Che dirà ora "il dissidente

dell'illuminazione"?

 

 

 

4.09.2012 - http://lapupilainsomne.jovenclub.cu/

 

 

 

Questo primo settembre è entrata in vigore nell'Unione Europea il divieto di fabbricazione di lampadine ad incandescenza, costringendo i consumatori ad utilizzare solo altri tipi di lampade a risparmio energetico; una misura che nell'arretrata Cuba è stata introdotta sette anni fa.

La notizia mi ha ricordato questo articolo di Pascual Serrano in cui analizzava come il corrispondente a Cuba del giornale spagnolo El Mundo informava sul tema.
 

 

Il quotidiano El Mundo informa di una cattiva notizia per i cubani, verranno distribuite pentole, lampadine ed elettrodomestici a basso consumo

 

Pascual Serrano

Notizia neutra: Il governo cubano distribuirà alle famiglie tre tipi di pentole elettriche, saranno gratuite per i pensionati e sovvenzionate per il resto delle famiglie. S'inizia una campagna di sostituzione di vecchi elettrodomestici e la distribuzione di lampadine a basso consumo; per lo Stato vuol dire risparmiare energia. A Cuba l'elettricità è sovvenzionata ad un prezzo inferiore al suo costo ed é lo Stato che paga l'eccesso e lo spreco nel consumo.

Vediamo come informa il corrispondente de El Mundo, il cubano Angel Tomás González, l'8 maggio a doppia pagina.

Nell'introduzione, riferito alla sostituzione delle lampadine: "Chi resiste può essere accusato di "dissidente dell'illuminazione". Sembra che questo corrispondente, in altri tempi capo della redazione di Juventud Rebelde, non trovando dissidenti politici, abbia inventato la modalità del dissidente dell'illuminazione, nessuno ha fatto riferimento a questo termine né ha pianificato la resistenza alla sostituzione delle lampadine.

In riferimento ad una donna che commette il sacrilegio di parlare bene della proposta del governo: "La donna dimostra di aver imparato più che bene la lezione".

"Lo stesso Castro ha parlato di questo tema quando ha annunciato gli innumerevoli benefici economici che verranno per l'isola dalla distribuzione di pentole, fino ad ora proibite". Il corrispondente ha inventato un altro termine "il divieto delle pentole". Ovviamente non può esistere in qualsiasi parte del mondo qualcosa di così assurdo, ciò che succedeva era che lo Stato, finora, non distribuiva questo tipo di elettrodomestico perché il sistema elettrico nazionale non era in condizione di assumere questo consumo. Qualcosa che sa bene Angel Tomas de Salas come cubano.

"Di fronte ora si fa strada il  socialismo della pentola". Forse potremmo parlare del "capitalismo dell'inedia" che colpisce gran parte del resto dell'America Latina; contribuirebbe a chiarire i due modelli.

"Ogni famiglia riceverà tre pentole e una cucina elettrica portatile in una grande operazione politica tramata per ossigenare il modello socialista dell'isola". In molti paesi capitalisti di Asia, Africa e America Latina di certo mancano molte "operazioni politiche tramate" che permettono loro di smettere di cucinare con la legna.

"Da circa 40 anni, le donne cubane, oltre a inventare pasti in un paese dove l'approvvigionamento di alimenti è instabile, hanno affrontato la mancanza di attrezzature da cucina e di combustibile. Per il settore femminile le tre pentole e i fornellini elettrici sono un tardo miracolo di giustizia". Per le date che espone, il corrispondente insinua che la scomparsa della dittatura di Batista provocò le carenze; sembra nostalgico. Colpisce il termine "instabile" per riferirsi all'approvvigionamento di alimenti. In effetti  in gran parte del mondo capitalista il rifornimento è stabilizzato. Stabilizzato nell' assenza di cibo, ma questo non è notizia. Non sembra che la distribuzione di pentole a Cuba sia un "tardivo miracolo di giustizia", in nessun paese del mondo si é ancora fatto, si tratta di una misura tardiva pur essendo tra i primi ad applicarla.

Ricorda il giornalista che "il modulo delle tre pentole e fornello elettrico" costa circa sei dollari e che è un prezzo che molti non possono pagare. Beh, immaginate se il prezzo fosse al libero mercato di un qualsiasi altro paese, senza alcun sussidio statale. Non dimentichiamo che per i pensionati è gratuito e la maggior parte di questi vivono con i loro figli.

"Il destino delle lampadine ad incandescenza sull'isola è il peggio tra tutto. Bandite dai negozi, quelle che ancora esistono nelle case devono essere dichiarate da parte delle famiglie al comitato di quartiere incaricato di censirle". Quello che il corrispondente chiama comitato di quartiere non si incarica di dichiarare le lampadine, ma di inventariare gli elettrodomestici e di quante lampadine a basso consumo hanno bisogno per consegnarle alle famiglie. Nel modulo che è arrivato a casa di Angelo Tomas a L'Avana, come a ogni cubano, si chiede se funziona il motore del frigorifero, se il termostato è difettoso o se è necessario sostituire le guarnizioni della porta per non sprecare energia. Si chiede inoltre se si ha bisogno di una qualche forma di assistenza sociale per coprire queste spese. Non é proprio delazione questa raccolta di informazioni.

"Ci sono cubani che non vogliono smettere di avere lampadine ad incandescenza, ma ... Hanno paura di essere accusati come dissidenti dell' illuminazione". Insiste nella nuova forma di dissidenza scoperta.

La differenza tra la politica energetica di Cuba e quella di un paese capitalista è che in Spagna, ad esempio, un pensionato deve pagare ogni mese la bolletta elettrica che include i consumi di produzione di energia elettrica, i dividendi da distribuire tra gli azionisti della società elettrica e gli stipendi milionari dei top manager della società. Dopo viene lo Sato, e gli incrementa le imposte (IVA). A Cuba non c'è da pagare dividendi agli azionisti né esorbitanti salari a nessun dirigente e lo Stato mette i soldi sovvenzionando parte del consumo di elettricità delle famiglie. Facciamo alcuni numeri. I cubani pagano 0'09 pesos per kilowatt di energia elettrica che al cambio significa 0'0032 euro. Non vi è alcuna quota per il servizio, in modo che una famiglia paga normalmente al mese 14'60 pesos di consumo elettrico. Mezzo euro al mese! Con ciò che riceve dal quotidiano El Mundo Angelo Tomás González, per il reportage di cui stiamo parlando, può pagare l'elettricità della sua famiglia per oltre sessant'anni. Per questo il governo cubano è ossessionato dal fatto che gli elettrodomestici consumino meno, perché è lo Stato che sta pagando il consumo. Questo è il delitto per il quale é condannato dai media comunicativi.

Ma anche ciò che il giornalista denomina "dissidente dell'illuminazione" non è altra cosa che la necessità di lasciare nelle mani della collettività i criteri del rispetto ambientale e non in balia di ogni individuo. Se l'ambiente è comune, non dovrebbe scandalizzare che sia anche in comune e vincolante per tutti il modello di risparmio energetico.

E se nei nostri paesi di micronde e vetroceramiche risulta ridicola un'offensiva governativa distribuendo pentole elettriche è perché il nostro modello sociale è basato sulla corsa all'acquisizione dell'elettrodomestico ultimo modello, senza fermarci a pensare a tutti coloro che sono rimasti senza l'accesso a un minimo progresso tecnologico. Per quanto ad alcuni sembri un'aberrazione a Cuba si pensa che non è giusto - anche se non é illegale - avere un forno a microonde se l'ultimo cubano non dispone di un sistema efficace per cucinare. Questo è il peccato del "socialismo della pentola" che alcuni non gli perdonano.

In conclusione, se la ragione principale della critica contro Cuba è che si distribuiscono tre tipi di pentole e si sostituiscono elettrodomestici per ridurre il consumo, rispettare l'ambiente e che continui ad essere sovvenzionata l'elettricità è perché rimangono pochi argomenti per attaccare il socialismo cubano.

(Rebelion, 9 maggio 2005)
 

 

 

¿Qué dirá ahora el “disidente lumínico”?

 

Este primero de septiembre entró en vigor en la Unión Europea la prohibición de la fabricación de bombillos incandescentes, obligando a los consumidores a utilizar sólo otros tipos de luminarias que ahorren energía, una medida que en la atrasada Cuba se implantó hace siete años.

 

La noticia me ha recordado este artículo de Pascual Serrano en que analizaba cómo  el corresponsal en Cuba del diario español El mundo informaba sobre el tema.

 

El diario El Mundo informa de una mala noticia para los cubanos, les repartirán ollas, bombillas y electrodomésticos de bajo consumo

 

Pascual Serrano

 

Noticia neutra: El gobierno cubano va a distribuir entre las familias tres tipos de ollas eléctricas, serán gratuitas para los pensionistas y subvencionadas para el resto de las familias. Se inicia una campaña de sustitución de electrodomésticos anticuados y el reparto de bombillas de bajo consumo para ahorrar energía el estado. En Cuba la electricidad está subvencionada a un precio por debajo de su coste y es el Estado quien paga el exceso y derroche de consumo.

 

Veamos lo que informa el corresponsal de El Mundo, el cubano Angel Tomás González, el pasado ocho de mayo a doble página.

 

En la entradilla, referido a la sustitución de bombillas: “Quien se resista puede ser acusado de «disidente lumínico»”. Al parecer como este corresponsal, en otros tiempos jefe de redacción de Juventud Rebelde, no encuentra disidentes políticos, ha inventado la modalidad de disidente lumínico, nadie ha hecho referencia a ese término ni ha planteado la resistencia a la sustitución de bombillas.

 

En referencia a una mujer que comete el sacrilegio de hablar bien de la propuesta del gobierno: “ La mujer demuestra tener la lección más que bien aprendida” .

 

“El propio Castro habló de ese tema cuando anunció las innumerables ventajas económicas que supondrá para la isla el reparto de ollas, hasta ahora vedadas” . El corresponsal ha inventado otro término “la veda de ollas”. Evidentemente no puede existir en ningún lugar del mundo algo tan absurdo, lo que sucedía es que el estado hasta ahora no distribuía ese tipo de electrodoméstico porque el sistema eléctrico nacional no estaba en condiciones de asumir ese gasto eléctrico. Algo que sabe bien Angel Tomás de Salas como cubano que es.

 

“Frente a ello ahora se abre camino el socialismo de la olla” . Quizás podríamos hablar del “capitalismo de la inanición” que afecta a gran parte del resto de América Latina, ayudaría a aclarar los dos modelos.

 

“Cada familia recibirá tres ollas y una cocina eléctrica portátil en una gran operación política tramada con el fin de oxigenar el modelo socialista isleño” . En muchos países capitalistas de Asia, Africa y América Latina seguro que echan de menos muchas “operaciones políticas tramadas” que les permitan dejar de cocinar con leña.

 

“Desde hace unos 40 años, las mujeres cubanas, además de inventar comidas en un país donde el abastecimiento de alimentos es inestable, han enfrentado la carencia de equipos de cocinas y de combustible. Para el sector femenino las tres ollas y las hornillas eléctricas son un tardío milagro justiciero” . Por las fechas que plantea, el corresponsal insinúa que la desaparición de la dictadura de Batista provocó las carencias, nostálgico parece. Llama la atención el término “inestable” para referirse al abastecimiento de alimentos. Efectivamente en gran parte del mundo capitalista el abastecimiento está estabilizado. Estabilizado en la ausencia de comida, pero eso no es noticia. No parece que el reparto de ollas en Cuba sea un “tardío milagro justiciero”, en ningún país del mundo se ha hecho todavía, resulta que es una medida tardía a pesar de ser los primeros en aplicarla .

 

Recuerda el periodista que “el módulo de tres ollas y hornilla eléctrica” cuesta unos seis dólares y que es un precio que muchos no pueden pagar. Pues imagínense si el precio fuese el del mercado libre de cualquier otro país, sin ninguna subvención estatal. No olvidemos que para los pensionistas es gratis y que la mayoría de esos pensionistas viven con sus hijos.

 

“El destino de las bombillas incandescentes en la isla es el peor de todos. Desterradas de los comercios, las que aún existen en las casas tienen que ser delatadas por las familias ante la comisión de vecinos encargada de censarlas” . Lo que el corresponsal llama comisión de vecinos no se encarga de delatar las bombillas, si no de inventariar los electrodomésticos y cuántas bombillas de bajo consumo necesitan para entregárselas a las familias. En el impreso que ha llegado a la casa de Angel Tomas en La Habana, como a la de cualquier cubano, se le pregunta si funciona el motor de su refrigerador, si está averiado el termostato o si necesita sustituir la junta de la puerta para que no pierda energía. También se le pregunta si necesita algún tipo de asistencia social para que cubra esos gastos. No es precisamente delación esa recogida de información.

 

“Hay cubanos que no quieren dejar de tener bombillas incandescentes, pero… Temen ser acusados de disidentes lumínicos” . Insiste en la nueva modalidad de disidencia descubierta.

 

La diferencia entre la política energética de Cuba y la de un país capitalista consiste en que en España, por ejemplo, un pensionista debe pagar todos los meses el recibo de la luz que incluye los gastos de producción de la electricidad, los dividendos que hay que repartir entre los accionistas de la empresa hidroeléctrica y los millonarios sueldos de los altos ejecutivos de la compañía. Después viene el Estado y le incrementa los impuestos (IVA). En Cuba no hay que pagar dividendos a ningún accionista ni sueldos desorbitados a ningún ejecutivo, y el Estado pone dinero subvencionando parte del gasto de consumo eléctrico de las familias. Hagamos algunos números. Los cubanos pagan 0´09 pesos por kilowatio de electricidad que, al cambio, quiere decir 0’0032 euros. No hay cuota por el servicio, de modo que una familia paga normalmente al mes 14’60 pesos de consumo eléctrico. ¡Medio euro al mes!. Con lo que le cobre del diario El Mundo Angel Tomás González por el reportaje del que estamos hablando, puede pagar la electricidad de su familia durante más de sesenta años. Por eso está obsesionado el gobierno cubano con que los electrodomésticos consuman menos, porque es el Estado el que está pagando el consumo. Ese es el delito por el que le condenan en los medios de comunicación.

 

Pero además lo que el periodista denomina “disidente lumínico” no es otra cosa que la necesidad de dejar en manos de la colectividad los criterios de respeto medioambiental y no a merced de cada individuo. Si el medio ambiente es común, no debe escandalizar que también sea común y vinculante para todos el modelo de ahorro energético.

 

Y si en nuestros países de microondas y vitrocerámicas resulta ridícula una ofensiva gubernamental distribuyendo ollas eléctricas es porque nuestro modelo social se fundamenta en la carrera sobre la adquisición del último modelo electrodoméstico, sin pararnos a pensar en todos los que se quedaron atrás sin acceso al mínimo avance tecnológico. Por mucho que a algunos les parezca una aberración, en Cuba se piensa que no es justo –aunque no sea ilegal- tener un microondas si el último cubano no dispone de un sistema eficaz para cocinar. Ese es el pecado de “socialismo de la olla” que algunos no le perdonan.

 

En conclusión, si el principal motivo de crítica contra Cuba es que se reparten tres tipos de ollas eléctricas y se sustituyen los electrodomésticos para disminuir el consumo, respetar el medioambiente y que siga estando subvencionada la electricidad es que ya les quedan pocos argumentos para atacar el socialismo cubano.

(Rebelión, 9 de mayo de 2005)