Il 15 marzo scorso, l'Arcivescovato de L'Avana ha richiesto alla polizia cubana lo sgombero  di 13 persone che si erano rinchiuse nella Iglesia de la Caridad, situata nel municipio di Centro Habana.

In un comunicato ufficiale, la Chiesa cubana ha affermato che lo sgombero "è durato meno di dieci minuti", che gli occupanti "non hanno offerto alcuna resistenza" che la polizia era disarmato e che le autorità del paese si erano impegnate a non processare le persone occupanti (1).

Numerosi media, tuttavia, hanno preferito dare le loro informazioni sull'accaduto con le dichiarazioni degli occupanti, tutte appartenenti al cosiddetto Partito Repubblicano di Cuba, un gruppo con sede centrale a Miami che appoggia - come si legge sul suo sito web - il blocco economico degli Stati Uniti contro l'isola (2).

Il quotidiano spagnolo ABC parlava nel suo titolo di "violento sgombero" e focalizzava la sua storia sulla versione di Vladimir Calderon portavoce del gruppo(3). Egli affermava che "le forze antisommossa della Sicurezza di Stato sono ricorse alle 'immobilizzazioni'".  

"Il parroco ha aperto le porte (...) della Chiesa e la squadra anti-sommossa e ci ha portato fuori brutalmente" ha detto un altro dei rinchiusi al quotidiano El Mundo (4).

Vari media hanno sostenuto questa versione con la relazione di Elizardo Sanchez, un altro "dissidente" e portavoce della cosiddetta Commissione Cubana per i Diritti Umani e la Riconciliazione Nazionale, che ha sostenuto che "un comando speciale è entrato come un turbine" nel tempio e "ha terrorizzato" gli oppositori con "vari dispositivi e tecniche di coercizione fisica" (5). Elizardo Sanchez, tuttavia, come affermato in un cablo dell' agenzia di stampa EFE, ha riconosciuto che "gli agenti non hanno colpito i dissidenti" ma ha sostenuto, allo stesso tempo, che "è stato uno sgombero violento e in un clima di terrore" (6).

D'altra parte, in un cablo della agenzia nord americana AP leggiamo che il suo corrispondente ha consultato diversi vicini del luogo, che hanno dichiarato che "la polizia é arrivata sul luogo e in pochi minuti hanno portato via in autobus i dissidenti, ma senza che si siano prodotte scene di violenza" (7).

In breve: la polizia cubana, disarmata, non ha colpito gli occupanti della chiesa, ma il suo agire nello sgombero è stato "brutale" e in un clima di "terrore". Ciò che più sembra, senza dubbio, a un miracolo ... giornalistico.

Due giorni dopo i fatti, avviene l'occupazione di un altro tempio, questa volta nella città di Holguin, nell'oriente di Cuba (8). Questa volta i presunti "dissidenti" non accusano la polizia cubana di esercitare la violenza, ma lo stesso vescovo, di cui hanno detto che lui personalmente ha fatto "uso della violenza per evacuare gli oppositori". Questa situazione, toccando il grottesco, è stata appena riflessa dai media internazionali.

La stessa Chiesa cubana ha denunciato attraverso una serie di note ufficiali, l'agire di questi piccoli gruppi della chiamata "dissidenza" cubana, che cercano di ottenere risalto mediatico per la prossima visita del Papa al paese (9). Gruppi con una presenza sociale assolutamente residuale che, grazie al protagonismo artificiale che ne danno i media stranieri, sono arrivati a chiedere alla Chiesa cubana e al Papa il suo sostegno per "l'installazione di un governo ad interim" nel Paese.

Colpiti, a quanto pare, dallo stesso delirio,  il redattore in Miami del quotidiano spagnolo El Mundo, Rui Ferreira, ha detto che, dopo queste occupazioni di templi, "alcuni si chiedono se non potesse essere la fine dell'attuale governo cubano" (10) .

A Cuba, i 20 milioni di $ che consegna, ogni anno, il governo degli Stati Uniti (11) a decine di gruppi della cosiddetta "dissidenza" cubana, realizzano miracoli giornalistici come quello  della "brutalità della polizia senza armi e violenza." Mentre in molti paesi chiamati "democratici" gli interventi della polizia per sgombrare persone occupanti o disperdere manifestazioni si portano a termine - queste sì - con  armi e molte molte manganellate.