
y a un
agente
del Buró
Federal
de
Investigaciones
(FBI),
disfrazado
como
sacerdote
católico,
para ”bautizar”
prisioneros,
en otra
afrenta
de
carácter
confesional.
Muchas
de estas
prácticas
ilegales
y
degradantes,
y las
crueles
técnicas
de
interrogatorio,
fueron
aprobadas
por el
ex
secretario
de
Defensa,
Donald
H.
Rumsfeld,
y por el
ex
Fiscal
General
Alberto
Gonzales,
ambos
cercanos
colaboradores
del
equipo
de
gobierno
del
expresidente
George
W. Bush.
A pesar
de la
gran
repulsa
internacional
y la
denuncia
permanente
de las
atrocidades
cometidas
por la
CIA y
las
fuerzas
militares
estadounidenses
en la
base,
más de
diez
años le
tomó a
la
Comisión
Interamericana
de
Derechos
Humanos
(CIDH)
impugnar
por
primera
vez al
gobierno
de
Estados
Unidos a
favor
del
argelino
Djamel
Ameziane,
uno de
los
prisioneros.
Tanto
tiempo
después,
la CIDH
, de
cuestionable
credibilidad
y con un
largo
historial
de
injerencia
en
asuntos
internos
de
Latinoamérica,
junto al
Centro
de
Derechos
Constitucionales
(CCR por
sus
siglas
en
inglés)
y el
Centro
por la
Justicia
y el
Derecho
Internacional
(CEJIL)
decidieron
solicitar
a la
Casa
Blanca
poner
fin al
injusto
cautiverio
de
Ameziane.
El
prisionero
argelino,
uno
entre
muchos
presos
que
carecen
de
acusaciones
formales,
con más
de 10
años
encerrado
sin
cargos y
sin
derecho
a un
juicio
justo,
logró
que se
interpusiera
un
recurso
de
habeas
corpus a
su
favor,
ante la
flagrante
violación
de sus
derechos
humanos.
Las
crueles
torturas
a que se
ha
sometido
a los
prisioneros
en
Guantánamo
fueron
excusadas
por
altos
funcionarios
de las
administraciones
de Bush
y del
actual
presidente
Barack
Obama,
incluso
las
aplicadas
contra
Khalid
Sheikh
Mohammed,
supuesto
cerebro
de los
atentados
terroristas
en New
York,
Washington
y
Pennsylvania,
el 11 de
septiembre
de 2001,
quien
fue
sometido
a
ahogamientos
simulados
en 183
ocasiones
y
alojado
en
celdas
frías,
sin
ventanas
y
privado
de sueño
durante
180
horas
seguidas.
Similares
técnicas
fueron
aplicadas
a Abu
Zubaydah,
el
tercero
de más
alto
rango de
la
organización
talibán
y Abd
al-Rahim
al
Nashiri,
acusado
de
planear
el
atentado
contra
el barco
de la
Marina
de
Guerra
estadounidense
USS
Cole, en
2002.
Aunque
el
propio
presidente
Obama
reconoció
que el
llamado
“submarino”
y otras
técnicas
mejoradas
resultan
métodos
de
tortura,
similares
a los
practicados
por los
japoneses
y
alemanes
nazis
durante
la
Segunda
Guerra
Mundial,
oficiales
de la
CIA, el
FBI y el
Pentágono
opinan
lo
contrario.
La Base
Naval
norteamericana
de
Guantánamo
sigue
siendo,
como
afirman
especialistas
en el
tema, un
“agujero
negro”
en
materia
de
respeto
a la
integridad
humana,
y,
aunque
el
gobierno
de
Estados
Unidos
insista
en
erigirse
en
paladín
de los
derechos
del
hombre,
solo
está
contribuyendo
a seguir
llenando
de
vergüenza
la
historia,
con las
manos
sucias
de
sangre.
*
Periodista
de la
Redacción
Norteamérica
de
Prensa
Latina.
Su blog
en
http://cubalaislainfinita.blogspot.com/2012/05/guantanamo-version-moderna-y-refinada.html