Lo scorso sabato, il presidente boliviano, Evo Morales ha definito “inammissibile” che gli Stati Uniti impediscano la presenza di Cuba al Vertice delle Americhe che si riunirà tra il 14 ed il 15 aprile a Cartagena (Colombia).
Morales ha affermato “in nome del governo e del popolo boliviano” che “è inammissibile” che gli Stati Uniti non accettino la presenza di Cuba” ed ha definito tale posizione come “discriminatoria ed antidemocratica”.
Il presidente ha fatto sapere di aver ricevuto una visita da parte di rappresentanti del Venezuela e di Cuba i quali gli hanno manifestato la loro preoccupazione dinnanzi alla posizione nordamericana ed ha riaffermato le sue critiche alle “politiche neoliberali”.
Morales ha rilasciato questa dichiarazione a Coroico, un comune a 120 kilometri a nord-est de La Paz dove, tra venerdì e domenica, ha presieduto una riunione di gabinetto nella quale, tra le altre cose, sono state approvate misure per migliorare la sicurezza pubblica.
Secondo Morales, la rivoluzione cubana si è diffusa in altri paesi che “guidati da comandanti, presidenti, governi, movimenti sociali, adesso sono identificati e si identificano in una lotta per l’umanità, convinti che il capitalismo non rappresenti nessuna soluzione”.
Nelle parole di Morales, “cresce l’anticapitalismo, l’antimperialismo in America Latina” e non riconoscere ciò “è antidemocratico ed addirittura razzista da parte del governo degli Stati Uniti”.
Secondo Morales, la partecipazione alla Cumbre di Cartagena è ancora in “fase di consultazione non solo tra paesi dell’ALBA (Alternativa Bolivariana per i Popoli della Nostra America), ma anche con altri paesi, altri presidenti ed altri governi d’America”.