Gli anticubani d’Italia:

la vendetta per un sogno rubato

 

 

29.12.2012 - Di Vincenzo Basile (Capítulo Cubano)

Texto original: Los anticubanos de Italia: la venganza por un sueño incumplido

 

 

 

Storicamente, i nemici della Rivoluzione cubana sono stati coloro che, sin dal principio o in epoche successive, si sono opposti al nuovo modello sociale impiantato a Cuba dopo il trionfo rivoluzionario del gennaio del 1959. Si trattava di autentici nemici della Patria, di persone che ‘per colpa’ della Rivoluzione persero i loro antichi benefici nell’Isola, di persone che improvvisamente si videro obbligate a rinunciare alla loro posizione di dominio nella nuova Cuba che si stava costruendo, la Cubasognata da José Martí, con tutti e per il bene di tutti.

 

Oggi giorno, una nuova tipologia di controrivoluzionari si sta diffondendo nel mio paese, la mia Italia. Nascono come funghi. Sono gli anticubani per vendetta, una categoria inedita e, ovviamente, non esclusivamente italiana. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di banali individui che, paradossalmente, per buona parte della loro vita sventolarono bandiere di Che Guevara, recitarono a memoria gli storici discorsi di Fidel e militarono in organizzazioni di amicizia con Cuba. Sono persone che trascorsero anni gridando al mondo che Cuba era perfetta, che la ‘loro’ Cuba socialista era il paradiso costruito in terra. E credevano in ciò che affermavano. Era una convinzione irrefutabile.

 

Pero accadde qualcosa. Giunse il fatidico giorno del loro primo viaggio a Cuba e il brutale scontro la dura e imperfetta realtà cubana. Delusi per non aver incontrato la terra promessa, il paradiso in cui credevano incondizionatamente, queste persone furono incapaci di contestualizzare la realtà dell’Isola. Tutte le loro conoscenze sul bloqueo, le letture sul terrorismo proveniente dal potente vicino, i tentativi di distruzione, decenni di gloriosa resistenza, furono annullati da un semplice sguardo. L’imperfezione della Rivoluzione cubana li fece precipitare in un abisso interminabile, distruggendo la loro concezione infantile, romantica e utopistica del socialismo.

 

Avevano viaggiato a Cuba alla ricerca di un sogno ed ora questo sogno era stato frantumato. O meglio, ‘era evidente che’ era stato distrutto da qualcuno. E questo qualcuno doveva pagare per questa ‘imperfetta rivoluzione’, doveva restituirgli la ‘illusione di una società perfetta’. Di colpo iniziò l’assurda opera. Bisognava punire il colpevole del loro sogno incompiuto e, al tempo stesso, trovarne uno nuovo.

 

Di qui alla controrivoluzione il passo fu breve. Cuba divenne ciò che di peggio poteva esserci al mondo, l’opera più tragica e malvagia. Stabilirono che in tutta la regione caraibica solo Cuba era povera e che quel che iniziarono a chiamare ‘castrismo’ era l’unico responsabile di quel che videro nella maggioredelle Antille. Sposarono il discorso politico più intransigente e assimilarono i più vili luoghi comuni fabbricati a Miami, segno del loro disprezzo ed estrema vendetta contro l’uomo nero cubano che aveva rubato i loro preziosi e romantici sogni.


La vendetta, giorno dopo giorno, ovviamente non mitigò la loro profonda insoddisfazione, ma fu comunque reiterata sino a diventare un vero e proprio lavoro. Furono aperti giornali e blog. Si scrissero libri. Si fecero traduzioni di lunghi manifesti di propaganda contro il governo cubano. Si inventarono nuovi ‘eroi della Patria’ e si difesero ciecamente i vecchi terroristi. Tutti dovevano conoscere i mali della Rivoluzione cubana, la tragedia del popolo cubano e la perfidia di quel cattivo governo che insensibilmente aveva devastato le loro fantasie di bambini cresciuti.